Di Ilaria Tuti, oggi parliamo del suo libro Risplendo non brucio (Longanesi, pag. 320). Luglio 1944. Deliri e paure abitano la mente di un uomo che ha trovato un modo di passare alla Storia.
Un modo infame, ma l’ha trovato: lui è Adol Hitler. Ha subito un attentato; i suoi uomini sono ancora allarmati. Qualcosa – è indubbio – si è incrinato nel piano di quello che essi hanno creduto il loro uomo del destino. La maggior parte di queste figure aveva nel proprio carniere esistenziale poca roba da scambiare con la società; o comunque, nelle loro attese, materiale non abbastanza valido da conquistare una luce.
Con il Fuhrer, invece, arriva il mezzo per risplendere. Ovviamente, è una luce riflessa che ottengono, tuttavia meglio di una candela destinata a illuminare i tuguri. Attorno alla torre del castello di Kransberg c’è la neve. È arrivata due notti prima, candida e foriera di frutti futuri: ora è solo la copia del mantello di un ermellino regale, ma le macchie che lo caratterizzano non sono nere, sono rosse. I fedelissimi di Adolf hanno voluto contribuire con il loro sangue, che hanno sparso sui cristalli immacolati e freddi.
Il complotto contro il dittatore in “Risplendo non brucio”
Johann Maria Adami è un docente. Al momento è internato a Dachau. È in quella prigione per volere dello stesso Fuhrer. Quando avviene il decesso di un soldato nazista, al professore è offerto l’incarico di capire cosa sia successo veramente intorno a quella che sembra una morte sospetta.
A prelevare Adami dal campo di concentramento è Veil Seidel: un graduato delle SS che – ironia della sorte – è stato in tempi di pace, allievo dello stesso prigioniero. Veil non dà molto tempo al docente, problemi urgenti che potrebbero decidere della sorte del conflitto premono su tutti gli attori della tragedia mondiale. Appurare se il soldato si sia suicidato o che qualcuno – impegnato in un complotto contro Adolf – lo voglia far credere, è di vitale importanza.
Adami deve accettare il compito. In un primo tempo gli balena nella mente l’idea di rinunciare a sciogliere l’enigma; ma poi riflette che non è in gioco solo la sua vita ma anche quella delle persone alle quali tiene e che, il suo ex allievo, conosce bene.