D.H. Landolfi - The Jump

The Jump, di D. H. Landolfi

È uscito il secondo libro in versione digitale dell’autrice casertana D. H. Landolfi, “The Jump”, in prima uscita in lingua inglese. Diviso in 3 sezioni, come anticipato dal sottotitolo, mistero, passione e scrittura, il libro rappresenta un vero e proprio esempio di scrittura creativa.

D.H. Landolfi - The Jump

A cavallo tra le pagine dei racconti, ci si imbatte in affascinanti mondi paralleli, in viaggi nel tempo, in angeli e diavoli e in brucianti passioni consumate tra realtà e immaginazione.
Coinvolgente e fluido fino all’ultima riga e finiamo per chiederci che “la vita non sia mai ciò che sembra essere”.

Benvenuta D. H. Landolfi su La Gazzetta dello Spettacolo. Prima di tutto, uscirà una versione italiana?

Certamente. È prossima. La scelta di pubblicare dapprima in inglese è stata quasi una sfida per sondare il mercato estero. In Italia ahimè, si legge ancora poco e spesso male.

Quindi, ci sarà anche una versione in inglese di “Un probabile delitto”, il thriller?

Mi auguro di poterlo dare alle stampe per marzo, data in cui prevedo anche la pubblicazione cartacea di entrambe le opere.

Perché scegliere prima l’ebook?

Per le condizioni pandemiche in primis, che hanno fatto innalzare l’interesse verso il digitale ed impedito a lungo l’accesso a librerie o luoghi letterari. Poi, perché credo in onestà che l’ebook sia ormai in qualche modo la letteratura del futuro. Ma adoro l’odore ed il fruscio delle pagine. Quindi, di certo, non potrò farne a meno.

Cosa rappresenta per lei la scrittura?

In una delle mie citazioni parlo della scrittura come una sorta di terapia per conoscersi. Di base è primariamente una finzione, un atto di trasposizione oltre sé stessi e di interpretazione della realtà. È un mondo nuovo che vive da sé. Bisogna saper cogliere quello che i personaggi sussurrano o gridano da soli e metterlo su carta.

Il Commissario Corradi di “Un probabile delitto” è diventato in qualche modo già un’icona. Ci sarà un sequel?

Sì. Credo che Corradi e Monica possano rappresentare una singolare coppia in vita ed investigativa. Ho già in mente una nuova avventura che mi auguro di poter scrivere a breve.

La scelta del nome d’arte D.H. Landolfi ha una precisa ragione?

Sicuramente. Ci sono stata a riflettere su per un bel po’. Avrei volentieri lasciato il mio nome “Debora” per esteso ma, poiché ogni volta che mi presento mi viene chiesto se si scrive con l’h finale, ho pensato ad una soluzione che accontentasse tutti. Credo che un alone di mistero non guasti mai e l’assonanza con lo scrittore inglese Lawrence che è uscita fuori da tutto ciò, ovviamente mi onora.

C’è molto dello stile dello scrittore inglese nell’erotismo di alcuni passi dei suoi romanzi, ma il suo modo di scrivere ricorda tanto anche un certo stream of consciousness…

Non posso negare l’influenza della cultura anglosassone ovviamente nel mio stile ed anche della mia passione per il cinema.

Uno stile che definirei “visivo” infatti. Si riesce ad immaginare vividamente attraverso le parole le situazioni descritte. In Un probabile delitto, c’è molto Hitchcock anche, almeno nella storia di impatto.

Sì, Una finestra sul cortile viene scimmiottata nei primi capitoli o quasi per poi prendere una strada tutta sua, con una storia originale ed un crimine reale completamente differente.

Nella bellissima personale introduzione a “The Jump” dice di aver scritto il primo racconto a 12 anni.

Si, un lavoro a 4 mani nato per gioco. Ma da lì è cominciato tutto. La passione estenuante per la scrittura, l’esperienza nel giornalismo scrivendo su testate locali e sulla pagina Cultura e spettacoli dell’allora “Giornale di Napoli”, che ricordo con nostalgia, ii blogs, fino al romanzo che ho ripreso a più tempi per finirlo poi velocemente in pochi mesi.

Forse c’è un tempo per tutto.

Certamente. C’è un tempo almeno per provarci senza rimorsi e credere nei propri sogni fino in fondo.

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Redazione Giornalistica

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