Luigi del Vecchio con il suo romanzo Ostuni. Un'insospettabile presenza
Luigi del Vecchio con il suo romanzo Ostuni. Un'insospettabile presenza

Ostuni. Un’insospettabile presenza, di Luigi Del Vecchio

Scoprire la bellezza dei luoghi attraverso un romanzo è uno dei punti di forza del primo romanzo di Luigi Del Vecchio, che prende il titolo di “Ostuni. Un’insospettabile presenza“.

A raccontarci del suo giallo, però, è proprio l’autore, generale della Guardia di Finanza ormai in pensione, che sta dedicando la sua vita alla scrittura con risultati interessanti, al punto di essere già all’opera con il suo secondo romanzo, sequel del primo.

IL ROMANZO E’ DISPONIBILE QUI

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo a Luigi Del Vecchio. Il romanzo è ambientato ad Ostuni, sua città di attuale residenza. Quanto c’è di reale e quanto di inventato nella storia?

Grazie a voi per l’invito. “Ostuni. Un’insospettabile presenza”, edito da Viola Editrice di Roma, è il classico thriller ricco di suspence ed omicidi. Il romanzo, ambientato nel Natale 2017, è assolutamente frutto di fantasia e di immaginazione. Fatti e colpi di scena inventati ma ambientati in una realtà vera quale Ostuni, la meravigliosa città bianca come è conosciuta nel mondo, e i bellissimi luoghi che la circondano e la caratterizzano: la campagna, la collina, il mare bandiera blu. E’ un luogo che conosco perfettamente, essendo stata la mia prima sede di servizio nel 1987 appena uscito dall’Accademia della Guardia di Finanza, ed in cui mi sono sempre trovato a mio agio come se vi avessi vissuto da sempre. Anche in una vita precedente. Non potevo ambientare il mio thriller in un luogo diverso che non fosse Ostuni.

Cosa l’ha spinta a scrivere un thriller ambientato nel mondo della Finanza?

Il mondo della finanza e gli intrecci affaristici criminali sono sfiorati soprattutto nei capitoli iniziali dove è delineata la figura di Cosimino Bottini, un anziano ma ancora potente usuraio, la prima vittima che cade nella ferocia di un misterioso serial killer. L’uomo, durante la sua lunga carriera criminale, era stato il riciclatore dei proventi illeciti della criminalità organizzata brindisina ed ostunese nonché manovratore di interessi economici che vedevano coinvolti anche i c.d. colletti bianchi della città bianca.

L’omicidio dell’usuraio dà il via a una serie di crimini efferati. Come si è ispirato per la trama e per i colpi di scena?

E’ vero, l’omicidio dell’usuraio dà il via ad una serie di ulteriori delitti, ben cinque. Il tutto nell’arco di soli cinque giorni a cavallo dei giorni di festa natalizi. L’ispirazione nasce dalla mia grande passione per la lettura di trhiller e per il noir, il genere letterario che credo sia quello più conforme alle mie caratteristiche di scrittore. Sono partito da una idea iniziale, poi la trama è venuta da sé. Non amo canovacci di partenza né, tantomeno, avere già un finale nel momento in cui inizio la stesura. Amo lasciar scorrere l’immaginazione e la fantasia e farmi guidare da esse dall’inizio alla fine. Nella vita, ho lo stesso atteggiamento.

Il Commissario Vito Berlingieri, protagonista del romanzo, è un personaggio complesso e sfaccettato. Come l’ha delineato e quali sono le sue caratteristiche principali?

Il Commissario Vito Berlingieri è un funzionario di polizia nato a Napoli ma affascinato da Ostuni sin dal momento in cui ha iniziato il suo lavoro nella città bianca. E’ un investigatore molto serio e preparato ma poco incline ai clichè istituzionali che il suo ruolo impone. Non ama dire ” Signorsì ” e quando lo fa evidentemente non può farne a meno. Ho voluto che fosse un poliziotto assolutamente comune, un uomo di strada, lontano da quelle figure di superman che vediamo al cinema e in televisione nei polizieschi. E’ un single incallito, con diverse amanti, poco incline all’amore ma molto, molto attratto dal variegato mondo femminile la cui componente costituisce una parte importante nel romanzo. Devo dire, però, anche nella sua vita.

Nel romanzo si intrecciano le vicende dei personaggi con descrizioni dettagliate della città di Ostuni e delle sue bellezze. Quanto è importante per Luigi Del Vecchio l’ambientazione nella storia?

Credo che l’ambientazione sia una delle componenti fondamentali nella stesura di un romanzo. Amo la realtà dei luoghi, le loro caratteristiche, le loro contraddizioni, le loro bellezze, i colori e i profumi. Mentre scrivevo le pagine di ” Ostuni. Un’insospettabile presenza ” avvertivo io stesso la sensazione di essere negli stessi luoghi ove la scena si svolgeva. Ostuni è una delle città più belle al mondo. Sono orgoglioso e felice di contribuire a diffondere con il mio romanzo, ma lo dico con molta modestia, la sua indiscutibile bellezza ed il suo fascino.

“Ostuni. Un’insospettabile presenza” è il primo di una serie di romanzi con protagonista il Commissario Berlingieri? Progetti per il futuro di Luigi Del Vecchio?

Dopo un lungo tour promozionale in diverse città italiane, non ultima la partecipazione al Salone Internazionale del Libro di Torino, è in fase di ultimazione il sequel di ” Ostuni. Un’insospettabile presenza ” che, spero, vedrà la luce questa estate. Nel frattempo, oltre ad ulteriori presentazioni ed interviste già in calendario, sono impegnato nella realizzazione di un audio libro, con la mia voce, del thriller. In questi giorni sono, infatti, in sala di registrazione negli studi di Bari del Centro Regionale Audio Libro Puglia. L’opera sarà destinata ai ciechi e agli ipovedenti della Regione Puglia, una platea di oltre tremila utenti attenta e curiosa, insaziabile di cultura. Ringrazio per questa meravigliosa ed emozionante opportunità la Sezione Provinciale di Brindisi dell’Unione Nazionale dei Ciechi e degli Ipovedenti il cui invito ho accettato con grande emozione. Donare la mia voce, per fini sociali, è un altro meraviglioso regalo che il libro mi ha dato l’opportunità di ricevere.

Oltre all’attività di scrittore, lei ha avuto una lunga carriera nella Guardia di Finanza. Quanto della sua esperienza lavorativa ha influenzato la stesura del romanzo?

Ho lavorato quaranta anni nel Corpo della Guardia di Finanza terminando la mia carriera con il grado d Generale di Brigata. La mia esperienza lavorativa ha senza dubbio influenzato la mia scrittura. Il protagonista del mio romanzo è un Commissario di Polizia, quindi operativamente un funzionario con compiti e mansioni diverse dall’Ufficiale di Guardia di Finanza. L’approccio alle indagini è, tuttavia, sostanzialmente analogo. Ho voluto utilizzare un linguaggio semplice con l’esecuzione di indagini che avessero una consecutività di fatti e eventi di facile lettura e non incline a tecnicismi noiosi e difficili da comprendere. Mi faceva piacere che il lettore seguisse le fasi investigative come se fosse lui stesso a condurle. Spero di esserci riuscito.

Il romanzo affronta temi delicati come l’usura e la criminalità organizzata. Qual è il messaggio di Luigi Del Vecchio ai suoi lettori su questi temi?

Non può che essere uno. La legalità, la moralità, la correttezza, il sano comportamento devono essere e devono continuare ad essere il baluardo imprescindibile della nostra vita. Non esiste un paese civile lì dove l’illegalità, l’usurpazione, la criminalità, l’omertà imperano ed hanno il sopravvento Ogni azione illecita e ogni sopruso deve essere denunciato, senza tentennamenti.

Come descriverebbe il suo stile narrativo? C’è qualche autore a cui si ispira in particolare?

Il mio stile narrativo è semplice e lineare, di facile ed immediata lettura. Amo moltissimo i racconti di Camilleri e del suo Commissario Montalbano. Ecco, questo immenso scrittore è stato senza ombra di dubbio una grandissima fonte di ispirazione per me. Ho amato moltissimo anche i libri di Giorgio Faletti che dobbiamo, a mio avviso, continuare a celebrare nonostante siano trascorsi già molti anni dalla sua morte. Lo considero un autentico maestro della letteratura “gialla”.

Quali sono i suoi consigli per chi aspira a diventare scrittore secondo Luigi Del Vecchio?

Un solo consiglio, semplice. Scrivere, scrivere, scrivere ogni cosa che passi per la mente ed in qualunque momento della giornata. E poi, attendere il momento giusto affinché il classico sogno nel cassetto diventi realtà. Non c’è una data prestabilita, bisogna solo aspettare. Quel momento verrà da sé. Nel frattempo, continuare a scrivere, scrivere, scrivere. Sempre. Scrivere è una terapia. Lo sarà sempre, anche se non si potranno raggiungere traguardi di notorietà.

Luigi Del Vecchio c’è un aneddoto o un episodio particolare legato alla stesura del romanzo che le piacerebbe condividere con i lettori?

Si, è un aneddoto che mi lega e riporta ancora ad Ostuni e risale a più di trenta anni fa, durante gli anni di servizio che ho vissuto in questa città meravigliosa, alla fine degli anni ottanta. Una ragazza ostunese che frequentavo all’epoca e con la quale vissi una turbolenta passione mi regalò, in occasione del mio compleanno, un libro ed una penna stilografica molto bella ed elegante. Conosceva la mia passione per la scrittura. Il biglietto di accompagnamento al regalo recava una serie di desideri che mi augurava di realizzare. Tra questi, quello di scrivere un giorno un romanzo e di diventare uno scrittore famoso. Non so se diventerò mai uno scrittore famoso ma, in questa fantastica avventura che mi sta regalando il mio thriller, penso spesso a quell’augurio. Mi accompagna mentre la penna scorre, ogni giorno, nelle pagine. La vita è bella anche per questo. Per questi regali che, nonostante gli anni trascorsi, vivono ancora oggi. Dimenticavo, conservo ancora quel biglietto.

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