Elisabetta De Palo: la mia carriera, passo dopo passo
Intervista all’attrice Elisabetta De Palo, che ha fatto della recitazione la sua vita e che tra TV e teatro, ci racconta il suo lavoro.
Vive da sempre per la recitazione Elisabetta De Palo, amatissima dai tempi di “Vivere”, soap Mediaset, e vista recentemente in un altro progetto importante, “Mina Settembre 3”. Un incontro per andare indietro negli anni, con uno sguardo sicuro sul presente, sul teatro che le regala costantemente sensazioni forti…
L’intervista a Elisabetta De Palo
Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Elisabetta De Palo. Come stai?
Molto bene, grazie! Vivo in campagna, oggi piove, ma la primavera è ormai arrivata. Comincia la fioritura del ciliegio, del mandorlo, è un bel periodo qui.
Recentemente ti abbiamo vista in “Mina Settembre”, serie Rai di successo giunta alla sua terza stagione. Cosa ti ha regalato quel set?
È stata un’esperienza molto importante! Trattare l’Alzheimer di questi tempi è davvero fondamentale perché pare che i casi siano aumentati, o forse sono soltanto più certificati. Tutte le famiglie, bene o male, compresa la mia hanno un problema del genere. Il personaggio è stato scritto molto bene, in maniera molto delicata, e devo dire che sono stati in tanti a farmi i complimenti. Ho provato un grande piacere nel rintracciare lo sceneggiatore di quella puntata per fargli i miei complimenti. Una patologia forte, importante, e il fatto che la mia Angelina abbia intrapreso questo viaggio verso Napoli, rivelato alla collega Chiara Russo, molto abile tra l’altro, fa di lei una persona consapevole di avere una problematica da affrontare. Quel viaggio sarebbe stato, forse, l’ultimo per lei e, il ripensare all’amore, ha fatto sì che potesse lanciare un messaggio, la voglia di tenere in vita tutto ciò…
Cosa ricordi con piacere di quei giorni di lavorazione, dei colleghi vissuti, come Chiara Russo e Giuseppe Zeno?
Si, ho girato in paricolar modo con la Russo e Zeno. Chiara era davvero coinvolta da questa storia e ricordo con immenso affetto, piacere, il momento in cui si è commossa. È una persona davvero carina, capace di regalare tanto, così come i complimenti che mi ha fatto in quei momenti di girato. Non ultima Tiziana Aristarco, una regista con cui mi sono trovata davvero bene.
… e Napoli?
Girare in una città come Napoli è bellissimo, lì si sta sempre molto bene!
Il tuo curriculum è ricco di esperienze, che si parli di televisione, teatro e non solo ma, nel corso degli anni, quali maggiori consapevolezze hai acquisito? Doveva andare proprio tutto così?
Penso di sì! (Sorride) Ho conquistato passo dopo passo la mia carriera, completamente da sola. La popolarità è arrivata con “Vivere”, con quei dieci anni intensi di lavoro. Una soap che mi ha insegnato cosa significasse davvero questo mestiere, perché fino ad allora avevo fatto tanto teatro e, proprio con “Vivere”, ho appreso cosa volesse dire la prontezza, impadronendomi del personaggio con quelli che sono i tempi televisivi. Non dico ‘buona la prima’ ma quasi ed ho così portato con me questo importante patrimonio. Dopo c’è stato tanto altro e, tra questi, proprio un corto sull’Alzheimer girato insieme ad un altro bravo attore di teatro, Massimo Foschi, un tema legato anche all’amore.

Torniamo a “Vivere”, a quell’intenso periodo vissuto sul set, al ricordo che porti con te…
Le persone ci hanno amato e ci amano ancora, nonostante siano passati tanti anni e l’aspetto sia diverso da un tempo. Un attestato di stima importante, oggi, l’essere riconosciuti e ancora apprezzati, indimenticati. Abbiamo vissuto per cinque anni a Milano e gli altri cinque nel canavese, in Piemonte. Anni in cui mi dividevo anche tra set e teatro. Forse, dopo dieci anni, è stato un bene che sia finito, per poterci dedicare anche ad altro. Temevo di restare legata a quel ruolo, la locandiera, invece ho avuto poi la fortuna di interpretare sin da subito un personaggio diverso, una nonna assassina, un tema forte. Il top è poi sopraggiunto in “Suburra”, in cui ho interpretato un personaggio davvero oscuro, autoritario, una contessa.
Immagino tu abbia conosciuto Pietro Genuardi, recentemente scomparso, un tempo presente sul set di “Vivere”…
Certo! L’ho conosciuto e posso confermarti che era davvero una brava persona, cordiale e di grande spessore umano e artistico. Mi ha colpito molto la sua scomparsa!
Tornando al teatro, altra grande passione, quali sensazioni sono legate alle tavole del palcoscenico e quali riti ti accompagnano prima di essere in scena?
Ultimamente posso dirti che vivo il teatro anche al di là del palcoscenico, sul sagrato di una chiesa, una nuova e buona condizione.
Un rito, qualcosa che porti sempre con te?
Una borsa contenente i copioni. Oggi è molto rovinata ma è un oggetto a cui tengo da tempo, da cui fatico a separarmi.
Cosa non sei ancora riuscita a realizzare?
Tempo fa ti avrei risposto che mi sarebbe piaciuto interpretare una psichiatra abile nel risolvere i casi. Oggi ci penso meno, ti dirò…
Elisabetta De Paolo, che periodo sta vivendo?
Un periodo abbastanza tranquillo! Adoro, come dicevo poco prima, vivere in campagna, senza sentire affatto la mancanza della città. Ho i miei animali, i miei amici, e la possibilità di organizzare eventi culturali, differentemente da come accade a Roma, a causa della sua caoticità.
Poco prima parlavi di uno spettacolo a cui prenderai parte. Cosa puoi dirci a riguardo?
Si tratta di uno spettacolo realizzato qui, dalle mie parti, in Sabina, dal titolo “Donne in-cantate”. La prossima data si terrà il 28 giugno proprio alla Chiesa di Santa Vittoria a Monteleone Sabino.