Noi della Gazzetta dello Spettacolo lo scorso week-end abbiamo fatto una chiacchierata approfondita con la regista Eleonora Privitera e abbiamo scoperto numerose curiosità ed interessanti anticipazioni sui suoi progetti.
Eleonora attualmente vive e lavora a New York come regista di documentari indipendente freelance.
Oltre ai suoi progetti personali, lavora come camera operator, videomaker e direttore della fotografia con TV News e Film documentari. Insegna part-time Cinematografia e Montaggio alla New York Film Academy e inoltre, ha in corso una collaborazione con Synaptica, un collettivo internazionale di professionisti impegnati nel creare e sostenere soluzioni socio-ambientali innovative, dove si occupa della parte del documentary storytelling.
Benvenuta Eleonora Privitera. Come hai trascorso queste feste? Riposo, lavoro, studio?
Grazie e buon anno a tutti i lettori! Per le restrizioni relative al Covid e al visto, non sono riuscita a tornare in Italia per cui ho trascorso il mio primo Natale e capodanno a NY. Il CoronaVirus ha limitato grandi festeggiamenti anche qui, per cui ho trascorso le vacanze prevalentemente facendo lunghe passeggiate nei parchi (central park a Manhattan e Prospect Park a Brooklyn, visite ai musei, e letture serali).
Qual è il “motore” che muove e guida le tue azioni?
Il motore che guida le mie azioni è sempre stato la necessità di operare concretamente nella società, dedicandomi alla lotta contro la disuguaglianza, la corruzione e l’ingiustizia sociale. Pertanto, ho scelto di fare documentari proprio perché credo che esso sia uno strumento di narrazione, testimonianza e denuncia che possa dare voce alle comunità più svantaggiate, apportando un reale cambiamento.
A proposito della lotta contro la disuguaglianza, la corruzione e l’ingiustizia sociale, durante il Master in Inghilterra – come ci raccontavi durante la chiacchierata conoscitiva – hai assistito ad una ‘battaglia’ in relazione ad uno sciopero. Di che si trattava e come l’hai vissuta?
Ho conseguito il mio master alla London School of Economics and Political Science, un’università molto prestigiosa in Inghilterra, che si vanta di essere impegnata nella lotta per la giustizia sociale. Dopo pochi mesi ho iniziato a sostenere il primo sciopero nella storia dell’LSE da parte degli addetti alle pulizie, sottopagati e resi completamente invisibili ,nonostante il loro lavoro fosse essenziale. I termini e le condizioni di lavoro a cui sottoposti erano una rappresentazione di vere e proprie pratiche di sfruttamento: per esempio, gli addetti alle pulizie erano pagati £9.40 l’ora, mentre il London Living Wage (LLW) era di £9.75, per cui chiedevano che fosse implementato. Per non parlare del fatto che ricevevano soltanto il minimo legale di 28 giorni di ferie annuali retribuite, compresi i giorni festivi, a differenza del resto personale che godeva di 41 giorni di ferie annuali. Infine, avevano diritto solo alla paga legale per malattia, il che significava che non venivano pagati per i primi 3 giorni in cui erano malati e poi dopo solo £88.45 sterline a settimana. Tutto questo ha determinato uno sciopero durato diverse settimane, a cui studenti, docenti ed altre istituzioni hanno preso parte sostenendo i lavoratori. Io li ho seguiti documentando le proteste e realizzando diversi video da pubblicare sui social media ed e’ stata un’esperienza che ha inciso tantissimo sulla mia successiva scelta di voler iniziare a fare documentari a sostegno delle lotte sociali.
Discriminazioni: un altro tema che hai ben approfondito e in particolare in un documentario, “it’s still me mom”. Esatto? Ci dici di più?
Nel 2019 ho realizzato questo cortometraggio su Ashley, una ragazza transgender di 26 anni, e sulle discriminazioni che lei ha subito all’interno della sua stessa famiglia a seguito delle sue scelte di voler cambiare genere. Le interviste sono molto intime, in cui Ashley racconta quanto sia stato difficile trovare il coraggio di essere se stessa e affrontare il rifiuto subito dai suoi genitori. Nel film e’ presente anche la mamma, che svolge un ruolo fondamentale nella storia. Nonostante il corto sia stato girato in pochi giorni, ho costruito un rapporto di piena fiducia e rispetto con tutti i membri della famiglia che compaiono nel film. Sono davvero grata che mi abbiano fatto entrare nella loro vita, lasciandomi raccontare la loro storia.
Il resto non ve lo accenno, spero che venga selezionato a qualche film festival in Italia e che lo possiate vedere all’aperto, quando tutto tornerà alla normalità.