Quando incontri Lana Vlady, pensi subito a quella poesia di Alda Merini che affermava: ”Ci sono betulle che di notte levano le loro radici, e tu non crederesti mai che di notte gli alberi camminano o diventano sogni.”
Lana è un’attrice italiana di origini russe, di cammini ne ha percorsi tanti. Il primo? All’età di sette anni quando si trasferisce in Italia, dopo essere nata a San Pietroburgo. Non dimentica mai le sue radici, mai. Nemmeno per un secondo. Lo capisci dal modo che ha di vivere le cose, con intensità e trasparenza, determinazione e pudore.
Lo capisci quando le chiedi di raccontare il suo corto ‘Lepre’ che ha scritto, diretto e interpretato. Le sue radici la rendono unica, rendono unici tutti quelli che si accorgono di averle. Un giorno, smetti di nascondere ciò che hai dentro, togli i vestiti superflui e mostri agli altri che hai delle belle e profonde radici. Da quelle trovi la felicità e la forza, nuovi mondi da scoprire, intense storie da raccontare e capire.
Benvenuta Lana Vlady. Hai scritto e diretto il corto Lepre. Come descriveresti questo progetto e come nasce l’idea?
È una ricerca su quel che significa crescere in un paese pur appartenendo ad un altro. È anche una corsa verso l’integrazione e un desiderio di rafforzare la propria identità attraverso l’accettazione del proprio passato e l’amore verso le proprie radici.
Hai interpretato il corto insieme a Lidia Carew e Magdalena Grochowska. Come racconteresti ai nostri lettori ogni vostro personaggio?
Lidia interpreta Aisha, una ragazza di origini nigeriane, campionessa di atletica leggera in velocità, che con la sua passione vuole anche garantirsi un futuro, ovvero un permesso di soggiorno che le possa permettere di restare in Italia. Il personaggio di Magdalena (Larisa), una donna forte che ha lasciato molto tempo fa il proprio paese natale, si è già lasciata questo percorso alle spalle. Ha affrontato tutte le difficoltà ed è riuscita ad assicurare un futuro per sé e per sua figlia Maria. Queste donne combattono ogni giorno perché sanno quanto vale il loro obiettivo. Maria, invece, è persa. Non trova ne spazio ne stimolo per conquistarsi la vittoria, perché non ne comprende ancora il valore.
Questa è una storia di amicizia, di accettazione, di legami difficili da risolvere. In quale delle donne di Lepre ti identifichi di più e perché?
Credo che tutte loro facciano in qualche modo parte di me e della mia esperienza. Ognuna esprime una precisa fase della vita o una particolarità caratteriale, ma non sarebbe possibile per me scrivere di qualcuno che non sento vicino a me e non posso comprendere dal punto di vista umano.- Come sono cambiate per te le relazioni umane nella nostra nuova era? È una risposta banale la mia. Sta venendo meno il contatto tra le persone, quello vero di quando ci si guarda negli occhi e si conosce e ci si fa conoscere dall’altro. Ci nascondiamo dietro alla tecnologia, facendola diventare scudo ma anche isolamento dal mondo, dalle relazioni.
Quale messaggio speri arrivi al pubblico che guarderà Lepre?
Che è fondamentale accettare e apprezzare quello che si è, le proprie origini, le proprie radici. Spesso le rifiutiamo, o dimentichiamo di apprezzarle a dovere, ma cosi perdiamo la nostra forza più grande, quella che ci rende unici.
Tanti sono i ruoli che hai interpretato. C’è un ruolo che ti piacerebbe ottenere oppure raccontare da regista?
Come attrice sono fortemente attratta dai personaggi dei romanzi classici e anche dalle donne che hanno scritto la nostra storia. Per esempio, qualche anno fa ho letto la biografia di Caterina de’ Medici. La sua vita e la sua forza mi hanno fatto innamorare di lei!! Sarebbe un ruolo meraviglioso su cui lavorare!
Lana Vlady sei italiana ma di origini russe. Come ti descriveresti a chi non ti conosce?
Sono un mix delle due. L’Italia mi ha reso aperta, energica e dal temperamento caldo, mentre la Russia mi ha lasciato la propria tipica «profondità d’animo» e un senso combattivo con cui affrontare la vita.
Hai iniziato la tua carriera, inizialmente facendo la modella. Quanto conta per te la bellezza e cosa rappresenta nella tua vita?
Conta il prendersi cura di se stessi, apprezzare le proprie qualità e valorizzarle, senza rincorrere un ideale venduto dalle immagini pubblicitarie. In fondo la bellezza è per gran parte uno stato interiore. Nel momento in cui siamo felici, sereni o innamorati diventiamo bellissimi per noi e per gli altri.
Lana Vlady, quando hai capito che questo tuo percorso artistico poteva e doveva essere la tua strada?
Quando ho sentito che era la cosa che mi rendeva felice. Se sto lavorando ad un ruolo o ad un progetto che amo, non c’e’ stanchezza, fame o sonno. Questo lavoro mi carica di energia e mi fa sentire viva come nient’altro.
Un augurio che fai alla donna che sarai….
Quello di restare sempre un po’ bambina.