Roma, città multietnica sempre in bilico fra cinismo e generosità fra disincanto e commozione, ma non solo. Massimo Wertmuller, in questo spettacolo – “A cuore aperto” – intraprende un viaggio partendo dalle radici di una civiltà, con qualche dotta dissertazione, ma anche qualche inevitabile caduta, per arrivare a riflettere sui grandi temi della vita stessa.
È un percorso intimo, a volte sfrontato, alla ricerca delle proprie origini accompagnato dalle musiche del Maestro Pino Cangialosi.
Caro Massimo, benvenuto su “La Gazzetta dello spettacolo”. E’ davvero un onore intervistarla. La vita, va a vissuta “A cuore aperto”: secondo Lei perché?
Gentile Sara l’onore è mio e ringrazio per questa intervista. Partirei da una considerazione generale, diciamo storica. C’è chi dice che l’illuminismo sia stato senza alcun dubbio un passo avanti, una crescita del mondo rispetto al romanticismo. Io invece, nel mio molto piccolo, penso che se tu alla vita, alle scelte, alle esperienze, togli il cuore gli hai tolto il sapore più vero, quello più forte. Certo la passione non può e non deve tracimare. Sennò succede che le guerre devastanti poi vengano fatte proprio per ragioni romantiche. Ma fino a che il cuore si fa motore delle emozioni, credo che faccia il regalo più bello all’essere umano. Poi il cuore vuol dire tante cose. Il sentimento, l’amore, l’empatia, la sensibilità… Tutte belle e nobili faccende…
Che ruolo ha Roma all’interno di questo spettacolo?
Roma è protagonista nel bene e nel male. Gianni Clementi ha scritto questo atto d’amore e odio verso una Roma che oggi è così tanto cambiata. Un atto venato di delusione, divertimento, disincanto, satira. Le musiche dal vivo di Pino Cangialosi suonate assieme a Mario De Meo ,poi, contribuiscono a creare l’ambiente giusto.
Perché il pubblico, romano e non, dovrebbe venire a vedere lo spettacolo “A cuore aperto” al Teatro Vittoria?
Perché da quello che ha dimostrato nelle sue poche uscite fatte fin qui risulta essere uno spettacolo divertente, se io lo faccio come si deve ovviamente. Che offre tra una risata e un’altra anche qualche riflessione sui malcostumi di oggi. Che sono romani ma non solo, purtroppo. E poi il titolo “A cuore aperto” è vero che rimanda ad una frase con cui si vuole parlare di sincerità, ma significa anche qualcos’altro… Qualcosa di molto personale a cui è dedicato lo spettacolo…