Myriam Lattanzio: le sue “Donne e Madonne”

Myriam Lattanzio: le sue “Donne e Madonne”

Myriam Lattanzio, ci porta nella magia del teatro per la messa in scena di “Donne e Madonne”: ecco la nostra recensione.

Oggi siamo in compagnia di Myriam Lattanzio che presso lo storico Nuovo Teatro Sancarluccio di Napoli, ha portato il suo spettacolo “Donne e Madonne”.

La recensione di “Donne e Madonne”

Siamo stati presenti allo spettacolo di e con Myriam Lattanzio “Donne e Madonne”, la nostra recensione è più che soddisfacente.

Un’atmosfera mistica e particolare tra percussioni suggestive e voci bellissime che intonano brani emozionanti ricordando anche il grande Roberto De Simone recentemente scomparso. Un lavoro che ha richiesto tanto tempo, studio meticoloso e dedizione.

Tra racconti narrati e canzoni che rievocano un lontano passato si scoprono nuove storie legate a sette Madonne: la Madonna del Carmine, la Madonna di Piedigrotta, la Madonna della scarpetta, la Madonna dell’arco, la Madonna di Montevergine, la Madonna della Pace e la Madonna delle galline.

Myriam Lattanzio è la regista e la protagonista di questo spettacolo intenso e suggestivo. La sua voce potente si alterna e si fonde con quella sublime di Antonella Maisto, artista passionale e bravissima.
La chitarra di Roberto Trenca, le voci di Nunzia Schiano, Enzo Tammurriello Esposito, Marcello Colasurdo, le percussioni, le nacchere e tammorre fanno tutto il resto.

L’entusiasmo e l’amore di Myriam, e degli artisti presenti, hanno incantato fino all’ultimo, fino a quando, in chiusura, Myriam ha letto un testo dedicato al compianto maestro Roberto De Simone e quando sono state menzionate alcune delle tantissime vittime di femminicidio.

Un pensiero delicato per gridare forte la necessità di un’equa giustizia e la necessità di porre fine a questa assurda mattanza di donne innocente e non libere di scegliere chi amare.

Bisognerebbe vedere “Donne e Madonne” per emozionarsi, per arricchirsi di cose belle, per viaggiare tra tradizioni contadine e conoscere i vari culti che si nascondono dietro le varie Madonne, per chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare da commozioni, dalla musica che ti entra nel cuore, lasciarsi rapire dalle voci che vibrano un napoletano antico, vivere la suggestione e l’eccitazione che solo il ritmo “rotondo” delle tammorre è capace di trasmettere…

Il nostro voto non può che promuovere la bravura e la passione di Myriam Lattanzio e della sua grande compagnia di artisti.

Myriam Lattanzio in Donne e Madonne. Foto di Aldo Cicellyn
Myriam Lattanzio in Donne e Madonne. Foto di Aldo Cicellyn

L’intervista a Myriam Lattanzio

Un viaggio tra parole e musica alla riscoperta di canzoni della tradizione popolare legati alla figura della donna, ma non solo…

Bentornata Myriam Lattanzio sul quotidiano “La Gazzetta dello Spettacolo”. Il tuo spettacolo “Donne e Madonne”: di cosa si tratta?
Dopo “Donne e Sud” e “Femmene” con Nunzia Schiano, continuo il mio viaggio raccontando e parlando di donne, questa volta però legate al mondo popolare fatto di devozione e passione.

Come nasce l’idea di Donne e Madonne?
Sono rimasta affascinata e incuriosita da tutto quello che gira intorno al culto delle sette Madonne, dei pellegrinaggi, delle leggende e dei canti dedicati alle Madonne. Ho quindi iniziato una ricerca di storie e brani, aiutata anche da Enzo “tammurriello” Esposito, che è un cultore del mondo religioso, e da Claudio Canzanella che mi affiancherà sul palco. Come contraltare, però, canterò brani che parleranno di “Chianelle”, “Langelle rotte” che, ovviamente, sono metafore della sfera sessuale femminile. Un viaggio tra il “sacro e il profano” legato alle donne e alla loro forza.

Myriam presentaci i tuoi compagni di avventura.
Claudio Canzanella che, come accennato, mi ha aiutato nella ricerca delle leggende legate alle figure delle sette Madonne. Ci sarà, poi, la bravissima cantante Antonella Maisto e l’attrice Maria Pacilio. Si ascolteranno le voci registrate di Nunzia Schiano ed Enzo Esposito e ci sarà un piccolo omaggio a Marcello Colasurdo, studioso nonchè figura immancabile della Festa di Montevergine, delle Gallie e dell’Arco. Il brano che chiude lo spettacolo, poi, è un regalo di Carlo Faiello, il quale ha accettato di musicare un mio testo dal titolo appunto: “DonneeMadonne”.

In una società dove, purtroppo, vige spesso il patriarcato… attraverso questa rappresentazione è possibile cogliere una morale?
In “Donne e Sud” raccontavo dell brigantesse, in “Femmene” figure di donne che incontriamo tutti i giorni nei mercati, nei mezzi pubblici, in fila alla posta. In questo lavoro volevo dar luce al culto precristiano delle grandi madri e ad una devozione prevalentemente matriarcale. Non ho la presunzione di lanciare messaggi, anche perchè il teatro – come diceva Albertazzi – pone domande, non risposte. Le risposte deve darle il pubblico. Mi piace, però, sottolineare la frase che chiude lo spettacolo e che è una riflessione di Marcello Colasurdo: “Prima dell’avvento della chiesa, era tutto in mano alle figure femminili. Anche la terra era ed è chiamata madre. Dopo è arrivata la chiesa ed ha tolto la figura femminile ed ha messo Gesù Cristo, dicendo: ” Mo’ cummanna l’ommo!”. Ecco, io credo che l’inizio del patriarcato sia iniziato in quel preciso momento.

Perché bisogna vedere “Donne e Madonne”?
Perchè è un viaggio tra le nostre tradizioni contadine e non solo. Aiuta a capire cosa c’è dietro al culto della Madonna delle Galline, di Piedigrotta e il perchè ogni anno una folla di gente sale “‘O Muntagnone” per andare ad omaggiare la Madonna di Montevergine con tammorre e nacchere… ed anche perchè in un mondo super tecnologico, si sente il bisogno di non perdere le proprie radici ed i propri culti.

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