Elena Bresciani. Foto di Daniel Passarelli
Elena Bresciani. Foto di Daniel Passarelli

Elena Bresciani: 25 anni di insegnamento da mezzosoprano

Elena Bresciani, esperta di voci femminili che segue in tutta Italia, oltre alla fama come cantante lirica che l’ha portata a cantare in ogni parte del mondo, dal Vaticano alla Carnegie Hall di New York, è plurilaureata in Lettere all’Università Statale di Milano, in Canto Artistico al Conservatorio Donizetti di Bergamo, in Voice Performance al Trinity College of Music di Londra e si è inoltre specializzata in Educazione alla Teatralità all’Università Cattolica di Milano e in Teologia Spirituale alla Facoltà Teologica di Milano. 

Un anno importante questo 2024, perché segna i suoi 25 anni di insegnamento con all’attivo centinaia e centinaia di casi di studio nella lirica, nel jazz, nel pop e nel musical. Ne parliamo con lei per la nostra rubrica Talenti.

Un ben ritrovata su La Gazzetta dello Spettacolo. Elena Bresciani ieri, oggi e domani. Raccontati. 

Ieri ragazzina timida che sognava di fare la cantante lirica e studiava a testa bassa. Oggi professionista stimata (cantante, vocal coach, mentore vocale) che continua a studiare a testa bassa.

Domani vorrei prendermi tutto ciò che merito e ancora la vita non mi ha dato, perché il mio percorso è stato sempre faticoso e non mi hanno regalato nulla, ho davvero lottato. Non so spiegare perché ho ancora “fame”, vedo sempre il bicchiere mezzo vuoto, mi sembra sempre di non aver fatto abbastanza. 

Sono grata, ma non sono appagata dalla mia carriera. So che è brutto dirlo, ma è la verità. Domani vorrei ricevere in flow tutto ciò che ancora sogno di meritare e per cui ho lavorato tantissimo.

Tu e i tuoi allievi. Oltra alla dimensione della voce, su cosa occorre lavorare per formare un artista completo?

Devi lavorare a 360 gradi per essere un artista completo e per tutelarti devi conoscere molto in diversi ambiti (per me è la persona in primo piano, non l’artista): marketing e crescita personale, meditazione, voce, energia, arte, teatralità, capacità introspettive ed intellettuali, lingue straniere, capacità camaleontiche di trasformazione personale alchemica, territori inesplorati della psiche, masticare musica in modo onnivoro, problem solving, saper discernere e scegliere, lavorare sulle intenzioni che stanno dietro a un inedito, conoscere le nuove piattaforme… fare il mentore, oltre a coltivare tutto questo giornalmente, mi richiede anche empatia e capacità di ascolto dell’altro, ricerca della sua unicità musicale, capire con velocità ciò di cui ha realmente bisogno ed intervenire tecnicamente e umanamente su quello.

24 ore non mi bastano mai, ho sempre una “to do list” di cose da fare sulle note dell’iPhone e nuovi argomenti da studiare per stare al passo. Per questo odio chi si siede e si esalta al primo successo e anche chi perde tempo a sparlare degli altri, lo trovo tremendamente improduttivo. La professione artistica è una gara solo con sé stessi, una maratona.

La formazione è centrale nella tua carriera e lo confermi mettendoti al servizio dei tuoi allievi, lo abbiamo capito chiaramente. C’è, tuttavia, un’età prima della quale preferisci non “trattare” le voci? 

Non prima dell’adolescenza, salvo in casi davvero speciali. 

La celebrità e i propri valori: a volte sono due aspetti antitetici?

Sono i nostri valori che devono muovere la carriera e non la ricerca spasmodica del successo. La mia arte dice chi sono nella mia integrità e verità.

Facendo un excursus lungo un quarto di secolo e ancora più vasto se partiamo dai tuoi studi della tecnica del canto, l’era del digitale ha interessato anche l’ambito lirico?

Sì, certamente. Per esempio, adesso sto producendo dei miei “singoli” di canto curativo che sono un crossover fra musica lirica classica e sonorità orientali. Musica rigenerativa per chi avrà la bontà di ascoltarla, di genere healing, new age (meditazione, rilassamento, yoga music). Presto saranno online insieme all’album Vibralchimie che è uscito a novembre 2023 grazie alla collaborazione con il chitarrista Renato Caruso. In questi giorni ho studiato le piattaforme, la promozione reale sulle playlist e nei prossimi mesi ne vedrò i risultati. Voglio lanciare un singolo ogni due mesi. Gli appassionati mi possono già trovare su Spotify e su tutte le piattaforme di streaming.

Elena Bresciani qual è l’adrenalina più forte del dietro le quinte e quella più difficile da gestire? Sul palco è uguale? Ami di più le prove o il momento dell’esibizione?

Il momento delle prove per me è sempre magnifico sia quando canto, sia quando insegno, faticoso e meraviglioso. Il momento della performance è più adrenalinico, ma se arrivi molto preparato sei più tranquillo.

Per me è una questione di coscienza: se ho fatto tutto ciò che dovevo fare per arrivare pronta e ben preparata non temo nulla, mi sento serena. Sono molto disciplinata, prima di arrivare ad una performance, seguo una scaletta rigorosa di cose da fare, così sono certa di non tralasciare nulla. Lavoro sulla mente per epurarne le tossicità che possono farmi agitare. Sto in silenzio e cerco di rallentare il ritmo cardiaco attraverso le tecniche di respirazione e rilassamento che conosco e funziona sempre.

Amo di più le prove, sono magiche, è in quel “tempo sospeso” che tutte le artisticità crescono.

In quale teatro e con quale maestro vorresti lavorare? 

Vorrei cantare un brano del Maestro Giovanni Allevi, dopo il suo discorso a Sanremo mi sono commossa. Faccio dunque un appello: Maestro, scriva per favore un brano per me, lo canterei ovunque con gioia piena!

In chiusura, per la tua carriera hai qualcuno da ringraziare Elena Bresciani?

La mia famiglia, me stessa, i miei collaboratori e tutte le persone che hanno creduto in me.

Su Francesca Ghezzani

Giornalista, addetto stampa, autrice e conduttrice di programmi televisivi e radiofonici. In passato ha collaborato con istituti in qualità di docente di comunicazione ed eventi.

Lascia un commento