Lettera alla sposa, di Licia Allara

Lettera alla sposa, di Licia Allara

Basta poco per dare una svolta alla propria vita, ma bisogna avere ben chiara la strada che si è compiuta fino a quel momento: e Licia Allara racconta quella che si intende percorrere nel futuro.

Il romanzo che esaminiamo per la nostra rubrica “Libri e Scrittori” di Licia Allara, Lettera alla sposa (Europa Edizioni), ci racconta una storia apparentemente semplice, che riguarda l’organizzazione di un matrimonio, tra attesa, emozioni e creazione dell’evento, ma che si rivela come il momento in cui la protagonista prende consapevolezza della propria esistenza passata e futura. «Consideriamo una vita qualsiasi – la vostra, la mia, una vita qualunque: ci scorre accanto, addosso, a seconda dei momenti tranquilla o frenetica, conta i suoi piccoli e grandi accadimenti, sperimenta gioie e dolori, vive della sua bana¬lità quotidiana e delle sue rare occasioni eccezionali.

E noi la viviamo, questo è indubbio, ma con gesti per lo più meccanici, inconsapevoli, con decisioni per lo più inconsce, come dettate da qualcosa o qualcuno che non siamo noi. Poi, a volte capita, un giorno ci si ferma. All’improvviso. Basta un piccolo sovvertimento della nostra momentanea normalità per sentirci immediatamente estranei alla nostra vita, spettatori esterni di noi stessi».

Questo sovvertimento lo provano un po’ tutti i protagonisti del romanzo, ma non tutti lo colgono e riescono a trarne vantaggio. «A qualcuno, più fortunato, la vita invia segnali più chia¬ri, che lasciano vuoti più grandi, più profondi, un senso di estraneità da cui è più faticoso riprendersi, per cui è necessa¬rio più tempo. Il tempo di percepire qualche dubbio, di porsi qualche domanda». C’è chi continua nella vita di tutti i giorni, certo che sia quella giusta. Poi c’è chi invece comprende che c’è qualcosa che non va e, seppur nelle difficoltà del momento, compie una sorta di atto di ribellione, che sancirà la propria libertà. «Era una scelta obbligata, che allora credevo profondamente mia.

Non era il destino, o chissà cos’altro (senso di responsabili¬tà? Rettitudine di spirito? Fermezza morale? Buon senso?) a tenermi sulla strada della mia vita, che sembrava fissata da e per l’eternità. Era soltanto il non aver capito che la musica – la mia quotidiana ora di beatitudine – poteva esserci ogni ora, anzi ogni minuto e secondo della mia vita. La mia stes¬sa vita poteva essere Musica, che per me significa Spirito e Libertà». Queste parole scuotono la protagonista della storia a tal punto da prendere una scelta, che varrà per tutta la vita.

Chi non ha mai pensato, almeno una volta nella vita, alle scelte fatte o al percorso intrapreso rispetto alle altre possibilità? Con questo romanzo, godibilissimo, in cui una ironia sottile accompagna la descrizione dei personaggi, impariamo che spesso è necessario prendere la strada sterrata e non la via maestra, poiché essa può rappresentare la soluzione più congeniale ai nostri desideri, rispetto a ciò che la società ci impone.

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