Emanuele Bosi, attualmente, è nel cast de “Fuori c’è un mondo”, ad opera del regista Giovanni Galletta. Parleremo di questa esperienza e dei personaggi che gli hanno regalato notorietà, formandolo, da “Questo piccolo grande amore”, legato alle canzoni di Baglioni, passando per “Romanzo Criminale”.
Una carriera in continuo divenire, non senza inciampi, di cui lo stesso Emanuele ci parla. Non ultimo, se non fondamentale, il ruolo di padre, di certo il più bello.
Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Emanuele Bosi. Come stai?
Bene, sto bene! Sono un papà e sono davvero felice. Mi destreggio tra le difficoltà di essere genitore e il mio lavoro.
Affrontiamo un discorso a ritroso. Quando hai deciso che la recitazione era la giusta strada da seguire?
Ho cominciato ad amare questo mestiere da ragazzo, ai tempi della scuola, prendendo parte ad un laboratorio scolastico, appunto. A fine liceo mi sono segnato in Accademia e un provino tira l’altro, è partito tutto. Il primo lavoro, nel 2006, è legato ad “Incantesimo”, prendendovi parte come protagonista, insieme a tanti altri attori. Ho affrontato anche delle difficoltà, svariate sfide, ma per fortuna sono ancora qui.
Che ricordo hai di “Questo piccolo grande amore”, accompagnato dalle bellissime canzoni di Claudio Baglioni?
Avevo da poco preso parte al mio primo film al cinema, “La casa sulle nuvole”, di Claudio Giovannesi, quando ho preso parte al provino de “Questo piccolo grande amore”. Un lavoro inaspettato, preso al volo, a cui non credevo inizialmente, perché non pensavo di essere adatto al ruolo del protagonista. Ricordo, tra l’altro, che nella mia testa vi era l’idea che volessero un ragazzo identico a Baglioni, invece scelsero me. Ero sul set di “Romanzo criminale”, la serie, quando mi richiamarono per un secondo provino. Da lì partì tutto e ne fui davvero felice.
Parlaci, appunto, di “Romanzo criminale”, una serie amatissima, seguitissima, a cui hai avuto il piacere di prendere parte..
Inizialmente ero stato scelto per interpretare Il Freddo, ma la mia età, troppo giovane, fece in modo da portare Stefano Sollima, il regista, a scegliere di assegnarmi un nuovo ruolo. Un ruolo comunque importante nell’evoluzione della storia. Ne conservo un bellissimo ricordo.
“Fuori c’è un mondo”, ad opera di Giovanni Galletta, ti vede tra i protagonisti. Cosa puoi anticiparci su quello che sarà il tuo personaggio, la trama?
Ho interpretato un personaggio particolare, borderline, molto complesso psicologicamente. Ho dovuto prendere ispirazione per poter interpretare un personaggio completamente differente dalla mia persona, cercando così di creare un contatto. A chi ha avuto modo di vederlo, spero sia piaciuto.
Cosa senti di consigliare a chi pensa di voler intraprendere il tuo stesso mestiere?
Oggi molte cose sono cambiate, rispetto ad un tempo. Anni fa decidere di fare questo mestiere voleva dire studiare, approcciarsi in modo concreto al tutto. Un qualcosa di richiesto, voluto, fatta eccezione per quelle particolarità che magari richiedevano strade più comode. L’esigenza primaria, ora, sembra quella di riuscire a trovare intanto la strada e poi approcciarsi allo studio. Oggi, a cambiare, sono anche i mezzi, le possibilità che un tempo non erano attuabili. Consiglierei di approfittare di queste metodologie, senza mettere da parte le basi, lo studio.
A proposito di maturità, di accettazione della propria persona, da qualche tempo sei papà. Quanta gioia c’è in questo nuovo ruolo, nella scoperta di questa attuale condizione? Com’è Emanuele Bosi papà?
Si tratta di un percorso completamente nuovo, capace di stravolgerti, in bene, la vita. Un viaggio bellissimo che vivi nell’interno, scoprendo, passo dopo passo, cosa comporta avere un figlio, mettendo alla prova la propria persona, i propri limiti. Mio figlio ora ha tre anni e, attualmente, compiamo insieme questo bellissimo viaggio, su binari identici.
Pensi di essere riuscito in buona parte di ciò che desideravi per il tuo futuro personale e lavorativo?
Certamente! La vita ci offre spesso delle opportunità e, al contempo, delle difficoltà. Ad ogni modo, tutto si supera e si va avanti, per la propria strada. Sono soddisfatto del mio percorso.