A tu per tu con Salvatore Basile
Salvatore Basile ha contribuito alla sceneggiatura della fiction I fantasmi di Portopalo con Beppe Fiorello, presto sulla rete ammiraglia della Rai.
Salvatore Basile è uno dei personaggi più noti dello scenario televisivo italiano. Attore, sceneggiatore, regista, produttore cinematografico, ideatore di tante fiction di successo, Salvatore Basile non lascia nulla al caso. Preparato e dalla gentilezza disarmante ha accettato volentieri questa piacevole chiacchierata. Notevoli apprezzamenti stanno arrivando in questi mesi per la sua ultima creazione: “Lo strano viaggio di un oggetto smarrito”, un libro raffinato e sorprendente. Dopo il successo ottenuto in Italia ha varcato i confini nazionali, con la traduzione in francese, tedesco e greco. Nei prossimi giorni vedremo il suo ultimo lavoro televisivo sulla rete ammiraglia della Rai, “I fantasmi di Portopalo” con Beppe Fiorello. Salvatore ha contribuito fortemente alla sceneggiatura di questa storia realmente accaduta. Conosciamolo meglio con questa intervista concessa a La Gazzetta dello Spettacolo.
Lo strano viaggio di un oggetto smarrito, un successo straordinario oltre i confini nazionali, quali emozioni si provano nel vedere una propria “creatura” nelle librerie di tanti Paesi?
La prima emozione è… l’incredulità e devo dire di non averla ancora superata. Quando ho iniziato a scrivere il romanzo non pensavo neanche di riuscire a farmi pubblicare. Quando ho varcato la soglia della Garzanti mi sentivo come un bambino a Disneyland, quando mi sono ritrovato la prima copia del libro tra le mani non riuscivo ancora a rendermi conto che fosse davvero… il mio. Quindi è facile immaginare cosa si provi ad essere tradotto e letto in tanti Paesi importanti: orgoglio, ma anche stordimento e… paura. La paura che sia solo un sogno dal quale potrei svegliarmi all’improvviso. Oltre a ciò rimane una grande curiosità: come avranno reso la storia, traducendola in tedesco, francese, greco ecc. ecc.? Conosco solo l’inglese, quindi… rimarrà un mistero.
Qual è il trucco per sviluppare una storia avvincente?
Non ci sono trucchi, altrimenti tutte le storie sarebbero uguali. Non c’è neanche una formula magica. Ma solo… lavoro, tantissimo lavoro, la fortuna di afferrare un’idea semplice e chiara da sviluppare e il non accontentarsi mai di ciò che si scrive, ma cercare sempre di migliorare, pagina dopo pagina. E poi, ma questa è una fissazione personale, scrivere ciò che ti piacerebbe leggere, come se fossi il primo lettore o spettatore di ciò che stai facendo.
Sceneggiatore, scrittore, ideatore di tante fiction di successo, e tanto altro ancora, cosa preferisci? e perché?
Non ho una preferenza. Scrivere sceneggiature o romanzi è comunque un piacere e un privilegio, un sogno che si realizza. E ogni volta è come la prima volta: stessi timori, stesse insicurezze, stessa gioia di “fare”, di iniziare un lavoro che ami, stesso sudore, stesse notti insonni, stessi momenti di crisi profonda e di esaltazione. La vera differenza è che sceneggiare è una lavoro di equipe, mentre invece un romanzo lo scrivi da solo. Sei più libero, ma spesso il confronto con gli altri ti manca e hai più paura di sbagliare strada.
Lo strano viaggio di un oggetto smarrito ha conquistato un posto importante nell’editoria , dove vuoi arrivare?
L’unica certezza è che sto arrivando alla vecchiaia!!! Scherzi a parte, scrivere è il mio lavoro e la mia vita. Finché la testa funzionerà continuerò a farlo: le storie da raccontare sono infinite. E, a volte, sono loro a cercarti, altre volte devi andare a stanarle osservando… la vita e le persone, i fatti di cronaca, i ricordi, le suggestioni. Ma senza porsi traguardi né limiti. L’importante è fare le cose con serietà e passione. E anche un pizzico di follia.
Cosa sognavi da bambino? Quali erano le tue passioni?
Da bambino sognavo di fare il chirurgo e salvare almeno 10 persone al giorno, infatti, dopo il liceo mi sono iscritto alla facoltà di Medicina per qualche anno, con risultati disastrosi. Sognavo anche di fare il calciatore e… il postino, perché mi piaceva da morire la bicicletta nera con i borsoni laterali pieni di lettere. Avevo una passione smodata per la musica, ed è rimasta intatta. E poi, per la cucina. Ho iniziato a cucinare a 7 anni, sotto lo sguardo vigile delle mie nonne. Oggi cucino per rilassarmi. E mi piace moltissimo preparare piatti di ogni tipo per la mia famiglia e per gli amici.
Hai contribuito alla sceneggiatura della miniserie “I fantasmi di Portopalo”, che presto andrà in onda sulla rete ammiraglia della Rai, cosa puoi svelare? Quanti mesi di riprese? Cosa dobbiamo aspettarci?
La fiction è in due puntate, è stata girata in 42 giorni lavorativi, tra Portopalo, Roma e Malta. Racconta fatti realmente accaduti (anche se in parte romanzati quando era necessario) e parte da un episodio drammatico della storia del nostro Paese: una nave affondata al largo di Portopalo, carica di extracomunitari, durante i giorni di Natale del 1996. Erano più di 300 e morirono quasi tutti. Nessuno se ne accorse e la tragedia rischiava di passare sotto silenzio ma, nei giorni successivi, alcuni pescatori siciliani trovarono i loro corpi in mare e poi… poi non voglio rivelare altro, per lasciare la sorpresa ai telespettatori. C’è da aspettarsi, come sempre, una grande interpretazione di Beppe Fiorello, insieme a Giuseppe Battiston, Stefania Montorsi, Roberta Caroni e tanti altri bravissimi attori. La regia è di Alessandro Angelini. Fossi in voi, non la perderei.