Andrea Rossi alla scrivania de Le Iene
Andrea Rossi alla scrivania de Le Iene

Andrea Rossi: l’impegno è il segreto della “Iena”

Abbiamo incontrato Andrea Rossi, meglio noto come il Buon Rossi, quello di Alici come Prima o ad oggi, una “Iena”.

Giornalista, YouTuber con la passione per l’attualità e l’ironia, ci ha raccontato la sua storia e del come seguire una passione, può realizzare un sogno: quello di lavorare in TV.

Andrea Rossi di Alici come prima
Andrea Rossi di Alici come prima

Ciao Andrea Rossi a benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo. Sei partito dal rogo di Città della Scienza per dare un segno di protesta sui social e sei partito con Alici come Prima. Tra ironia e attualità, cominciare così a coinvolgere i giovani in queste argomentazioni più “serie”. Da dove nasce questo spirito?

E’ un istinto che ho da quando a scuola facevo i temi. Mi è sempre piaciuto scrivere… E scrivere in un certo modo. Mi piaceva scatenare la fantasia durante la stesura del tema scolastico. Mi davano una traccia chiusa ed io cercavo sempre di aggiungerci qualche estrosità, principalmente per divertirmi. Questo perché la scuola non mi è mai piaciuta, e l’unica materia che mi piaceva era l’italiano e nello specifico il momento del compito in classe, perché realmente con i temi potevo eccellere.
Nelle altre materie me la cavavo.

Diciamo che è questo allora il motivo per cui hai la passione per i termini “poco usuali”? Ormai nel mondo del web, tra i tuoi seguaci, il termine “autoctono” è di uso comune…

Ho questo vanto di poter dire di avere insegnato il termine “autoctono” a molti giovani (ride). A volte i termini comuni possono risultare divertenti, ma non sempre tutti li conoscono. Ad esempio quando parli di “lungimirante”, di “poliedrico”, di “cagionevole”, e molti dimostrano di non conoscere queste parole… Fa ridere… Ma anche un po’ piangere effettivamente.

Autoctono però mi ha dato molte soddisfazioni, non solo perché moltissimi lo hanno imparato grazie ad Alici come Prima, ma anche perché mi fermano per strada e mi dicono: “lo sai che ho imparato autoctono grazie a te?”.

Più volte hai raccontato di non fare video sul web per prendere in giro i ragazzi, bensì, per metterli davanti al fatto compiuto del non essere a conoscenza di alcune cose base. Dimostrargli una cruda realtà. Dal punto di vista statistico, che percentuale noti tra i tuoi follower, di persone che hanno appreso realmente qualcosa, e che percentuale di chi invece ti segue solo per ridere e per deridere gli altri?

Io credo di avere un pubblico abbastanza intelligente e colto. Quelli che invece hanno iniziato a guardarmi solo per ridere e “pariare”, spero e sembra che un buon 30% (ma non farmi fare percentuali), abbia poi approfondito l’argomento.
Tralasciando quelli già acculturati… Parlo quindi di quelli un po’ più giovani.

C’è una situazione imbarazzante che ti è capitata mentre stavi realizzando qualche clip? Oppure un aneddoto simpatico che ricordi con piacere?

Non ci sono mai stati grandi imbarazzi… Però mi è capitato quando feci il video sul caso di Tiziana Cantone (ci tengo a specificare che non mi ritengo responsabile di nulla nella storia di Tiziana Cantone perché io mi sono limitato a fare un’indagine giornalistica).
Il video purtroppo non lo potete più vedere perché l’ho eliminato e perché “purtroppo”, ridevamo su una questione delicata e che è diventata più seria di quanto ci aspettavamo, anche se non ho mai diffuso ne il video ne l’audio della Cantone. Ho semplicemente dimostrato che in quel periodo se dicevi la frase: “Stai facendo un video?”, tutti e dico tutti ti rispondevano con “Bravoh”.
In quel video, un ragazzo che non conosceva la situazione Cantone, rimase interdetto. Al mio chiedere: “Stai facendo un video?”, lui rimase imbambolato e disse: “Va bene, se questo è quello che fate voi, vi dico bravi, andate avanti e vi auguro il meglio e di arrivare a Le Iene o a Striscia La Notizia”. Ebbene ora posso dire che quello che ha detto si è avverato… Dovrei ricercare quel ragazzo per farmi fare altri auguri.

Passiamo ora al tuo nuovo ruolo in TV come inviato de “Le Iene”… come giornalista. Questo percorso è sicuramente carico di sacrifici. Per tutti i giovani che ci leggono. Vogliamo raccontare le difficoltà della scalata per i propri obiettivi? Mica basta fare un video che fa molte visualizzazioni sui social network per arrivare in televisione?

No… Per arrivare in televisione non c’è sicuramente una vera ricetta. Ci sono però secondo me due modi che sono i più comuni di chi è arrivato in televisione. Il primo è sicuramente superare il milione di like in brevissimo tempo, questo perché diventa una possibilità che anche la TV si da, perché se ti seguono un milione di persone, vuol dire che un minimo di share forse riesci a smuoverlo. Io non darei però troppo spazio a queste opportunità, anche perché è un terno al lotto. C’è chi può giocarsela bene e chi giocarsela male. Per esempio Tess Masazza, Frank Matano, Guglielmo Scilla (Willwoosh) se la sono giocata bene ed hanno avuto il loro percorso. Chi se l’è giocata peggio è tornato al web.

Andrea Rossi alla scrivania de Le Iene
Andrea Rossi alla scrivania de Le Iene

Io ho scelto un secondo percorso: non guardare mai i numeri. Io ho realizzato circa 1.000 mi piace in 6 mesi, e a me sono sembrati tantissimi. Se avessi però cominciato a fare video per fare numeri, avrei chiuso subito dopo perché i numeri tardavano ad arrivare. Io invece volevo esprimermi a prescindere dai numeri.
Avevo intenzione di fare un buon prodotto semplicemente per soddisfare me stesso. La mia frustrazione da Città della Scienza era il non poter essere libero, e allora mi sono creato la mia libertà.

Il social network è quindi sinonimo di libertà secondo te?

Se lo usi bene ti da veramente delle possibilità positive. Il lavoro che ho fatto io attraverso i social con Alici come Prima, mi ha fatto capire che potevo anche scegliere di lasciare l’Università (parlo della Magistrale) e trasformare tutto questo in lavoro.
Ogni mattina mi svegliavo alle 10.00 per analizzare i trend proprio sui social e per cercare da li di realizzare un video qualitativo da diffondere. Mi sono creato uno staff di una ragazza che leggeva i messaggi della pagina Facebook e rispondeva, 4-5 amici cameraman che a seconda delle esigenze mi accompagnavano nei servizi e facevamo anche delle riunioni di redazione.
Do comunque la consapevolezza che non posso rimanere sui social network per tutta la vita. Troppo GAP generazionale già quando faccio un video in discoteca. Parliamo di un paio di generazioni “social” di differenza, il che pesa.

Come sei stato accolto in redazione a “Le Iene” venendo da un percorso “diverso”?

Sono stato accolto in maniera molto diffidente, perché sono arrivato li proprio grazie ad un servizio dove smentivo Le Iene, quello sul Blue Whale. Io sono arrivato li non perché diventato famoso fino a Milano, ma perché in redazione, non si era parlato d’altro di questo servizio che circolava sul web e che andasse ad intaccare un servizio da loro realizzato.
Sono stato accolto bene quindi… Con stima, ma da qualcuno anche con molta diffidenza per ovvie ragioni. Ti racconto un aneddoto.
I primi mesi sono stato accolto da una casa che ci mette a disposizione la redazione che si chiama “Casa Iene” e qui c’erano tutti quelli del Sud che nei primi tempi non hanno dove appoggiarsi. Li si convive anche con autori e altre Iene. Un autore e una Iena, avevano l’ansia che io fossi una spia ed ero li solo per fregarli, e che quindi avevo nascosto microcamere in casa. La cosa divertente è che sono andato via da “Casa Iene” ed ho preso casa con altri due inquilini… Che sono proprio loro.

Cosa consigli ad un giovane che non vuole fare l’influencer, ma vuole dire la sua.

Mi consiglio di dire: FAI! Io vedo molte persone che vogliono fare il cantante, l’attore, il fotografo. Non pensate ai numeri, semplicemente fate, perché il web vi da un bacino d’utenza enorme e se fatto bene e se riuscite a comunicare quel che volete, continuate a farlo.
Ci sono esempi di famosissimi fenomeni di cui ci si dimentica, ma di chi lavora bene, non riusciamo a dimenticarci perché comunque lascia un segno.

Io sono arrivato a “Le Iene” perché ho sempre pensato che se valgo, qualcuno mi nota. Non ho mai mandato un video alla redazione, ma il tutto è arrivato da se.

Su Francesco Russo

Francesco Russo, giornalista e direttore del quotidiano "La Gazzetta dello Spettacolo", comunicatore digitale ed ufficio stampa di eventi e VIP.

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