Abbiamo incontrato per voi Manuela Tempesta: romana, attrice e regista con un passato di grandi esperienze, ma soprattutto con un futuro ricco di successi secondo noi.
Molti i generi affrontati nella “sua scrittura”, ma nel 2017 con Cristallo e oggi con I Sogni Sospesi, Manuela è sicuramente una delle addette ai lavori, che meglio può raccontarci l’unione di una forma d’arte come il cinema a quello che è un dramma sociale come la violenza sulle donne.
Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo a Manuela Tempesta. Una regista donna, che parla delle donne. Senti addosso delle responsabilità nel ricoprire questo ruolo?
Quando scrivo un soggetto o una sceneggiatura che racconta una “storia di donne”, rifletto a lungo e faccio ricerche sul “tema” prima di buttare giù le mie idee. Mentre scrivo, capisco anche come girerò e stendo un piano inquadrature. Da questo punto di vista, sono molto attenta ed estremamente rigorosa. Mi piace partire dalla realtà, dalla cronaca e dall’attualità, ma approfondisco gli argomenti di cui parlo, attraverso letture, interviste, visione di film e di documentari. Vado a fondo: di solito le “storie di donne” che racconto sono “estreme”, anche dal punto di vista dei sentimenti. Per far emergere questo orizzonte emotivo e drammatico, scavo nella realtà che mi circonda. Credo che oggi sia importante lavorare con attenzione e con cura quando si parla di “donne”, soprattutto in un’epoca come la nostra, dove la donna – seppur ancora emarginata e vittima di molti contesti- sta ricoprendo ruoli di grandi importanza nella società e si sta affermando in campi che, fino a pochi decenni fa, erano completamente preclusi alla figura femminile. Siamo in un momento di trasformazione, le donne non devono dimenticarselo perché possono fare molto.
I Sogni Sospesi è l’audiovisivo che stai portando in giro per Festival, un film che parla di donne e violenza. Quali pensi siano i requisiti fondamentali al cinema per trattare questo tema così delicato?
Credo che occorra la volontà di approfondire, con impegno e serietà, un argomento così importante. Prima di girare questo cortometraggio, avevo già scritto e diretto “Cristallo”, un altro corto che affrontava questa tematica ma da un punto di vista completamente diverso. Per scrivere la sceneggiatura, mi ero recata alla Casa delle Donne di Roma dove, proprio una donna, mi aveva consigliato diversi libri da leggere. Mi hanno fatto pensare molto, soprattutto rispetto alle dinamiche psicologiche che si instaurano tra vittima e carnefice. Altro passo importante, è stato l’ascolto: ho incontrato e mi sono confrontata con alcune vittime di violenza dal proprio compagno.
Ho imparato tante cose durante questo percorso e credo che, chiunque voglia affrontare questa tematica nel cinema, debba partire da questo tipo di approfondimenti.
Pensi che le Istituzioni appoggiano abbastanza il mondo dell’audiovisivo su queste tematiche, o potrebbero fare di più?
Oggi se ne parla tanto e sono convinta che qualcosa stia cambiando in meglio, anche da parte delle istituzioni. Ci sono molte più autrici e registe donne che girano i loro progetti, ma anche associazioni che riflettono sulla presenza delle donne nel mondo dell’audiovisivo e sull’importanza del “gender” in questo campo. Io sono iscritta a Women in Film, TV & Media Italia, una realtà davvero interessante, che cerca di creare una rete tra le professioniste che lavorano nell’ universo dei “media” e che s’interroga su questi temi.
Dietro la macchina da presa uomini e donne: pensi che l’Italia viva ancora una disparità in merito?
Sì, lo penso. Viviamo ancora in un contesto professionale, oltre che in una società, dove i pregiudizi, purtroppo, sopravvivono e, qualche volta, sono determinanti quando si sceglie con “chi” realizzare un progetto. Dobbiamo lottare per far capire quanto valiamo, per questo la serietà e l’impegno, ma soprattutto la tenacia, sono determinanti.
Hai lavorato per l’ultimo progetto con Melania Dalla Costa e Francesca Luce Cardinale. Una parola per entrambe?
Due professioniste. Si sono fidate di me e hanno seguito le mie indicazioni. Sono felice di aver lavorato con loro.
Cosa riserva il futuro a Manuela Tempesta?
Sto scrivendo dei nuovi soggetti per il cinema e la fiction, ma anche la sceneggiatura di un film che mi sta molto a cuore. Chiaramente, non lascio il campo documentaristico, al quale sono legata. Vorrei realizzare un film con un cast europeo conosciuto in tutto il mondo, mettermi in gioco con nuove sfide professionali e provare a girare anche all’estero, magari negli Stati Uniti. Tra pochi giorni, dal 9 al 13 ottobre, porterò in scena al Teatro Trastevere di Roma, uno spettacolo che ha vinto un bando per testi teatrali inediti e che racconta, in chiave contemporanea, i principali personaggi delle opere di Shakespeare, immersi nell’assurdità e nella follia umana. L’ho scritto con Giovanni Maria Buzzatti, che è anche uno degli attori dello spettacolo e che lo dirigerà insieme a me. Oltre a lui, nel cast ci sono Mavina Graziani, Giglia Marra, Enrico Franchi ed Emanuele Guzzardi. Le musiche originali sono di Vincenzo Incenzo, un artista che stimo e con il quale desideravo collaborare da tempo. E’ uno spettacolo sperimentale, con 11 personaggi “folli”, una sfida molto appassionante e mi auguro che il pubblico ami questo spettacolo come lo amiamo noi!
Grazie al tempo che Manuela ci ha dedicato.