Un biplano a sei corde è il nuovo emozionante album di Ugo Gangheri, 16 tracce attraverso le quali è possibile distendersi e lasciarsi cullare dalla fantasia, dai sogni. I brani sono delle esperienze lavorative del musicista partenopeo, realizzate per gli spettacoli di artisti a noi molto cari: Giobbe Covatta, Sergio Friscia, Enzo Iacchetti, Gioele Dix e Gualtiero Peirce.
“A lo Vento”, “Sebeto”,”Albamare”, “Il Poeta”, “Le mie Tomaie” o ancora “Al canto del mandorlo”…sono solo alcuni dei titoli che compongono il nuovo lavoro di Ugo Gangheri, il quale attraverso la sua musica ci arricchisce due volte: la prima è grazie alle sonorità, alla magia che riesce ad infondere, alla passione che trasmette con le note… la seconda è per lo scopo lodevole a cui è destinato l’incasso della vendita del disco, che andrà a supportare i volontari che si occupano di randagismo sul territorio.
Per meglio comprendere le emozioni celate in questo nuovo progetto discografico ci affideremo alle dichiarazione di Ugo Gangheri: “La musica che si scrive e/o si pensa per sonorizzare spettacoli teatrali nasce da un rapporto intimo con un copione da leggere e rileggere non solo ma, fondamentale sono gli approcci con il regista che ne detta gli aggiornamenti sulle pagine fino ad una stesura finale (c’è chi lo fa in maniera ossessiva, qualcuno in maniera goliardica, altri con un rigore da manuale ), il quale, avendo le idee chiare su di un insieme che comprende testo, scenografia, luci e movimenti, spesso della musica ha solo una sensazione dell’effetto che dovrebbe produrre nell’atto della rappresentazione e si lascia quindi “guidare” alla ricerca dello stile da usare per quel semplice senso di fiducia che si ripone l’uno nell’altro… perlomeno a me è andata sempre così.
La mia esperienza di piccolo musicista al servizio di lavoratori dello spettacolo quali Giobbe Covatta, Stefano Sarcinelli, Enzo Iacchetti, Gioele Dix, Sergio Friscia, Gualtiero Peirce, e tanti altri, ha fatto in modo che con il passare degli anni crescesse il mio archivio di pensieri musicali prodotti, che nel tempo ho conservato e custodito nel gelido buio di hard disk riposti al sicuro . Questo almeno fino allo scorso anno quando senza un motivo preciso, mentre viaggiavo nelle terre d’Otranto da ovest ad est ascoltando dalla libreria del mio telefono un pò di musica, è partito uno di questi brani (-Sebeto – il nome di un antico fiume sotterraneo che silenzioso si muoveva nelle viscere della città di Napoli dando vita a numerose leggende) ed allora ho rivisto per un attimo ,tra le nuvole di un cielo limpido, la sensazione molto gradevole che produceva sugli applausi finali di una bellissima pièce con Iacchetti e Covatta per la regia di Gioele Dix, e così mi è tornata alla mente una domanda fattami più di una volta in teatro dopo lo spettacolo in questione , “Esiste un disco di queste musiche?”… Così è nato questo anomalo desiderio!
La musica ha un grande privilegio in sé , parla, parla a chi la costruisce e a chi la ascolta… questo lo ha scritto David Byrne ma, in sostanza è quello che un qualsiasi musicista pensa.