A tu per tu con Corrado Fortuna
Giacomo, 20 anni, un sogno d’amore infranto e la riscoperta di se stesso attraverso l’altro. Sono queste le basi del nuovo romanzo di Corrado Fortuna, attore e regista famoso per il ruolo di Tanino nel film di Virzì “My name is Tanino” e che gli è valso anche il premio Guglielmo Biraghi.
Ma non solo cinema e teatro per lui: Corrado si presenta al pubblico come un affamato di lettura e un bisognoso di vivere di scrittura, quella scrittura che gli permette di comunicare con gli altri, di esprimere se stesso, le sue paure, i suoi vissuti e tutti i suoi sogni. Per chi non lo sapesse, Corrado, che ha studiato storia all’Università di Firenze, nei suoi romanzi applica la stessa metodicità di un chirurgo: attento ai minimi particolari storici, non sbaglia un colpo e opera con perfezione quasi maniacale.
La storia è un insieme attento di tasselli ad incastro dove ogni tratto è ripreso e portato al pubblico su un piatto d’argento. Due sono i piani narrativi contrapposti: si narra la storia di Gianluca e Marta nella Firenze di fine anni ’90; allo stesso modo, si racconta la storia d’amore di Tino e Adele durate il periodo della Resistenza. Tino è un partigiano che ha scritto alla sua amata una serie di lettere; le stesse sono entrate poi, cinquantanni dopo, nelle mani del giovanissimo Giacomo. Tante le citazioni cinematografiche e letterarie utilizzate all’interno del romanzo, da perfetto uomo che si divide tra cinema e letteratura; tra le fonti principali sicuramente si annovera il documentario Rai “Firenze Agosto 1944” di Amerigo Gomez e Victor De Santis. Da non sottovalutare soprattutto la forte presenza femminile all’interno del romanzo: operazione difficile per Corrado, che, come ha raccontato al pubblico, gli ha permesso di far uscire quella donna che è in lui e che nasce dall’elaborazione delle figure femminili importanti della sua vita: sua nonna, sua madre, sua moglie.
Si può dire che Corrado sia l’emblema di una personalità artistica completa: un uomo che non vive solo tra le righe di un libro o tra le riprese di un ciak; è un uomo presente, attento a tutto ciò che accade nel mondo. Attento alla politica, attento all’attualità; un cittadino attivo, come direbbero in molti.
Ma quanto è difficile realizzare una storia che non sia simile ad altre già sentite?
“Non è difficile”, ci racconta Corrado. “Ovviamente bisogna vedere che tipo di libro uno sta scrivendo, ormai chiunque scrive un libro. Se scrivi per far soldi, che è legittimo e valido, puoi anche ricalcare l’onda del successo. Io non riesco a dire e fare cose che mi convengono”
Quanto amore capovolto c’è o c’è stato nella tua vita? “L’amore capovolto Giacomo lo spiega quando si rende conto che la storia d’amore di altre 2 persone la vede come propria immagine riflessa. Camminando su un pavimento di vetro, invece di vedere se stesso, egli vede la storia di Adele. Come se fosse lì e inafferrabile. L’amore capovolto è questo: l’amore di un altro che ha effetto nell’amore tuo. La mia vita è piena d’amore, come dovrebbe essere la vita di tutti. Io mi faccio ammazzare per l’amore romantico, per l’amore in generale. Penso che la cosa da riuscire a fare il più possibile sia trovare un punto in comune con delle persone e non solo punti in disaccordo. E queste cose qui sono le cose essenziale per un essere umano: amore, felicità, riconcepirsi fratelli a dispetto della propria cultura, provenienza geografica, religione”.
Quante somiglianze e dissomiglianze ci sono tra Giacomo e Corrado?
“Giacomo è più furbo di me”, continua Corrado. “A 18 anni non ero così. Anche io ho fatto l’università a Firenze, ho lavorato al Mc Donald’s, ho frequentato e frequento centri sociali. Aspetti di somiglianza ce ne sono un sacco. Giacomo comunque riesce a formarsi più velocemente rispetto a quanto ho fatto io. A fronte di una delusione lui riesce a trovare nel corso di un anno la serenità per rinascere e riformarsi. Giacomo sa rispondere alla domanda: “Chi è Giacomo Brancati?” Io ad esempio ci ho messo più tempo”.
Può un romanzo diventare spunto per il cinema? Ad oggigiorno si nota che la grande maggioranza dei libri pubblicati diventano spunto per pellicole cinematografiche. Qual è il pensiero di Corrado a proposito? “Solitamente io scrivo un romanzo pensando che il mio lavoro sia quello. Se questa cosa poi deve succedere, ovviamente non mi opporrò. Non penso al cinema mentre scrivo, credo che questo sia un problema della narrativa italiana attuale. Soprattutto, la scrittura cinematografica ti censura tantissimo: ti rendi conto che ci sono scene che hai scritto che non puoi girare in quanto costano tanto. Il quesito posto non me lo spiego: l’Italia non è un Paese in cui si legge, quindi non si può dire che è stato prodotto il film in quanto il libro è andato bene. Quello probabilmente ha a che fare col genio del regista che si innamora di una storia che non è necessariamente diventata un libro di successo e che successivamente si trasforma in film. Un esempio? Lo vedo con “Una questione privata” ad opera dei fratelli Taviani”.