Recensito dalle maggiori testate giornalistiche, Juno&Juliet di Julian Gough arriva il 20 giugno in libreria con Sagoma Editore.
Classe 1966, ex cantante, poeta, drammaturgo, narratore, ha rubato un maiale per un ottimo motivo… Così potremmo descrivere Julian Gough, autore pluripremiato, nato a Londra, cresciuto in Irlanda e che ora vive in Germania.
Ha conquistato il BBC National Short Story Award, ovvero il premio più autorevole al mondo dedicato ai racconti. Ancora finalista nel 2012, lo è stato per ben due volte anche all’Everyman Bollinger Wodehouse Prize per la fiction umoristica, e si è aggiudicato anche un Pushcart Prize.
Talento poliedrico, inizia il suo rapporto con l’arte come voce della band underground Toasted Heretic, con la quale incide quattro album, raggiungendo un buon successo in patria con la hit “Galway and Los Angeles”, una canzone sul non baciare Sinead O’Connor. Nel 2001 pubblica il suo primo romanzo, Juno & Juliet, cui seguono Jude in Ireland, che lo pone all’attenzione della critica mondiale, e il felice seguito Jude in London, due opere radiofoniche e una raccolta di poesie, Free Sex Chocolate. Nel 2011 scrive il capitolo finale del popolare videogioco Minecraft. Diventa famigerato rubando il maiale dello scrittore Will Self.
In sintesi, Julian Gough è uno scrittore controverso, raffinato e incredibilmente ilare, capace di rivoluzionare la letteratura umoristica europea con la sua voglia di raccontare storie divertenti su cose serie.
Ora sbarca in Italia con “June&Juliet” e lo fa con Sagoma Editore, un romanzo di formazione fresco e romantico, con una strizzata d’occhio a Shakespeare, Jane Austen e Beckett e un bel po’ di ribaltamento femminista: Juno e Juliet sono due bellissime gemelle, a cui gli uomini non possono resistere, impegnate per gran parte del loro primo anno universitario a Galway a sventare trappole amorose, con conseguenze esilaranti. Il tutto narrato con la straordinaria profondità d’osservazione e con lo stile in puro argento vivo dell’autore.
“June&Juliet” stupisce per il sapiente modo in cui l’autore ha saputo entrare nella psicologia femminile, restituendo un personaggio complesso nelle sue insicurezze, adorabile per la sua ironia.
Recensito positivamente dalle maggiori testate giornalistiche quali il Chicago Tribune, Vogue, The New York Times, per l’uscita italiana, fissata il 20 giugno, Sagoma Editore ha scelto di affidare la realizzazione della copertina a un altro nome di indubbio spessore, l’illustratrice originaria di Istanbul Hulya Ozdemir, nota per i suoi coloratissimi volti femminili ad acquerello, a metà strada dagli stili di Frida Kahlo e Gustav Klimt. Una originale vivacità che ben si sposa con lo stile di scrittura di Gough e il frizzante carattere delle protagoniste del suo romanzo.
Julian Gough, se tu dovessi descriverti, quali aggettivi useresti?
Brillante, spiritoso, sessualmente attraente e, soprattutto, modesto.
Come hai conosciuto l’editore Carlo Amatetti di Sagoma Editore con cui sbarchi in Italia con la tua opera “Juno & Juliet”?
Carlo è l’editore perfetto per il mio lavoro. Ha un grande senso dell’umorismo, è molto originale, pubblica libri interessanti ed è una compagnia meravigliosa. Sono volato in Italia più volte per partecipare a festival e fiere del libro con lui. Abbiamo guidato le autostrade italiane insieme, bevendo un disgustoso caffè all’alba per non addormentarci al volante. Ero solito cantare e andare in tour in un gruppo indie da giovane, quindi mi risulta tutto molto familiare. Ho inseguito persone in lungo e largo a Pisa, Torino e Milano vendendo loro i miei libri a mano, nel modo in cui vendevo gli album della mia band. Questo è il complimento più alto che posso fare a Sagoma Editore: essere pubblicato da Carlo è come essere di nuovo in una band indie!
Il libro “Juno & Juliet” ha segnato il tuo esordio: da allora che evoluzione ha avuto la tua carriera letteraria?
Beh, scrivo perché amo scrivere, trovo affascinante l’intero processo: cioè, lo trovo difficile in un modo che non diventa mai noioso. Quindi non penso davvero che sia un lavoro. Scrivo quello che voglio scrivere, e poi il mercato fa quello che vuole fare. Ad esempio, dal momento della pubblicazione di Juno & Juliet, ho scritto un libro di poesie che ha venduto poche centinaia di copie e ho anche scritto il finale del gioco per computer Minecraft, che invece ne ha vendute 170 milioni. Ma ho messo la stessa cura e attenzione in entrambi. Scrivo romanzi per adulti, ma scrivo anche libri per bambini, su un coniglio e un orso, per lettori di 5 anni (sono iniziati come una favola per mia figlia) e anche in questo caso ho dedicato la stessa cura. Fondamentalmente, seguo le mie ossessioni e le trasformo in storie. È una bella vita.
Ti senti di essere più simile a Juno o a Juliet?
Oh, io sono il narratore. Sono Juliet. Ecco perché il suo nome è così vicino al mio! Nel libro ho immaginato la mia vita se fossi nato di sesso femminile. È stato un esercizio molto interessante. Ero anche interessato ai problemi relativi alla bellezza perché conoscevo una donna molto bella e vedevo che questa dote non le rendeva la vita più facile, anzi, in qualche modo le causava problemi per i quali non riusciva a ricevere alcuna comprensione dal mondo. Un personaggio, tuttavia, non può parlare del problema della propria bellezza, sarebbe noioso, quindi ho dato a Juliet una sorella gemella; Juliet può vedere che Juno è bella, ma lei stessa non si sente così.
Come fai a descrivere così bene la psicologia delle donne? E come fai a usare un linguaggio tipicamente femminile?
C’è un grande segreto, che sono felice di trasmettere a certi romanzieri italiani maschi: anche le donne sono persone! Per essere onesti, questa informazione mi è giunta con grande sorpresa quando ero un giovane cresciuto in Irlanda: e così l’ho esplorata scrivendo Juno & Juliet. Ma sì, siamo tutti umani, uomini e donne, giovani e vecchi, romani e galiziani. Le differenze ci sono, ma sono minori. E il lavoro dello scrittore è empatia, empatia radicale. Quindi abitare altre persone, di altre età, altri sessi, altre culture, è il mio lavoro. È quello che faccio tutto il tempo. Spero di essere diventato bravo in questo.
Quanto aiuta l’ironia nella vita? Potresti vivere senza?
Mi preoccupa che ci sia troppa ironia nella vita di questi tempi. Più invecchio, più penso che abbiamo bisogno di parlare con meno ironia e più sincerità e onestà emotiva.
Hai riscosso recensioni favolose da testate del calibro di Vogue, New York Times, Chicago Tribune, che effetto fa?
Sono un’anima molto semplice: amo le mie recensioni positive e odio quelle negative. Sono stato assai fortunato a riceverne da grandi nomi. Ma, per parlare seriamente, ogni libro ha un pubblico là fuori che lo adorerà. Per alcuni libri è un pubblico ristretto, per altri è grande. Nessun libro è per tutti; non importa quanto sia brillante, molte persone rimarranno indifferenti e alcune lo odieranno. Quindi, tramite le recensioni, speri di essere fortunato e che il recensionista sarà uno dei tuoi spettatori ideali che porrà l’opera all’attenzione di tutti gli altri membri del tuo pubblico ideale e avviserà le persone che lo odieranno! Tengo le dita incrociate nella speranza di trovare alcuni lettori ideali per Juno & Juliet in Italia. Era il mio primo romanzo e, per certi versi, è il mio più autobiografico, il mio più nudo, quindi mi piace molto. Mi auguro che trovi una buona casa in un paese più caldo e più secco di quello in cui è stato scritto.
Progetti per il futuro?
Beh, ho un figlio di sei settimane (è legato al petto, addormentato mentre scrivo questo), quindi non sto pensando troppo avanti. Il mio piano principale è finire questa intervista prima che si svegli… e ora si sta agitando! Arrivederci e grazie!
Articolo redatto da Francesca Ghezzani