Giancarlo Di Muoio. Foto di Giorgio Molfini
Giancarlo Di Muoio. Foto di Giorgio Molfini

Giancarlo Di Muoio: bisogna accettare anche il dolore

Il cantautore Giancarlo Di Muoio ci parla del suo nuovo singolo, “Gerry”, realizzato dopo la scomparsa di suo padre, morto in un grave incidente in Bulgaria.

Un senso di impotenza, misto a tanto dolore, ha portato questo artista a parlare di un tema così scottante, che ha segnato il suo vissuto. Un percorso artistico, il suo, caratterizzato dalla collaborazione con Fabio Concato e da un messaggio che vuole lanciare a tutti coloro che ci leggeranno, “accettate il dolore”.

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Giancarlo Di Muoio. Come stai?

Procede tutto a meraviglia, con alcune richieste in uscita. Sono davvero contento.

Raccontaci di come ti sei avvicinato alla musica?

Ho iniziato a suonare il pianoforte a sei anni. Una passione che mi ha trasmesso mio padre, ex trombettista. Sono anni che ormai la musica è parte integrante della mia vita. Non posso farne a meno.

È ormai nota la tua collaborazione con Fabio Concato per la canzone, “Amico mio”. Come si è sviluppato il tutto?

Ero a Milano da qualche anno quando ho conosciuto Fabio Concato, nel 2009. Avevo fatto sentire questa canzone sull’amicizia ad una presidentessa di una comunità in cui facevo musicoterapia. È stata lei a volere che Fabio ascoltasse questo pezzo che, fortunatamente, gli è piaciuto e da lì ha avuto vita tutto. La mia carriera di cantautore ha avuto inizio proprio con lui, affrontando un percorso bellissimo, formandomi sul palco al suo fianco ed anche nella scrittura.

Parlaci del tuo nuovo singolo, “Gerry”, nato in memoria di tuo padre. Emozioni e quanto altro in questa canzone che vuole essere un vero e proprio inno all’amore paterno..

Gerry era mio padre, morto in piena pandemia a causa di un incidente in Bulgaria nel 2020. Un dolore immenso, senza possibilità alcuna di poterci spostare, smarriti, chiusi in casa. Riportarlo a casa è stato difficile e ancor più doloroso. Dentro di me, da allora, è come se si fosse rotto qualcosa. Dalle macerie di questa rottura è nata questa canzone, proprio come se mi fosse stata indicata una nuova strada da seguire, come se non avessi scritto io questo pezzo. “Gerry” e la musica mi hanno salvato la vita, concretamente parlando. Da un qualcosa di così profondo da vivere, da affrontare, sono rinato provando il bisogno, il desiderio, di condividerlo con gli altri.

Talvolta cantare “il dolore” aiuta..

Certamente! Sono però dell’idea che anche il dolore sia vita, così come la sofferenza, la gioia. Il problema è che facciamo spesso troppa fatica a comprendere i momenti in cui proviamo dolore, se proviamo invece a farla entrare nella nostra vita, potremmo magari sfruttarla in maniera diversa, canalizzandola in altro modo. Se accettata, dunque, potrebbe portarci ad essere delle persone migliori, senza alcun dubbio.

Chi è Giancarlo Di Muoio nella vita di tutti i giorni, quando non è impegnato anima e corpo nella musica?

Sono una persona molto riservata, schiva. Cerco di proteggere la mia famiglia da quello che è il mio pubblico e il privato. Può, se ci penso, sembrare strano che abbia cantato di mio padre, facendolo entrare nella vita di chi mi ascolta, ma questa volta ne sentivo davvero il bisogno.

Cosa puoi anticiparci sul tuo futuro?

“Gerry” in realtà fa parte di un progetto molto più ampio. Sto completando, proprio in questo periodo, la stesura del mio album, “Sulla strada”, che parlerà della vita di ognuno di noi, di dolori, gioie, della nascita di un figlio. Un vero e proprio viaggio che ognuno di noi affronta nella propria vita.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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