O.T. è forse il professore che, almeno una volta nella vita, si vorrebbe incontrare. Giunge inaspettatamente in una classe attraversando uno squarcio nella linea abituale del tempo e, senza presentazioni, dice di voler sostituire qualcuno.
Così inizia la sua estemporanea lezione di storia, che associazioni di pensiero, derive e digressioni conducono un po’ in un’altra storia, questa volta di uomini comuni accidentalmente coinvolti in un tragico fatto di cronaca.
O.T. presta allora voce e corpo ai personaggi di un racconto in cui vicende personali e memoria collettiva di un’intera città si intersecano attraverso fili invisibili e formano uno spazio quantico tra il vero e l’immaginato.
Uno spazio fatto di occasionali corrispondenze, di rimandi e indizi da decifrare, di dialoghi tra vivi e i morti, che alludono a un percorso di trasmutazione, dal piombo delle occasioni perdute all’oro di quelle ritrovate e coltivate.
Un delicato racconto sulla forza trasmutatrice degli affetti e delle emozioni, ma anche un omaggio in ricordo di coloro cui la brutalità del caso non ha dato modo di scegliere e di coltivare.
Una lezione di vita, una lezione di teatro, una lezione sui racconti che parlano di affetti, di emozioni e di ricordi per questo spettacolo molto interessante in uno scenario altrettanto di gusto.