Avrei voluto portarti sulla luna, ma ho trovato posto solo al lago, di Anita

Avrei voluto portarti sulla luna, ma ho trovato posto solo al lago, di Anita

Avrei voluto portarti sulla luna, ma ho trovato posto solo al lago segna l’esordio letterario dell’autrice genovese Anita, pubblicato con l’Editore Gruppo Albatros Il Filo.

Avrei voluto portarti sulla luna, ma ho trovato posto solo al lago, di Anita

Un’opera profonda, ricca di pathos per chi la leggerà e colma di riscatto e catarsi per la scrittrice, perché è proprio grazie alla scrittura se l’autrice è riuscita ad affrontare, appunto, paure e fragilità.

Il suo romanzo rappresenta, del resto, una doppia nascita: da una parte quella dell’opera stessa pagina dopo pagina e, dall’altra, quella di Anita, nome di fantasia che le ha permesso di liberarsi dalla convinzione di essere sbagliata, riconquistando sé stessa.

Anita, con Avrei voluto portarti sulla luna, ma ho trovato posto solo al lago metti su carta una storia dalla grande carica emotiva, conducendo in punta di piedi i tuoi lettori in un amore drammaticamente meraviglioso. Come è nata l’esigenza dentro di te di dar voce ai tuoi personaggi?

Ad un certo punto ho dovuto mettere in ordine tutti i sentimenti che si erano ammucchiati a poco a poco dentro di me. Un caos emotivo, una vera e propria confusione che sentivo crescere internamente: sono stata sommersa da troppe emozioni, incapace di saperle gestire. Ho cercato di farlo nel modo più confortevole che conoscevo: scrivendo. Anita e Agostino sono nati per esteriorizzare tutta questa emotività.

Trovi che il vero amore risieda nelle piccole azioni quotidiane?

Sono convinta che l’amore possa trovarsi anche nei piccoli gesti quotidiani, ma soprattutto in quel gesto inaspettato o, ancora meglio, in quell’abbraccio e in quelle parole che vengono in tuo soccorso quando siamo in difficoltà o più fragili. Spesso abbiamo bisogno di qualcuno al nostro fianco che capisca in anticipo le emozioni che proviamo. L’amore muta e con esso anche le esigenze di una coppia, di un rapporto, venirsi incontro e tenere il passo uno dell’altro è fondamentale, mi piace pensare che l’amore sia anche questo.

Se da una parte abbiamo un amore struggente, dall’altra troviamo lo spettro della morte che inizia a penetrare, precocemente, tra Anita e Agostino. Sarà un motivo di allontanamento o rafforzerà ulteriormente il legame tra i due?

Anita e Agostino hanno usato la morte a loro favore, come collante, traendo da questa drammatica esperienza l’energia per continuarsi a vivere fino all’ultimo istante. Hanno provato a lottare contro qualcosa di più grande: contro il tempo. Fin dall’inizio il tempo è stato il loro più grande nemico, un ostacolo invalicabile.

Quali emozioni prevalgono nel libro? E quali ti hanno pervasa durante la stesura?

Le emozioni che prevalgono sono il dolore e la speranza, si manifestano in ogni pagina del libro. Ho trasformato la percezione che avevo del mio di dolore per adattarla alla storia, mi sono immersa completamente in ogni pagina scritta, in ogni frase e in ogni emozione che i protagonisti hanno provato. Volevo che il lettore potesse percepire questo grado estremo di intensità nella storia che stava leggendo.

Per tutta la parte relativa alla malattia, alla diagnosi, all’ospedalizzazione, al trapianto, ti sei dovuta documentare?

Mi sono documentata, cercando però di non focalizzare questi passaggi molto delicati, ho cercato di trattarli con una certa delicatezza e rispetto. Per quanto riguarda il trapianto, ho descritto con più attenzione quello che sarebbe successo ad Agostino, volevo ricondurre il lettore non solo all’emotività del momento ma a far sì che potesse mettere a fuoco i passaggi delicati che sarebbero avvenuti.

Infine, quale recensione da parte di un lettore desidereresti ricevere?

Vorrei poter leggere di un lettore che non sia riuscito a smettere di giare le pagine, di aver avuto quella frenesia che capita quando si ha tra le mani un libro che ti trascina all’interno della storia, tanto da farti dimenticare il tempo che scorre, che ti fa sbarrare gli occhi e ti fa trattenere il fiato. Questo è quello che un giorno vorrei ricevere.

Su Francesca Ghezzani

Giornalista, addetto stampa, autrice e conduttrice di programmi televisivi e radiofonici. In passato ha collaborato con istituti in qualità di docente di comunicazione ed eventi.

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