L’avvocatura italiana è in affanno. I dati della Cassa Forense del 2023 delineano un quadro preoccupante, con un calo degli iscritti pari al 1,8%. Questo significa circa 4.000 professionisti in meno rispetto all’anno precedente.
Il Sud Italia è la regione più colpita da questa emorragia di professionisti legali. Calabria (-4,8%), Basilicata (-4,7%) e Puglia (-4,1%) registrano i cali più significativi. Anche la Sicilia (-3,6%) non è esente da questa tendenza negativa. A livello di distretti giudiziari, Catanzaro, Palermo e Caltanissetta guidano la classifica delle flessioni.
Perché questa crisi? Secondo Antonello Martinez, presidente dell’Associazione Italiana Avvocati d’Impresa, il problema risiede nella sovraffollazione del mercato, soprattutto nel Mezzogiorno, dove la densità di avvocati è tra le più alte d’Europa. “Un percorso formativo troppo lungo e selettivo” potrebbe essere una delle cause di questa situazione, secondo Martinez.
Non tutto è negativo. La Lombardia, con un aumento dell’1%, fa eccezione al trend nazionale. Anche il distretto giudiziario di Messina registra una crescita significativa (+16,4%). Tuttavia, questi sono casi isolati.
Le conseguenze economiche di questa crisi si fanno sentire soprattutto nel Sud Italia. Nonostante il calo degli iscritti, i redditi medi degli avvocati in Puglia, Calabria e Sicilia sono aumentati, ma rimangono comunque inferiori alla media nazionale.
Qual è il futuro dell’avvocatura italiana? Di fronte a questo scenario, si pone la domanda su come rilanciare la professione. Secondo Martinez, è necessario intervenire sul percorso formativo e sulla struttura del mercato, favorendo l’aggregazione degli studi e promuovendo una maggiore specializzazione.
In conclusione, l’avvocatura italiana si trova ad affrontare una profonda crisi, con il Sud Italia che paga lo scotto più alto. Per invertire questa tendenza, è necessario un intervento strutturale che coinvolga sia le istituzioni che la stessa categoria professionale.