Angelo Longoni. Foto di Dirk Vogel
Angelo Longoni. Foto di Dirk Vogel

L’imprevedibilità del bene, di Angelo Longoni

Da anni è nota l’abilità di regista, drammaturgo e sceneggiatore di Angelo Longoni nel saper affrontare generi diversi in ambiti diversi: dal teatro alla TV, passando per il grande schermo, ha sempre dimostrato un grande interesse per le vicende di costume, sociali ma anche di uomini veri e geni del nostro passato, come Caravaggio e Tiberio Mitri, nelle due fiction di successo targate Rai.

Ma il regista è anche un apprezzato scrittore di libri, già con Modigliani il Principe e L’amore migliora la vita, è già in libreria edito per la Giunti Edizioni il suo novo romanzo dal titolo L’imprevedibilità del bene, in cui il protagonista è l’attore Franco Rocchi e in questo thriller si intrecciano e si dipanano le vicende che il protagonista vivrà con Daniele, il suo migliore amico. Senza fare troppe rivelazioni, possiamo dire che è un romanzo che ci rivela quanto sia sottile il passaggio tra realtà e finzione e come le vicende più paradossali siano una sorta di riflesso di eventi di cronaca tra i più crudeli. 

Il libro è disponibile di seguito:

In questa intervista il maestro Angelo Longoni, racconta il leitmotiv che c’è dietro alla costruzione del suo libro che sarà ufficialmente presentato, Venerdì 17 marzo a Roma presso la Libreria Spazio Sette, e il 22 marzo a Milano, presso la libreria Giunti al Punto sempre alle 18.00 con ingresso libero in entrambi gli eventi. 

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo Angelo Longoni. Dopo i successi dei libri Modigliani il Principe e L’amore migliora la vita, sarà in uscita con un nuovo libro L’imprevedibilità del bene. In questo romanzo dai toni Thriller, a cosa andrà incontro il lettore?

Secondo me, premesso che ogni autore non è che sappia esattamente a cosa andrà incontro il proprio lettore, ma uno ha in mente il percorso che si fa come scrittore nel momento in cui crea, poi come verrà recepito il proprio lavoro, è sempre un po’ misterioso ed è sempre tutto da scoprire. Diciamo che io credo che il lettore dovrebbe divertirsi e appassionarsi alla parte thriller o action per entrare in un linguaggio dei generi della storia. Ma allo stesso tempo e qui si entra nel secondo livello, nel lettore potrebbe innescare alcuni pensieri interessanti, come saper lavorare su sé stessi, su tutto quello che non accettiamo e su tutto quello che facciamo per sfuggire dal male e come alcune volte riusciamo a mascherare le cose.

Sul retro del libro sono riportate due frasi “Quando si compie il male, prima ci si stupisce per la capacità di farlo e infine si diventa indifferente” e ancora “Si dà poca importanza all’imprevedibilità del bene”. In cosa consiste questa sorta di dualità tra male e bene?

Allora dividendo i due momenti, nel primo abbiamo un pensiero riferito al fatto che un personaggio della storia compie un atto veramente efferato per proteggere una persona cara e uccidere, facendo questo innesca in lui questa riflessione, cioè nessuno è un assassino fino a quando non lo diventa per la prima volta. Poi una volta compiuto un omicidio o un gesto sicuramente rappresentativo del male, che cosa diventiamo? Cosa cambia in noi? Arriviamo a crearci delle giustificazioni che sono, prima il dire che quell’atto fosse inevitabile e in un secondo momento convivere con ciò che si è fatto e rendere, alla fine, la cosa” normale”. Questo è quello che succede quotidianamente, ad esempio quando riceviamo delle notizie terribili e questo fa passare eventi “orribili” in cose normali ed è per assurdo tutta questa apparente normalità a far divenire il tutto terribile. Per comprendere, ad un certo punto parlare in continuazione dei morti in guerra o dei morti affogati o per malattie, dopo aver determinato un terrore e uno sconvolgimento morale in seguito ti abitui, fino a ritenere l’accaduto, una cosa inevitabile.

Anche il male, in un certo senso, rende tutti un poco predisposti ad esso. Nella storia di questo romanzo, questa cosa si manifesta perché questi due amici si trovano a dover compiere il male che poi si trasformerà in bene. Nel senso che tutto ciò che loro faranno e tutto lo sconvolgimento delle loro vite, alla fine avrà un senso a fin di bene. Ma lo scopriremo solo leggendo il romanzo, non voglio dire di più.

Invece l’espressione sull’Imprevedibilità del bene ha a che fare con il concetto di serendipità. Per fare un esempio spicciolo: ti metti a cercare i funghi e mentre ti accanisci nella ricerca invece trovi i tartufi. Cioè nella vita spesso può capitare che, nella ricerca di qualcosa ti puoi imbattere in qualcos’altro magari di migliore. Per far capire meglio il lettore, l’imprevedibilità, in uno dei due personaggi si realizza attraverso una scoperta casuale. Lui aveva un malessere lieve e di nessuna importanza apparentemente, ma indagando su di esso trova che da un’altra parte del corpo c’era un cancro, per cui riesce a salvarsi grazie a quell’imprevedibilità del bene, senza il quale non avrebbe salvato la propria vita. Così cercando qualcosa che apparentemente riteniamo importante, troviamo cose molto più importanti. Non sempre quello che riteniamo un male lo sia, esso magari è in realtà la barriera che ci divide dal bene, forse dobbiamo attraversare quella porta che in apparenza è male per raggiungere un bene superiore.

Così com’è accaduto per alcuni tra i suoi scritti teatrali, come Naja, Maldamore, Uomini senza donne e anche Ostaggi, divenuti poi anche dei film, pensa che questo libro potrebbe diventare un film o un’opera teatrale Angelo Longoni?

Sul palcoscenico no, ma sicuramente un film perché L’imprevedibilità del bene, ha tutte le caratteristiche tipiche di un noir e un thriller, con tutti i crismi del genere. A me piace affrontare i generi, come la commedia o le biografie di uomini illustri e sono un genere, così come il thriller appartiene ad un genere, così come un romanzo storico e biografico appartiene ad un genere. Ecco a me piace molto affrontare diversi generi che amo portare sia a teatro che sulla pagina e al cinema. Infatti il romanzo che ho scritto precedentemente, L’amore migliora la vita, che è una storia di costume e di mal costume, diventerà un film. Questo è il mio modo di lavorare e di approfondire gli argomenti, magari da un’idea teatrale nasce un romanzo e il romanzo si trasforma in un film. Cioè le storie hanno una decantazione, una sorta di maturazione che serve anche per passare da un formato all’altro: dal teatro alla pagina scritta, dal piccolo al grande schermo.

Angelo Longoni ultimamente da ogni manifestazione pubblica, viene fatto presente il fatto che troppo spesso le donne facciano fatica a ritagliarsi il giusto merito per il proprio lavoro e le loro qualità. Da regista che dirige abilmente anche le donne e che può conoscere il loro valore, cosa ne pensa in merito?

Penso che sia un’aria che sta cambiando, anche perché sono fiducioso. Io credo che la donna sia migliore dell’uomo in generale, pensi io sono papà di tre figlie femmine e anche il mio cane è una femmina! Credo che tutto quello che di buono possa venire in futuro, sarà femminile. Penso che la capacità di essere madri, renda le donne un punto di attrazione del futuro; certo l’uomo dovrà lasciare il passo, ne sarà costretto. Lo vediamo adesso in politica, senza schierarsi, ma da una parte abbiamo la Meloni dall’altra la Schlein e sono due elementi fondamentali, addirittura alla Corte Costituzionale è stata nominata una donna. Personalmente vedrei con piacere un Presidente della Repubblica donna. Un po’ quest’ottica maschile corruttiva, forse potrebbe diminuire con le donne, però questa magari potrebbe essere una mia ingenuità. Poi, alla fine a furia di dire che siamo uguali, anche le donne acquisteranno gli stessi difetti dei maschi. Io spererei che non sia così.

Su Angela Pensabene

Angela dopo studi di canto e musicali in Conservatorio, si forma come artista di Teatro Lirico esibendosi dapprima come corista in Opere liriche e poi come solista, principalmente nel repertorio Verdiano. Nel contempo inizia l'insegnamento nelle Scuole sia Primarie che Secondarie.

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