La musica italiana e il fenomeno talent show

Talent Show

In principio fu il talent: se credete che essi siano ‘solo’ un recente ‘sottoprodotto’ di quello sconfinato macrogenere denominato Reality Show siete un tantinello fuori strada. In tv, come in natura, nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma per rinascere in mille forme diverse.

Beh, a voler essere un pochino eterodossi, anche i tornei tra gladiatori rispondono ai’requisiti minimi’ di un talent: c’è una competenza da esibire, una sfida da vincere, un pubblico da convincere, un giudice da conquistare, un premio da portare a casa, anche il sogno di un duraturo e remunerativo successo popolare. Certo, nelle Arene ci si giocava la vita per davvero, ora ci si gioca il sogno di una vita, la reputazione di una vita, il desiderio di cambiare vita: in fondo c’è sempre una vita in gioco. Son partita da lontano, ma non temete, andiamo al sodo: secondo voi qual è stato il primo talent? Si accettano scommesse. Se avete pensato a titoli come Popstar, Amici, X Factor o Operazione Trionfo siete decisamente fuori strada. Il talent, come molti altri generi tv, nasce in radio nella metà degli anni Trenta con Major Bowes Amateur Hour, programma ideato e condotto dal Maggiore Edward Bowes andato in onda dal 1934 al 1945. E veniamo a noi: non è vero che il mondo è iniziato nel 2000 con il Grande Fratello, checché! Era il 1956, la tv italiana era nata da appena 2 anni e sui traballanti teleschermi in bianco e nero fece la sua apparizione Primo Applauso. Conduceva la diva Silvana Pampanini accompagnata da un giovane di nome Enzo Tortora. A Primo Applauso partecipò anche un giovane urlatore di nome Adriano e di cognome Celentano, che ebbe miglior fortuna del suo ‘ispiratore’, Elvis.

E’ Pippo Baudo nel 1966 a riaprire le porte della tv alle aspiranti star dello showbiz con Settevoci, uno suoi maggiori successi televisivi. Vi parteciparono Giuni Russo, ma anche Massimo Ranieri, Al Bano e molti altri giovani di quella generazione. Nel 1991 forse l’ultimo barlume di talent prima dell’invasione anni 2000. Una gara tra talenti fu introdotta nello show del sabato sera, Fantastico 12, condotto quell’anno da Johnny Dorelli e Raffaella Carrà. Tra i partecipanti un giovane Leonardo Pieraccioni, che già da qualche anno era entrato nella squadra di Radio Deejay e Deejay Television affiancandosi a Fiorello, Amadeus e l’immancabile Linus. A Fantastico Pieraccioni si classificò secondo e qualche anno dopo debuttò al cinema con Il Ciclone.

Nel settembre 2001 arriva su Italia 1 una nuova trasmissione firmata da Maria De Filippi : Saranno famosi, una sorta di scuola di spettacolo in cui la vita degli studenti viene ripresa dalle telecamere, mettendo in luce difficoltà, competizione e rivalità. La conduzione del talent show, affidata inizialmente a Daniele Bossari, passa dopo alcuni mesi alla De Filippi stessa con un inaspettato successo.
Durante tutta la settimana i ragazzi impegnati nei corsi vengono ripresi dalle telecamere, che ripropongono i momenti più significativi della preparazione (negli studi di Cinecittà). Ma vengono mostrati anche quadretti di vita vissuta all’interno del residence dove gli allievi dormono e consumano le ore di relax lontano dagli allenamenti. In pratica ci sono due livelli di giudizio: uno espresso dagli insegnanti dei vari corsi, ed un altro pronunciato dal pubblico attraverso il solito metodo del televoto. Quello dei professori serve ai ragazzi per poter guadagnare la sufficienza e superare così l’impegno settimanale, quello dei telespettatori è indispensabile per conquistare una buona posizione nella classifica di gradimento. Gli studenti che non riescono a prendere il 6 sono costretti a ripetere le materie durante la settimana successiva per poi risottoporsi il sabato al giudizio degli insegnanti. Così come più o meno succedeva nella celebre fiction americana (a cui il programma si ispira), i ragazzi devono mettercela tutta per non essere bocciati.
Il programma diventa presto un vero fenomeno di costume.

Tutti noi siamo invecchiati davanti alla tv. Anche Raffaella Carrà se n’è dovuta fare una ragione. Il suo Forte Forte Forte è un format più vecchio dei 70 anni della stessa conduttrice. Daria Bignardi deve far fronte alle rughe delle sue Invasioni Barbariche che ormai non appassionano più. Non c’è niente da fare: dopo qualche anno la gente si stufa di vedere sempre le solite trasmissioni. La stessa Isola dei Famosi è tornata al boom di ascolti dopo una pausa di qualche anno. Chi invece ha conservato lo smalto dei giorni migliori è senza dubbio Maria De Filippi, un fenomeno televisivo mondiale. Le sue trasmissioni riescono negli anni a conservare l’appeal e l’interesse di sempre.

Regna la logica della passerella, di suonare o di scrivere canzoni per far piacere agli altri. Sono  brevi interpreti, per carità, ma soltanto perché hanno imparato la tecnica del canto. Però sono ragazzi che vengono fuori da competizioni canore, che sono un’altra storia rispetto alla formazione musicale fatta di impegno e scelte. I loro percorsi assomigliano alle sfilate di Miss Universo, Miss Italia, vince chi è la più carina. Poi aprono la bocca e… c’è un po’ di snobismo nei confronti di questi fenomeni della tv, diventati popolari nel giro di pochi mesi e senza, forse, quella gavetta che tanto viene rinfacciata.

Oggi la tv è tutta una sfida tra talenti, che si tratti di canto o ballo conta poco, l’importante è schierare una giuria composta da nomi dello spettacolo più o meno illustri e dedicarsi ad una sfrenata campagna promozionale via social.

La musica è stata imbevuta ed ubriacata nella giostra dell’etere, con le stesse identiche modalità della non aderenza di ognuno alla propria posizione, complice un pubblico non più educato e quindi con sempre meno esigenze. Non lamentiamoci, allora. Chiediamoci  – vi prego – se abbiamo talento, se non siamo la copia di una copia, vista una settimana indietro o magari esistita già 30 anni fa. Per diventare una star non basta il “talent”.

Ma per sfondare nella musica esiste solo il canale dei talent show? Quali alternative ci sono?

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Redazione Giornalistica