Sarà presente al Cinema Astra di Napoli, il regista Giovanni Cioni che presenta la sua ultima opera Non è un sogno (Italia 2019 – 94’), passata al Festival di Locarno e pochi giorni fa premiata con due riconoscimenti al 60° Festival dei Popoli.
Un racconto che parte dal laboratorio “Le nuvole” realizzato insieme ai detenuti del Carcere di Capanne, tra Pasolini e Calderón de la Barca. Alla serata collabora anche l’associazione “Antigone Campania” il cui Presidente Luigi Romano interverrà prima della proiezione.
L’appuntamento di questa settimana è il secondo in collaborazione con “Il mese del documentario”, la rassegna nazionale che Doc/it, Associazione Documentaristi Italiani, cura da diversi anni e che propone alcuni tra i migliori documentari italiani e internazionali.
Non è un sogno
I protagonisti sono detenuti, siamo in carcere, ma questo lo veniamo a sapere in un secondo tempo, attraverso i racconti. Siamo in uno spazio creato per le riprese, un piccolo set con un chroma key, solo in un secondo tempo capiamo che siamo dentro. Questo avvio è importante, perché non siamo in un film sul “carcere degli altri”. Siamo in uno spazio cinematografico, dove il chroma key ci può portare altrove, nel mondo “fuori”, in un altro film, o come in uno dei sogni che vengono raccontati, ci riporta dentro.
In questo set minimale, allestito con due luci e il telo verde del chroma key, il film si sviluppa intorno alle prove giocate, rivisitate di alcuni dialoghi: il dialogo fra Totò e Ninetto Davoli in Cosa sono le nuvole di Pasolini (dove il burattino Otello che deve uccidere Desdemona si interroga su cosa sia la verità) e alcuni frammenti de La Vita è sogno di Calderon de Barca, in particolare il dialogo fra il Principe recluso dalla nascita in una rocca fuori dal mondo e il padre che lo ha tenuto incarcerato. Queste prove interpretate, ripetute, come in un film nel film dove si gioca con i ciak, con quello che succede durante la lavorazione di scene di un film “vero”, diventano gli innesti di racconti di sogni, racconti di vissuto, messaggi, canti, dispute sulla condizione umana che parrebbero teatrali salvo che sono veridiche e filosofiche come in una fiaba, in risonanza. Storie di vita emergono, alcune terribili, tra cui quella di Domenico, ragazzo ergastolano, e il quaderno che ha scritto in questi anni. Attraverso questa forma di teatralità del vissuto di chi è “dentro”, recluso, fuori dal mondo, la domanda è che cosa racconta di me, di ognuno di noi, la condizione carceraria. Si tratta di andare oltre la visione rassicurante, spesso condiscendente, sul “carcere degli altri” o la curiosità affascinata dell’inferno carcerario.
Giovanni Cioni
Nato a Parigi nel 1962, ha vissuto poi a Bruxelles, dove si è formato, a Lisbona, a Napoli e di recente si è stabilito in Toscana, sulle montagne del Mugello. Regista e filmmaker, ma anche organizzatore e animatore culturale, formatore, operatore e montatore dei suoi film.