Turbo

Turbo, ecco il cartone animato

Fin dal trailer eravamo tutti consapevoli che non si trattasse di qualcosa di innovativo. Magari il concetto di una lumaca che assumeva dei poteri e iniziasse a gareggiare in grandi eventi automobilistici poteva risultare innovativo ma l’idea di fondo e le situazioni di contorno potevano pesantemente essere banali. E infatti lo sono, però nonostante tutto non intaccano un semplice e innocente film d’animazione.

Turbo

Turbo” si ispira pesantemente al ben più famoso (ma molto odiato) Cars, film della Pixar di minor successo critico. Questo film si attacca in maniera palese all’idea di Cars: creare un film per bambini senza troppo messaggio di fondo che sia godibile e basta.

In più di una circostanza ci rendiamo conto di come “Turbo” sia eccessivamente banale e prevedibile: lo svolgimento delle situazioni così come i comportamenti dei personaggi sono stati stereotipati in maniera grossolana negli anni passati e questa ripetitività si sente particolarmente. L’inizio è palesemente identico anche se non nella sua totalità a quello del primo “Cars” e la somiglianza di nota anche nella struttura della storia, non tanto nella trama.

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Allora cosa funziona davvero in “Turbo“? La messa in scena di alcune sequenze che, essendo visivamente molto valide mettono in secondo piano più di una volta la banalità di contorno. L’intera sequenza finale, al di fuori della banalità di essa è splendida dal punto di vista visivo. Un altro punto a favore del film risulta sicuramente l’innocenza del prodotto: mai durante la visione ci rendiamo conto che la Dreamworks abbia voluto creare qualcosa di nuovo e genuino; la casa di produzione ha voluto palesemente creare un prodotto inferiore d’intrattenimento senza troppi sforzi pur mantenendo la semplicità minima per un film godibile. I personaggi sono anch’essi stereotipati ma la presenza di alcune chicche nei doppiatori (ma anche dei personaggi stessi) in positivo ma anche in negativo rendono il tutto più frizzante: la presenza tra i doppiatori di Oreste Baldini doppiatore di Chao nella serie di film “Una Notte Da Leoni” dal quale riprende lo stile è spassoso e gradevole. La stessa cosa purtroppo non si può dire per Antonella Clerici nel ruolo di Fiamma: per quanto il personaggio sia breve non si riesce proprio ad ascoltare.
Per quanto possa essere banale e stereotipato “Turbo” funziona per la sua innocenza e per la sua volontà di non strafare mai mettendo in scena un film godibile per le numerose trovate visive interessanti che rendono il prodotto nella media.

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Redazione Giornalistica

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