A tu per tu con Federica Rosellini
Federica Rosellini è una delle scoperte del Festival di Venezia di questi ultimi giorni. Arriva al Festival, per presentare il film Dove cadono le ombre di Valentina Zucco Pedicini dove è la protagonista assoluta nel ruolo dell’infermiera Anna. Un ruolo forte, intenso e drammatico per la giovane Federica.
La storia narra la vicenda dei bambini jenish (etnia zingara di origine germanica) che furono sottratti dal 1926 al 1986 alle famiglie per estirpare il fenomeno del nomadismo. I bambini furuno rinchiusi in ospedali psichiatrici, orfanotrofi e subirono esperimenti scientifici, pratiche mediche violente. Pochi sono i sopravvissuti, come la scrittrice e poetessa Mariella Mehr. La Gazzetta dello Spettacolo incontra una giovane attrice comer Federica Rosellini che, dopo anni di teatro, arriva al cinema e dimostra una spiccata sensibilità e un grande spessore per un ruolo difficile e d’impatto. E così cadono tutte le sue ombre…
Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Federica Rosellini. Dove cadono le ombre è il film di cui sei protagonista che è stato presentato pochi giorni fa al Festival di Venezia. Presentamelo…
Dove cadono le ombre è un film di Valentina Zucco Pedicini ed è scritto insieme a Francesca Manieri. Anna è la protagonista del film, questa giovane infermiera che lavora in una casa di riposo per anziani. Vedrete una ragazza molto attenta, diligente, un po’ dura. Ad un certo punto arriva un’anziana signora e per lei qualcosa cambia. Anna la riconosce ed inizia a riaffiorare tutto il suo passato. Inizia così una sorta di attraversamento di un lutto, un viaggio.
Quando hai letto la sceneggiatura e poi durante la lavorazione del personaggio, hai mai pensato di avere qualcosa in comune ad Anna?
Anna ha qualcosa dentro che porta con sè, è il dolore di un popolo che è difficile da provare e immaginare. Questo film è un percorso di formazione sia per me che per questo personaggio. Anna è una ragazza che, attraversando un abisso, riesce a liberarsi. Attraversa un lutto e richiama i suoi fantasmi. Questo per me è una chiave di lettura che me l’ha fatta sentire molto vicina. Dove cadono le ombre è stato un viaggio professionale e umano per affrontare i miei lutti, le mie ferite cicatrizzate.
Come ti sei preparata ad interpretare Anna?
Questo è il mio primo vero film. Dove cadono le ombre attraversa moltissimi stati d’animo e dovendo interpretare la protagonista, la mia preparazione è stata particolarmente mirata. E’ stato fondamentale il lavoro fatto con la sceneggiatrice Francesca Manieri nel percorso del personaggio. Insieme a Francesca abbiamo lavorato sulla parabola emotiva di Anna. Poi, la regista Valentina Zucco Pedicini mi ha fatto leggere i libri di Mariella Mehr. Durante la prima parte del film, vedrete un personaggio che agisce con piccoli gesti. Anna è un’infermiera ed è un personaggio che ha trovato un suo equilibrio con dei piccoli gesti, questi gesti sono uno schermo e una difesa per lei.
Mi sembrava fondamentale che la drammaturgia dei suoi gesti fosse assolutamente precisa e così, grazie ad un’amica, ho fatto un periodo di lavoro all’interno di una casa di riposo per anziani. Ho avuto a che fare con delle persone anziane ed è stato importante imparare come si sollevano i malati, come si fa un tampone. Ho fatto un lavoro profondo per capire tutto ciò che emotivamente accadeva ad Anna e provare ad attraversarlo. Questa vicenda è così grande e importante e ho avuto la sensazione di avere una grande responsabilità. Ho voluto capire ogni passaggio di Anna, ogni suo stato d’animo. Io, Francesca e Valentina abbiamo voluto dare ad Anna una grande emotività perché era un personaggio duro in scrittura. Abbiamo cercato di vedere Anna gradualmente rompersi, per poi ricostruirsi.
Pochi giorni fa Dove cadono le ombre è stato presentato al Festival di Venezia. Che emozione è stata per te?
Un’emozione grandissima anche perchè perchè questa è stata una grande scommessa per me. Io provengo dal teatro, dove lavoro tanto e lavoro bene. Dove cadono le ombre è il mio debutto al cinema ed è un debutto davvero importante. Il personaggio di Anna è un personaggio immenso. Quando ho letto la storia di Anna sulla sceneggiatura, ho pensato che non ne fosse stato scritto mai un altro. E’ difficile trovare un personaggio così bello per un’attrice così giovane. Sono così emozionata…
Quale è il messaggio che speri arrivi al pubblico di questo film?
Sono molto felice che questa vicenda venga narrata. La sceneggiatura è completamente originale ed è liberamente tratta dalla vicenda di Mariella Mehr. Valentina Zucco Pedicini dedica questa storia ai 700 bambini vittime di quell’episodio e sono contenta che finalmente questi bambini abbiano una voce. Questo credo che sia fondamentale, importante e bello. Inoltre, spero che arrivi al pubblico il percorso di Anna che è un percorso di rielaborazione del lutto, un lutto che è privato e individuale ma che è anche il lutto pubblico di un popolo. Sono particolarmente emozionata, per me c’è molto di personale e ho la mia dedica personale. In più, credo che Valentina Zucco Pedicini sia riuscita a fare una cosa che in Italia non si fa spesso: un piccolo film di impronta bermaniana. Finalmente si mostra un mondo poco consueto rispetto a quello che siamo abituati a vedere nel cinema italiano.
Come ti descriveresti come persona, Federica?
Nella vita, sono una persona tendenzialmente timida. Sono una persona apparentemente dura e apparentemente violenta. Ho delle grandissime fragilità. Sai, ognuno ha le sue difese. Accompagno questa mia violenza, con una malinconia e una ipersensibilità.
E in che modo ti aiuta la recitazione?
Dico sempre che non potrei fare altro nella vita. Non perchè non so fare altro, ma perchè sono stata incastrata in questo lavoro. La recitazione è legata ad una persona che ho amato tanto e che ho perso: la mia maestra. Lei è stata la mia maestra e il mio primo amore. La recitazione, per me, è sempre stato un luogo dove potermi abbandonare, dove poter avere uno spazio. Quando recito, mi lascio andare attraversando la vita di qualcun altro.