L'ombra del passato

Stefano Sciacca e Steve della Casa per “L’ombra del Passato”

Lo scrittore Stefano Sciacca, dopo gli studi giuridici, ha deciso di dedicarsi alla letteratura e coltiva una innata passione per il cinema, passione di cui è pervaso anche il suo ultimo romanzo L’ombra del passato (Ed. Mimesis), con la prefazione curata dal noto critico cinematografico e direttore artistico italiano Steve Della Casa.

L'ombra del passato

Parto proprio dal suo “padrino d’eccezione” a condurre una sorta di intervista doppia.

Steve, ha riconosciuto al romanzo di Sciacca il merito di essere un vero noir, con colpi di scena, azione, sorprese, segreti nascosti. Gli ingredienti giusti, insomma, ci sono tutti e non è stato per lei difficile aver pensato a parallelismi con le ambientazioni de Il bandito di Alberto Lattuada oppure de Il bivio di Fernando Cerchio, senza però per questo essere distolto dalla lettura delle pagine dello scrittore. Possiamo dire che Sciacca con il suo noir è riuscito a essere originale anche nel 2020?

Decisamente sì, ed era un’impresa tutt’altro che scontata. In questi tempi si parla tanto di postmoderno, un concetto serio che è stato volgarizzato con un pensiero tipo “tutto è già stato scritto, tutto è già stato detto, si può solo citare e rivisitare ciò che è già stato fatto”. Questo noir è un piccolo ma interessante contributo a far capire che non è così.

Steve della Casa
Steve della Casa

Stefano, avverti la presenza di una tua evoluzione personale e stilistica rispetto al saggio “Prima e dopo il noir” che avevi pubblicato precedentemente?

Avverto distintamente, nel romanzo come anche dentro di me, l’eredità dello studio condotto durante la stesura di “Prima e dopo il noir” e l’incontro con la poetica del dissenso e della disillusione che, dalla rivoluzione del Realismo figurativo e letterario avvenuta nel corso del XIX secolo, è sopravvissuta fino a L’ombra del passato, attraverso il cinema realistico (quello francese, quello italiano e, sì, quello hollywoodiano). Tale incontro è stato una vera e propria rivelazione: ho compreso allora quanto anch’io fossi sensibile alla polemica sociale antiborghese espressa dagli artisti e dagli intellettuali che quella poetica hanno elaborato e incondizionatamente abbracciato, persino a costo di risultare inattuali e venire di conseguenza marginalizzati.  

Steve, vorrei anche una sua riflessione sullo stile a tratti ironico per una vicenda torbida, buia, amara, dal quale emergono l’atteggiamento dissacrante del cinema noir (e dell’autore) e la contaminazione del cinema investigativo con la cosiddetta screwball commedy.

Il più grande romanzo italiano è certamente I promessi sposi. In quel romanzo Manzoni riesce sapientemente a mescolare temi importanti (la fede, il potere, i rapporti tra gli uomini) con puntate ironiche e decisamente umoristiche. Questa compresenza di stili è qualcosa di intrinseco alla cultura di noi italiani – non a caso si dice che la commedia sia il cinema italiano per eccellenza. Quindi contaminare stili ha una lunga e gloriosa tradizione.

Stefano, L’ombra del passato possiede non soltanto una propria colonna sonora, ma anche una sua spiccata musicalità. Innanzi tutto, in omaggio alla tradizione che lega tra loro letteratura hard-boiled, cinema noir e musica jazz, hai inserito numerosi richiami a questo genere musicale, da Louis Armstrong a George Gershwin (la cui Rapsodia in blu apre il breve video di presentazione del romanzo su YouTube), sino al nostro Buscaglione (del quale, tra le righe del racconto, hai nascosto una citazione), ma in realtà c’è anche di più, vero?

Per me è impossibile immaginare una vita senza suoni, ritmo e musica. Ma ritengo di non essere il solo e, se Steve ha richiamato uno dei grandi padri del nostro patrimonio letterario, io farò altrettanto ricordando che già Dante attribuì una sonorità specifica a ciascuna cantica della Commedia, individuando in rumori, canti e armonia tratti peculiari dell’esperienza di Inferno, Purgatorio e Paradiso. Se ciò valeva per la vita oltremondana, figuriamoci per la prospettiva assai terrena del nostro Artusio, il narratore de L’ombra del passato!

Stefano Sciacca

Oltre alla musica vera e propria, in un racconto investigativo come questo non potevano poi mancare certi suoni (passi, spari, palpiti) e neppure momenti di silenzio assoluto. Talmente assoluto da essere persino più assordante del peggior baccano.

Infine un romanzo è esso stesso materia viva e vive secondo un proprio ritmo, un suo peculiare andamento. La sintassi allora ne segna il tempo, registra il battito del suo cuore e quello de L’ombra del passato dovrebbe – almeno nelle mie intenzioni – correre all’impazzata proprio come un improvvisato, frenetico, folle swing.     

Steve, è d’accordo con me nel sostenere che questo romanzo offre alcuni spunti di riflessione sociale, esistenziale, psicologica tipici della letteratura e, in particolare, del romanzo di formazione o di quello sociale?

È proprio questo che mi affascina e penso sia il pregio maggiore del romanzo.

Stefano, che ruolo conferisci alle ombre, aldilà del titolo?

Le ombre sono il riflesso di oggetti e persone. Generalmente proiettano le forme in maniera semplificata ma, talora, le esasperano. È appunto per via della deformazione alla quale si prestano che ritengo possano esprimere – di oggetti e persone – anche l’interiorità e rivelare così quanto si cela dietro ciò che appare evidente. Talvolta nascondono una minaccia, talaltra invece la Verità. E allora occorre seguire l’istinto, affidarsi a quell’indizio che inizialmente possiede solo la consistenza sfuggente di un’ombra e lottare, lottare con ogni forza e contro qualunque pericolo, pur di portare la Verità finalmente alla luce.  

Infine, Steve, come vedrebbe le vicende del protagonista Michele Artusio trasportate sul piccolo o grande schermo alla luce del fatto che i racconti investigativi vanno molto, ma l’ambientazione d’epoca è assai meno gettonata?

L’ambientazione d’epoca è poco amata soprattutto dai produttori perché presuppone un lavoro di scenografia e di ricostruzione che, se fatto bene, può essere impegnativo sul piano economico. Qui però buona parte della storia si svolge in spazi chiusi, che sono quindi compatibili con costi non troppo elevati. Sarebbe davvero bello se questo potesse accadere.

Su Francesca Ghezzani

Giornalista, addetto stampa, autrice e conduttrice di programmi televisivi e radiofonici. In passato ha collaborato con istituti in qualità di docente di comunicazione ed eventi.

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