Arturo Caissut con il suo libro Anima e Carbonio
Arturo Caissut con il suo libro Anima e Carbonio

Anima e Carbonio, di Arturo Caissut

Dieci racconti che prendono corpo nel futuro per Arturo Caissut, ipotizzando l’imponderabile domani e la sottintesa responsabilità di chi lo determina.

Prospettive senza approdo di quiete interiore, ma dal comune algoritmo di possibile redenzione: quello non ancora codificato dell’essere umano. Con queste poche righe potremmo cercare di descrivere, seppure in modo assai riduttivo, la raccolta di Arturo Caissut “Anima e Carbonio”, pubblicata dalla casa editrice L’Orto della Cultura per la Collana Adulti.

Il libro è disponibile di seguito:

Ne parliamo con l’autore per nostra rubrica “Libri e Scrittori”.

Arturo Caissut, benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo. Con quale lente osservi l’agire umano? Per meglio dire, lo critichi, provi pena o rabbia nei suoi confronti, al contrario lo ammiri o ti metti in una condizione di completa sospensione del giudizio?

Sarebbe molto facile detestare l’Umanità, basterebbe descriverci così: siamo una specie molto feroce di scimmie nude che hanno inventato le armi atomiche e hanno trovato il coraggio di usarle. Suona male, no? Eppure è la verità. Allo stesso tempo, anche questa è la verità: siamo una specie molto creativa di scimmie nude che hanno dipinto capolavori, inventato la musica e scoperto numerose leggi della matematica, ogni anno ci scambiamo regali senza volere niente in cambio e ci commuoviamo guardando vecchi film. Credo sia assolutamente legittimo giudicare i singoli per le loro azioni, ma nel complesso l’Umanità è troppo variegata e complessa per emettere un giudizio univoco. Siamo (per quanto ci è dato sapere) unici, e questo non è poco. Superiori ad altri? Non necessariamente. Però unici.

Tra classici e nuovi, quali sono gli archetipi della fantascienza che proponi nel libro?

Ho provato a visitare alcuni grandi classici del genere, a volte in aperto omaggio ai grandi del passato e a volte provando un po’ a decostruirne il lavoro: nella mia raccolta ci sono androidi che provano emozioni, invasioni aliene viste da lontano, viaggi tra dimensioni parallele. In ogni racconto c’è però qualcosa di personale, ho cercato di essere il meno banale possibile. In qualche caso ho usato un procedimento che mi piace molto e che deriva un po’ da una sorta di deformazione professionale da ingegnere: individuo un problema, magari esasperandolo, ipotizzo una soluzione tecnologica, immagino cosa possa andare storto nella sua applicazione o estremizzazione, racconto le conseguenze. Trovo che questo processo sia molto utile nel cercare di raccontare in poche pagine una storia soddisfacente all’interno di una piccola ambientazione coerente.

Fato e colpa: quanto incidono sulla sorte dell’Umanità?

Personalmente non credo nel fato, credo piuttosto nella statistica e nei rapporti causali: quando qualcosa accade c’è sempre una ragione. Certo, l’Universo è sufficientemente complicato da rendere impossibile in molti casi capire esattamente l’ordine degli eventi a livello macroscopico e microscopico che hanno portato a una certa situazione, però personalmente ho un approccio abbastanza razionale alla vita. Riguardo alla colpa, preferirei parlare di responsabilità: come specie possiamo fare molte cose orribili, però sono più numerose le cose belle a mio avviso, ed è nostro dovere continuare a farne. Andremo dove scegliamo collettivamente di andare, senza illuderci di avere il controllo assoluto di un Cosmo molto più grande di noi ma allo stesso tempo senza rassegnarci.

Hai dichiarato che non credi nella suddivisione netta in generi letterari, dunque non hai mai deciso consapevolmente di occuparti di fantascienza. Allora perché l’ambientazione in un futuro più o meno probabile e più o meno remoto?

In realtà la mia produzione di racconti brevi è piuttosto variegata, ho nel cassetto anche molte storie ambientate nel presente e nel passato e non è detto che prima o poi non finiscano anche loro in una raccolta. I racconti contenuti in “Anima e Carbonio” sono legati dall’ambientazione più o meno futuristica ma anche e soprattutto dal binomio che è racchiuso nel titolo: il rapporto tra ciò che siamo in quanto forme di vita (il carbonio è alla base della chimica organica) e quello che ci rende unici (l’anima intesa non necessariamente in senso religioso ma in generale come qualcosa di etereo, non ancora definibile, sfuggente). Al centro della raccolta ci sono alcuni interrogativi relativi a questo binomio: cosa ci rende umani? Rischiamo di perdere questo qualcosa? Ci avviciniamo al contrario alla possibilità di creare qualcosa che condivida quel qualcosa con noi? Guardare a possibili scenari futuri mi ha aiutato a riflettere su questi temi, provando a ipotizzare alcune risposte.

In chiusura, scienza, tecnologia, letteratura. Quale possibile impatto sul nostro futuro Arturo Caissut?

Credo che la scienza e le discipline umanistiche non possano né debbano viaggiare su binari separati: la scienza e la tecnologia senza etica sono quanto di più sbagliato possa esserci, un impiego distorto del nostro grande potenziale cognitivo. E l’etica una persona la impara sì a casa e a scuola e in chiesa o dovunque trovi conforto spirituale, ma anche leggendo, guardando, ascoltando storie: la narrativa serve sì a intrattenere ma anche a educare in modo non invasivo e quindi più efficace. L’impatto che la scienza e la tecnologia hanno avuto finora e avranno in futuro su di noi è incommensurabile, e soprattutto è sempre più rapido: ne deriva a mio avviso un urgente bisogno di etica, è necessario continuare a porci domande difficili, a lanciarci qualche sfida di tanto in tanto, e soprattutto continuare ad avere fiducia e a meritare fiducia. Poi si vedrà.

Su Francesca Ghezzani

Giornalista, addetto stampa, autrice e conduttrice di programmi televisivi e radiofonici. In passato ha collaborato con istituti in qualità di docente di comunicazione ed eventi.

Lascia un commento