Silvio Defant. Foto di Paolo Fidemi
Silvio Defant. Foto di Paolo Fidemi

Silvio Defant: mi piace chiunque pensi fuori dai soliti schemi

Incontriamo oggi Silvio Defant, attore che ha vissuto la sua carriera tra l’Italia, la Spagna e gli Stati Uniti d’America, arricchendo il suo bagaglio di esperienze interessanti, di cui ci ha raccontato le più significative.

Silvio Defant. Foto di Paolo Fidemi
Silvio Defant. Foto di Paolo Fidemi

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo. Chi è Silvio Defant? Da dove nasce il tuo rapporto con il mondo della recitazione?

Felice di essere qui con voi! Sono un attore, e, forse con un po’ troppa spavalderia, mi definisco un “attore internazionale”. Vivo a Los Angeles ma spesso e volentieri lavoro in Italia, Spagna, Inghilterra e d’ovunque mi porti questa professione. Generalmente divido il mio tempo vivendo 6 mesi in Europa e 6 mesi in America. Purtroppo questa pandemia sanitaria che sta girando per il mondo mi sta facendo diventare un po’ più sedentario, ma speriamo ancora non per troppo.

Sono nato e cresciuto a Caldonazzo, un paesino tra le montagne del Trentino. Fin da piccolo ho sempre avuto una grande passione per le arti e il viaggio. Insomma, è stato inevitabile trovarmi ad essere un artista giramondo. La mia passione per la recitazione non è stata proprio un amore a prima vista. Certamente crescendo con film e serie tv (specialmente quelle americane) ho sempre sognato di farne parte, ma è sempre sembrata un a realtà troppo lontana. Ho scoperto il teatro alle superiori a Trento con la tragedia di Euripide “Le Baccanti”. A 17 anni, però, mi sono trasferito in America, facendo il famoso anno all’estero. Qui, tra gli studi e le partite di football, ho iniziato a far parte di un gruppo di ragazzi che competono in gare di monologhi e recitazione (la pratica viene chiamata “Speech”). Queste competizioni, oltre a consolidare la mia passione per quest’arte, mi hanno fatto vedere come la recitazione possa essere più di un hobby, ma un vero lavoro con tante regole, gerarchie, difficoltà, ma anche guadagni e soddisfazioni. L’anno successivo mi sono iscritto all’Università del Minnesota, dove ho scoperto che la possibilità di seguire più indirizzi di studi allo stesso tempo. Nel mio college, il dipartimento di Arti Teatrali offriva molti corsi di recitazione e cinematografia, sicché la decisione di conseguire questi studi fu immediata. Il terzo anno ho vinto una borsa di studio per passare un anno a Los Angeles nel college gemello a studiare “acting for the camera” o recitazione cinematografica. A questo punto ero sicuro che questa mia passione stesse diventando una carriera e che Los Angeles sarebbe stato uno dei miei punti focali. Pochi giorni dopo aver ricevuto la laurea mi sono trasferito definitivamente nella città degli angeli ed ho iniziato a fare audizioni. Considero la recitazione un lavoro come un altro, non mi sono svegliato una mattina dicendo “sono un attore”. Come chiunque faccia un lavoro di cui è appassionato/a, anch’io lo faccio per la gioia che mi ricevo ogni volta che mi trovo su un set o devo memorizzare un copione.

Italiano di origine, ma che oltre la tua terra, per lavoro vivi Spagna e Stati Uniti… cosa prenderesti di ognuna di queste nazioni?

Prima di tutto sono estremamente grato di essere italiano. Non solo il mio passaporto mi permette di vivere e girovagare in tutti questi posti senza troppi problemi, ma la cultura che porto con me sarà sempre la base di chi sono. Non ho mai studiato teatro e cinematografia italiana in Italia, ma la base di cultura classica che mi ha dato il liceo classico e l’amore per la letteratura, arte e storia che mi hanno trasmesso i miei genitori sono state un fantastico trampolino di lancio, specialmente all’estero. Queste fondamenta italiane mi hanno sempre aiutato nella recitazione, come in molti altri aspetti della vita quotidiana, nell’essere una persona creativa e mentalmente aperta.

Silvio Defant. Foto da Facebook
Silvio Defant. Foto da Facebook

L’America invece mi ha sempre dato tantissima forza, positività e coraggio per inseguire i miei sogni. La chiamano attitudine “can-do”, un modo per vedere la vita e la strada in fronte a te con una -quasi cieca ma irrefrenabile- voglia di fare e mettersi in gioco. E poi mi sono innamorato dell’umorismo americano. Si, non tutti la pensano come me. Mi ci sono voluti anni per capirlo, ma adesso lo trovo esilarante.
La cosa che mi ha sempre colpito di più della Spagna, e degli spagnoli,è la loro faccia tosta e totale mancanza di peli sulla lingua. Gli spagnoli dicono le cose come sono, senza fronzoli e senza aver paura di offendere qualcuno, diversamente dagli americani. E’ un modi di essere e fare che si trova in molti aspetti della vita, persino in gesti o parole quotidiane come quelle usate per ordinare un caffè. Questa è una cosa che mi piace molto e che molte persone dovrebbero imparare.

Parliamo della tua carriera… Hai recitato in serie spagnole come Madres, Vida y Amor, adesso su Amazon Prime e Resplandor y Tinieblas diretto dal celebre Josè Luis Moreno, presto su Netflix. Qual è stato il tuo ruolo preferito finora?

Lo so che può sembrare una risposta scontata, ma ogni ruolo che ho fatto mi ha dato qualcosa di diverso e speciale. E’ il bello di fare l’attore, ogni giorno e ogni personaggio è una nuova realtà e una nuova vita. Madres è stato particolarmente speciale per aver potuto recitare a fianco di grandi nomi del cinema e tv spagnola. L’esperienza su Resplandor y Tinieblas è stata incredibile specialmente per il set monumentale, dove, appena fuori Madrid, è stato ricostruito il deserto africano del 1400. La qualità di costruzioni e oggetti era spettacolare e recitare avendo centinaia di figurazioni alle mi spalle, tutti vestiti in costumi d’epoca, è stato molto emozionante.

A Los Angeles lavoro spesso con un regista e sceneggiatore, William White. Sui suoi set ho avuto l’opportunità di raccontare storie di un’umanità immensa, profonda e problematica. Il processo per arrivare a comprendere e ricreare queste emozioni così potenti e situazioni così lontane è spesso estenuante ma allo stesso tempo bellissimo, e mi lascia sempre qualcosa che prima non avrei mai saputo o avuto. Davvero, ogni personaggio mi ha lasciato qualcosa di diverso, anche quelli considerati “più piccoli” (anche se questo termine non mi piace, perché non ci sono ruoli che siano piccoli o meno importanti). Per esempio, girare sulle spiagge selvagge della Grecia l’ultimo spot internazionale di Lavazza è stato bellissimo. Ho persino imparato come sdraiarmi su un cavallo e cavalcare al contrario!

Silvio Defant
Silvio Defant

Che rapporto hai con il mondo dello Spettacolo?

La mia esperienza con il mondo dello spettacolo è leggermente diversa da quella di molti dei miei colleghi che lavorano quasi esclusivamente su un unico mercato (che sia quello italiano, americano o altro) e quindi faccio un po’ di fatica a rispondere a questa domanda. I mondi dello spettacolo sono centinaia e io sto avendo il piacere di visitarne alcuni. Penso che una delle cose che apprezzi più di tutto ciò sia proprio come questi vari mondi cerchino di superare le barriere fisiche di stati, culture ed economie, trovando punti in comune e unità. Questo accade quando ci sono artisti interessati a raccontare storie di vite e situazioni sociali che trascendono diversità e ideologie, ma che riescono a toccare pubblici negli angoli più lontani del mondo. Quindi si, è un rapporto d’amore quando penso a come il mondo dello spettacolo possa influire positivamente sulla vita di molte persone. A volte è un po’ meno amore quando ci perdiamo nelle superficialità di questo mondo Però d’altronde questo succede in qualsiasi situazione della vita, basta poco per rendersene conto e fare qualcosa a proposito. Ho molti amici che lavorano come attori, direttori, sceneggiatori, ecc, e mi da molta speranza vedere come la maggior parte di loro siano ispirati dal potere che il mondo dello spettacolo ha sulle persone e come ne facciano buon uso per raccontare storie di bellezza, forza, e amore.

Che musica ascolti di solito?

Ascolto un po’ di tutto, ma scelgo in base all’umore. Quando mi sento nostalgico di casa vado a cercare i cantautori italiani più classici, D’Andre, Battiato, Battisti, ma adoro anche Jovanotti, Max Pezzali, Cremonini. Poi sono cresciuto con molti classici inglesi, dagli anni ’60 ai ’90, Beatles, Queen, Oasis tra i miei preferiti. Della musica americana mi piace un po’ di tutto, ma il rock ne è sempre a capo. Quando ascolto i Red Hot Chili Pepper per le strade di LA mi sento come se fossi in uno dei loro video musicali.

E il cinema ti piace? Cosa guardi solitamente? E soprattutto, con chi ti piacerebbe lavorare?

Mi piace chiunque pensi fuori dai soliti schemi. Tarantino è uno dei miei preferiti, mi sciocca sempre e sarebbe un sogno lavorarci assieme. Recentemente mi ha particolarmente stupito Edgar Wright con Baby Driver, come abbia giocato con musica, umorismo e colore. In Knives Out, Rign Johnson ha scritto una storia che è riuscita a tenermi in suspence per tutto il film. Però, se dovessi scegliere una persona, proprio in questo momento, direi Dan Harmon, il creatore della serie Community e Rick and Morty. Harmon non solo è un genio della sceneggiatura e complicità, ma sicuramente una delle menti più originali di Hollywood.

Silvio Defant
Silvio Defant

Cosa ci racconti dei tuoi nuovi progetti professionali dopo il Covid-19?

I prossimi due o tre mesi sono ancora un punto di domanda, specialmente qui a Los Angeles, essendo stata colpita molto duramente. Tutte le produzioni principali e studios sono chiusi definitivamente. Nonostante ciò, in queste settimane sto girando un progetto estremamente rilevante in questo momento storico. E’ una serie completamente filmata come videochat, un’idea tutta nuova naturalmente dettata dalla situazione sanitaria in cui ci troviamo. Il cast è estremamente internazionale, con attori americani ed europei. Il primo episodio è già stato nominato al QIFF Film Festival 2020.

Su Francesco Russo

Francesco Russo, giornalista e direttore del quotidiano "La Gazzetta dello Spettacolo", comunicatore digitale ed ufficio stampa di eventi e VIP.

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