Alessandro Taffo e la sua famiglia per Questa cassa non è un albergo
Alessandro Taffo e la sua famiglia per Questa cassa non è un albergo

Alessandro Taffo con “Questa cassa non è un albergo”

Incontriamo Alessandro Taffo, componente della nota famiglia di onoranze funebri, che sbarca a breve su Real Time, con “Questa cassa non è un albergo“.

Un incontro dettagliato, per cui ringraziamo Alessandro in attesa della docu-serie in onda dal 2 novembre 2023.

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Alessandro Taffo. Il prossimo 2 novembre potremo vederti ne “Questa cassa non è un albergo”, insieme alla tua famiglia. Una docu-serie del tutto inedita che prenderà vita proprio su Real Time. Cosa puoi dirci a riguardo?

Andrà in onda proprio il 2 novembre, alle 21.20, sul canale 31 di Real Time. Perché arrivare a realizzare ciò? Il nostro brand è ormai noto a livello nazionale, per un business legato al caro estinto. Svolgiamo il nostro lavoro con passione, cercando di trasmetterlo anche agli affiliati che selezioniamo, su scala italiana, per aprire dei nuovi store. L’idea di fare una campagna pubblicitaria che potesse unire una propaganda commerciale, per la vendita di servizi funebri, ed una propaganda legata alla crescita del franchising, mi ha fatto riflettere sul fatto che probabilmente il cinema potesse fornirci questa duplice opportunità. Da un lato, dunque, far passare la professionalità che ci contraddistingue e, dall’altra, l’opportunità di poter trasmettere alle persone intenzionate ad aprire un servizio come il nostro, che Taffo potrebbe essere un’opportunità per cavalcare questa scelta. In linea di massima, dunque, la serie televisiva non è altro che una necessità, una scelta commerciale.

È ben chiara la scelta del 2 novembre, un gioco legato maggiormente all’ironia..

Si, un gioco ironico scelto di comune accordo con il canale, Real Time, caratterizzato dall’importanza di questo nostro debutto. Un giorno scelto in funzione dell’opportunità di poter distribuire questo prodotto in maniera ancora più esplicita.

Tuo papà è nel settore da ben quarantacinque anni, Alessandro e mai, prima d’ora, tale idea era stata lanciata sul mercato..

Da qualche tempo è cambiato il modo di fare comunicazione nel settore funerario e di questo, nel bene o nel male, voglio prendermene la responsabilità. I miei amici, ricordo, facevano gli scongiuri quando mio papà mi lasciava dinanzi la scuola con l’auto di servizio. Oggi, quando accompagno i miei figli, vengo accolto con sorrisi, attenzioni, e richieste di gadget a cui non posso dire di no. Dico ciò, dunque, con la consapevolezza che il programma che vedremo in tv sarà sicuramente visto in una maniera differente rispetto al passato. Oggi una serie televisiva incentrata sulla famiglia Taffo potrebbe essere intesa come un invito a guardare con attenzione al programma, consapevole di poter raccontare qualcosa di ‘pulito’, accogliendo persone che si affacciano a noi in momenti particolari della loro vita, presi da un profondo dolore. Una serie caratterizzata anche da sorrisi, solarità, sicuri di poter creare un certo audience.

A tal proposito, quale riscontro, appunto, raccogliete da parte del pubblico?

Ho, attualmente, dei riscontri altissimi e me ne rendo conto dai primi teaser presenti, sia su Real Time che sul nostro canale. In nemmeno cinque giorni siamo arrivati ad un totale di visualizzazioni molto alto, a testimonianza, forse, di un seguito abbastanza ampio. Torno a ribattere sul fatto che molti tendono ad allontanare ‘la morte’ ma, purtroppo, è parte di un vissuto inviolabile.

Alessandro Taffo cosa puoi dirci sulla tua famiglia, sulle reazioni scaturite da questa idea…

Avresti dovuto vedere le loro espressioni, i loro sorrisi e conoscere le loro ‘paure’ al pensiero di dover vivere con le telecamere di fianco, giornalmente. Siamo molto uniti e fieri del lavoro che svolgiamo, sicuri di portare un prodotto sorprendente a tutti coloro che avranno voglia di guardarlo.

Nella serie parlerete anche di servizi funebri legati a personalità importanti?

Non in questa stagione. Parleremo, invece, di decessi di persone che avevano un peso importante, dispersioni in mare, su natante, non facili da ‘trasmettere’, dipartite di animali, pratica sempre più importante, e di tanto altro.

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Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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