Tra passato e presente, Loredana Berardi
Loredana Berardi, torinese di nascita, classe 1971, ha esordito come autrice nel 2002 con la pubblicazione del suo primo libro: “Un angelo accanto”, dove narra la magica esperienza vissuta con il proprio Angelo custode.
Dopo un lungo periodo di silenzio è tornata a scrivere pubblicando l’anno scorso il suo secondo libro: “La tempesta dell’anima”, presentato al Salone Internazionale del Libro di Torino, un romanzo che parla del vuoto interiore, la solitudine dell’anima della donna. Oggi a distanza di 14 anni grazie alla sua ultima opera è tornato al centro dell’attenzione il suo primo libro dedicato agli Angeli, ristampato, uscito recentemente.
Questo è sempre stato il sogno di Loredana: scrivere, per emozionarsi ed emozionare il lettore. Una passione che scorre in lei da quando era piccola dove tra un racconto e l’altro è riuscita a realizzare il suo sogno.
Scrivere è magia, lasciarsi trasportare dalla fantasia per scoprire luoghi nuovi, emozioni, dove tutto può succedere.
Il libro un angelo accanto, nasce da uno strano sogno, dove attraverso una luce bianca si estende una mano dal cielo.
Una sensazione difficile da raccontare perché ci sono emozioni che puoi solo vivere, ma Loredana attraverso la voce del suo cuore ha provato a descrivere questa meravigliosa esperienza che ha vissuto con il suo Angelo.
Lungo il percorso della sua vita, l’autrice in un delicato periodo della sua vita si è sentita avvolgere da quelle ali che non l’hanno mai più abbandonata. Ha sentito la forte presenza dei suoi nonni al suo fianco, un grande amore che la riporta indietro negli anni facendole ricordare alcuni episodi realmente accaduti.
Tratto dal libro: “Un angelo accanto”
“Come ogni anno, io e la mia famiglia ci trovavamo in vacanza a L’Aquila, città natale di mio padre e com’ era nostra abitudine fare, andavamo al cimitero per salutare i miei nonni paterni.
Quella era una giornata come tante, calda e tranquilla e mentre i miei genitori avanzavano le porte del cimitero, io avevo deciso di rimanere fuori ad aspettarli.
Quel giorno mi sentivo particolarmente stanca e non mi andava di camminare, ero fuori ad ascoltare musica quando all’improvviso avvertii una strana sensazione mai provata prima, come se ci fosse una strana presenza al mio fianco.
All’inizio pensavo che si fosse trattato solo una mia impressione, ma la cosa strana era che quel giorno, nonostante il caldo, avevo avvertito dei forti brividi di freddo. Entrai in macchina, ma ad un tratto arrivò un fortissimo vento che non riusciva a placarsi.
Aveva veramente una forza incredibile che era riuscito a spingermi dentro al cimitero, fino a giungere davanti alla tomba di nonna Giulia. A quel punto tutto il vento, come per magia, cessò all’improvviso così com’era arrivato e tutto ritornò come prima.
Mi spaventai moltissimo, ma più guardavo la fotografia di nonna e più mi convincevo che era stata lei a farmi arrivare vicino alla sua lapide.
La mia mano sfiorò la sua fotografia con quell’ingenuità che poteva avere solo una bambina di sei anni e, appoggiando le dite sull’immagine del suo volto, sentivo gli stessi brividi che avevo avvertito prima d’entrare nel cimitero.
Continuavo ad accarezzare la sua fotografia, non so perché, ma sentivo la mia mano pesante e fredda. Mi spaventai e di scatto la tolsi.
Quella era stata per me un’esperienza che in qualche maniera mi aveva segnata, ma soprattutto mi aveva fatto rendere conto che forse tra me e i miei nonni poteva esserci un legame che sicuramente, andando avanti, sarebbe diventato sempre più forte.
Con il passare del tempo avvertivo sempre più la loro presenza, due angeli che vegliavano su di me e quella era oramai diventata una convinzione che nessuno avrebbe potuto cambiare
Avevo 17 anni quando mi accadde un altro analogo episodio al cimitero, ma questa volta fu con mio nonno.
Era una giornata d’agosto molto calda, dove il cielo era di un azzurro da favola e nell’aria non tirava neanche un alito di vento. Erano quasi le 14.30 quando varcai la soglia del cimitero per recarmi da mio nonno; una pace, una quiete, si sentiva solo il cinguettio degli uccellini. Mi guardavo attorno, ero sola ma con la sensazione che tanti occhi mi stessero osservando e così quando arrivai dinanzi alla sua tomba mi sedetti accanto a lui.
Nonno era sepolto nella terra e sopra la sua tomba vi erano due vasi incastrati nel terreno, pieni di fiori.
Iniziai a parlargli, confidandogli le mie cose, e cioè che avevo intenzione di lasciare Novara per andare a vivere lì, a L’Aquila. Mi sentivo un pò buffa per quello che stavo facendo, la voce scorreva senza limiti anche perché ero troppo convinta che mi stesse ascoltando, avevo aperto completamente il mio cuore a nonno, raccontandogli le mie scelte e chiedendogli, perché no, aiuto. Avrei voluto sentire un suo cenno che mi facesse capire che mi aveva ascoltata. Rimasi così ancora un pò in silenzio, sfiorando la sua croce con le mani, mentre attorno a me una pace e un silenzio incredibile, quando ad un tratto, mentre me ne stavo andando il secondo vaso di fiori cadde.
Feci subito uno scatto, mi spaventai tantissimo e mi chiesi se era stato un caso, forse ero stata io involontariamente a farlo cadere, ma quel vaso non era vicino a me e non c’era neanche stato un filo di vento da poterlo far scivolare, quindi sicuramente si trattava di un segno da parte di mio nonno. La paura si trasformò in emozione, il mio cuore era agitato, mi sentivo felice, ed i miei occhi luccicavano di un’immensa gioia mai provata prima d’ora.
Da quel dì avevo veramente capito che io in qualche modo, riuscivo a comunicare con i miei nonni, l’idea mi faceva un pò tremare, ma sapevo che non avevo nulla da temere.”
Percezioni talmente forti da lasciar poco spazio alle parole, circondata da un alito di vento ed un profumo di rose, Loredana ha afferrato quella mano dal cielo facendosi guidare lungo il suo percorso. Si è fidata dei suoi meravigliosi Angeli ed è rimasta meravigliata di quanto amore loro avessero per lei. Con la loro presenza ha percorso la sua lunga e tortuosa strada ma alla fine dopo tanta sofferenza ha trovato la serenità, l’infinito, una nuova vita.
Ha sognato il suo Angelo, ha ascoltato i messaggi che lui le mandava e la sua vita poco per volta è veramente cambiata.
Scrivendo questo libro, Loredana ha provato tante emozioni divise all’inizio dalla paura di conoscere con la voglia di scoprire, ma alla fine ha deciso di ascoltare i loro messaggi dove le dicevano che avrebbe dovuto scrivere un libro che parlasse di loro per farli conoscere. Così chiudendo gli occhi ha stretto quella mano dal cielo e non l’ha più lasciata.