Chiara Sani è attrice italiana e conduttrice televisiva, possiamo definirla figlia d’arte nel senso che il papà era pittore e lei stessa da piccola voleva fare l’illustratrice.
Vasta la sua esperienza in programmi televisivi fino all’approdo in Mediaset come inviata del programma “Emilio ’90” per poi proseguire in diversi altri programmi TV tra cui “Scherzi a parte”, “Forum” e “Destinazione Sanremo”. Nel suo percorso artistico non mancano le serie televisive come “Carabinieri”, e “I liceali”.
I primi esordi cinematografici nel 1993 con “Piccolo grande amore” di Carlo Vanzina e poi “Dichiarazioni d’amore” di Pupi Avati, “Festival” sempre di Pupi Avati ed “Il più lungo giorno” di Roberto Riviello. Nel 2005 è nel cast di “Ma quando arrivano le ragazze” e poi con Lillo e Greg nel 2007 in “The movie!”, diretto da Luca Rea. Nel 2008 Chiara Sani recita in “Ultimi della classe”, nel 2014 invece è nel film “Il ricco, il povero e il maggiordomo”. Molte anche le presenze a teatro, in particolare menzioniamo lo spettacolo con Virzì “Se non ci sono altre domande”. Un’attrice ed artista a tutto tondo estroversa e brillantissima. La incontriamo oggi per la nostra intervista
Benvenuta Chiara Sani, sei artista brillante e poliedrica, passi agevolmente dal ruolo dell’attrice, a quello di inviata e persino regista di corti, ma quale di questi ruoli ti è più congeniale.
In realtà è arrivato tutto in modo abbastanza naturale. Come inviata facevamo di tutto, giravamo con il cameramen e poi in studio facevamo il montaggio, per cui in questa circostanza ho appreso l’ABC di questo lavoro fino ad approdare alle esperienze anche di regia con tre miei corti. Una grande soddisfazione aver vinto il premio per il mio terzo cortometraggio prodotto e presentato al “Fano International Film Festival” come regista e che mi ha visto premiata anche come miglior attrice, assieme a Lillo (miglior attore nello stesso corto). Per tornare alla tua domanda, a modo loro ognuno di questi ruoli mi è congeniale, mi piacciono tutti a pari merito per motivi diversi. Come inviata e conduttrice ci metto la mia esuberanza e quindi la voglia di comunicare con le persone, ma anche creare un’idea nuova, quindi come regista, mi fa sentire a mio agio perché li sono autonoma, non dipendo da nessuno, e mi sento libera di scatenare fantasia ed immaginazione.
Dicevamo in apertura che tuo papà era un pittore, possiamo affermare dunque che in te c’è da sempre la radice dell’arte?
Assolutamente si, a parte che da sempre amo l’illustrazione ed uso le matite come fossero un aerografo. Amo moltissimo Alfons Mucha, uno dei principali artisti dell’Art Nouveau, dello stile Liberty, che è sempre stato un modello per me. Mio papà non voleva che fossi un’artista, per non farmi percorrere strade difficili ed incerte, ma quando poi scelsi questa carriera mi disse “Brava, sei comunque diventata, come attrice, un’artista. Hai trovato il tuo modo di esprimerti”.
Come ti vedi ai tuoi esordi? Non ti fa un po’ tenerezza ripensare ai tuoi primi tempi?
Si molto tenerezza, penso a quanto ero emozionata e a quando entrai in “Italia1”. Avevo un’esuberanza, anche sopra le righe se vuoi, che mi serviva a mascherare il fatto che ero molto spaventata. Adesso penso ai primi anni per ritrovare la freschezza che nel tempo, per qualche delusione e per l’esperienza, si spenge un po’, ma pensandoci ritorno alle emozioni ed a cosa provavo in quei primi anni, ai sogni e alle speranze ed ogni tanto le rammento per cercare anche l’ispirazione di quando ero più piccola.
E invece come ti vedi fra dieci anni?
Che paura!!! Un cucù, una camera iperbarica per fare esperimenti scientifici. Spero di godermi la saggezza dell’età ed essere serena. Spero anche di trovare un po’ di equilibrio, che in questo settore vivendo le cose in modo più amplificato, talvolta manca.
Chiara Sani nei vari ruoli da te interpretati, tra quelli comici e drammatici, in quali senti di poter dare di più?
Allora quelli cominci mi vengono spontanei perché nella mia natura in quanto sono molto autoironica, anche per sdrammatizzare il quotidiano, mentre i ruoli drammatici che ho interpretato sono stati in qualche modo terapici e mi hanno aiutato a sbloccare le mie emozioni. Lo scorso anno abbiamo girato “Il signor diavolo” con Pupi Avati e li ho avuto la prima occasione di fare una scena di pianto a dirotto. Pensavo di non potercela fare, invece poi ho pianto a comando per due ore. Finita la scena mi sono fatta due mojito e anche un bel brindisi perché ce l’avevo fatta, davanti a tutti. Ero riuscita, in quel momento, ad essere veramente compenetrata e dolorante.
Hai lavorato diverse volte con Pupi Avati, cosa ti hanno regalato queste esperienze?
Si è vero, con Pupi Avati questo è l’undicesimo film che faccio. Mi hanno dato proprio un dono, è un miracolo lavorare con lui, mi ha fatto capire ad esempio, la differenza tra cinema e tv. In un film devi dare emozioni vere e non cose tecniche. Pupi Avati si orienta quasi nel neorealismo. Queste esperienze sono state così forti che mi ha insegnato tantissimo, e mi è rimasto molto anche come comica, in quanto non carico più troppo il personaggio risultando più vera, e anche a me fa molto più ridere.
E invece il tuo rapporto con Lillo e Greg con cui nel 2007 hai fatto un film? So che con loro stai preparando qualcosa di nuovo.
Un rapporto molto bello e complice ci troviamo molto artisticamente. Si stanno girando un nuovo film cinematografico di Lillo e Greg della Lucky Red e fra pochi giorni li raggiungo. Su questo al momento preferisco non dire di più, sai la scaramanzia.
Nella tua carriera tantissimi premi, cosa rappresenta per te un premio?
Una grande sorpresa sempre, in genere non me lo aspetto. Anzi per l’ultimo ricevuto, quando mi hanno chiamato, ho pensato ad un equivoco. Chiaramente è una grande soddisfazione un premio è il riconoscimento del lavoro fatto e che ciò che hai prodotto è piaciuto. Ma per me il premio più grande è vedere che la gente si diverte con la mia comicità.
Sogni da realizzare e progetti futuri ?
Parto dal progetto perché ce n’è uno “work in progress”: il mio debutto come regista di un film che sto girando e che parla degli anziani, di come non siamo tutelati e ben protetti. Il film è un po’ nello stile de “L’erba di Grace” che è in favore degli anziani, parlandone però in modo divertente, infatti è una commedia. Siamo oltre la metà dell’opera e speriamo che tutto va bene e a buon fine. Il mio sogno resta sempre quello di lavorare con Stiven Spilger, anche fare un albero va benissimo, oppure un gatto, quello che vuole lui.