Quando si realizza un’opera d’arte, e per arte si intende qualsiasi tipo di arte, prima ancora della predisposizione, del talento e delle buone idee, c’è bisogno di una componente essenziale: il cuore.
Il cuore che ti fa scaturire emozioni, che ti permette di essere sensibile al mondo circostante, che ti permette di entrare in simbiosi e in contatto con il pubblico. E questo cuore è quello che ha permesso al giovane regista e sceneggiatore Luca Arcidiacono, nonché fondatore della “Jaws Production”, di realizzare Aggrappati a me, cortometraggio girato nel quartiere Garbatella di Roma che ha per tema principale la sindrome di Down. I protagonisti sono Filippo, giovane ragazzo della borgata romana, immaturo, introverso, senza ambizioni, e Alice, bambina con la sindrome di Down che trova in Filippo un porto sicuro, in quanto si è smarrita e non trova più la sua mamma.
Una relazione la loro che riserverà dell’incredibile e regalerà al pubblico delle emozioni davvero forti. Aggrappati a me, ci racconta Luca, “nasce da qualcosa di personale: mia sorella ha la sindrome di Down, si chiama Serena e oggi ha quasi 21 anni e vive in Sicilia; credo molto in quello che dice Tornatore, cioè che ogni regista tende a parlare delle cose che sa o che vorrebbe sapere. Era una cosa che mi tenevo da parte e aspettavo il momento giusto. Il soggetto e la sceneggiatura sono nate ad aprile dell’anno scorso nell’arco di una notte. Alcuni step importanti sono stati sicuramente la ricerca di Miriam, che è la protagonista: lo scorso inverno abbiamo fatto un lungo casting, abbiamo incontrato circa 30 bambine da varie parti d’Italia. Quando abbiamo trovato lei, è stato un fulmine a ciel sereno: abbiamo fatto un paio di incontri prima di prendere una decisione. In lei ho trovato quell’energia pur nell’inconsapevolezza. Da gennaio ci siamo incontrati ogni settimana fino alle riprese, quindi ogni sabato per circa 5 mesi, lavorando su tutte quelle piccole cose che un attore dà per scontato. In questo, oltre lei, devo ringraziare i genitori, che hanno creduto in un progetto ambizioso, e l’attore che le sta accanto, Ludovico Tersigni, che oltre ad essere bravissimo, è molto sensibile e generoso come attore, ha capito subito alla lettura che ci sarebbero state tante difficoltà ma anche tante belle cose”.
La particolarità del cortometraggio Aggrappati a me, la si trova soprattutto a livello tecnico: “Ciò che funziona è sicuramente mettere a confronto due caratteri opposti come i loro: da un lato il coatto romano di una borgata e dall’altra parte una bambina pura. Dietro le quinte è bello vedere un attore che deve costruire dal vero del proprio vissuto qualcosa che poi è chiaramente finto e una bambina che pur sapendo che stiamo facendo un film ti porta verità pura. Questa è la miccia che scatta quando si vedrà il film”.
Scegliere di raccontare una storia con questo tema non è stato semplice per Luca: “È sempre una questione delicata: uno dei motivi per cui non volevo raccontare questa storia, aldilà della vicinanza che potevo avere con questo tema, era proprio quella che spesso si tende a fare molta pubblicità progresso, educativa e didascalica. Nell’intrecciare questa storia ho cercato sempre di essere non politicamente scorretto, ma l’idea di avere un personaggio opposto che all’inizio è tutto cattivo e che in qualche modo porta fuori la sua parte buona è un modo giusto per non fare il solito canonico racconto dell’approccio alla sindrome di Down. L’attenzione è su di lei, ma soprattutto su di lui”.
Nota sicuramente dolente è quella che pertiene l’aspetto economico. Una situazione, come racconta il regista, già critica di per sé quando si parla di cortometraggi. “Per quanto riguarda l’aspetto economico, la situazione è sempre molto critica per quanto riguarda il cortometraggio soprattutto perché non ha collocazione, se non in festival importanti o in televisione. Chi investe sono i produttori che devono crescere per arrivare ai lungometraggi. Se fanno dei buoni lavori, acquistano punti che permettono di arrivare sempre più in alto. Questa storia nasce per essere cortometraggio, non potrebbe mai essere vista come lungo perché andrebbe completamente modificata. A livello economico siamo partiti con un budget che non era quello sperato, quindi abbiamo dovuto trovare una troupe che si innamorasse del progetto, che lo sposasse da tutti i punti di vista. Abbiamo avuto due fortune: una di vincere il bando “Nuovo Imaie” che ci ha dato un po’ di fondi per andare avanti, e quella di avere dei produttori come Riccardo Papa e Nino Chirco, mancato qualche giorno fa, che hanno creduto molto nel progetto. Senza persone che ci credono diventa praticamente impossibile. Se c’è qualcuno di esperienza che ci crede, allora si inizia a muovere la macchina. Ovviamente se con i fondi a disposizione diventa impossibile, si mettono insieme un po’ di cose per farlo con meno soldi cercando di mantenere spirito e idee e si porta il progetto a termine. È importante trovare l’idea giusta che racconti qualcosa e gli attori giusti che funzionino”.
Ottimi propositi anche per il futuro: “A settembre faremo una prima romana in un cinema aperta a tutti e sicuramente proveremo a mandarlo in giro attraverso casa di distribuzione. Speriamo faccia la strada che merita. Sogniamo in grande ma non diciamo ancora nulla per scaramanzia. C’è stato uno sforzo grande in pochi giorni, con scene complesse: ovviamente l’ambizione è molto alta”.
Dalla prossima settimana iniziano già i lavori di montaggio di Aggrappati a me. Entro la fine di giugno il gioiello di Luca Arcidiacono sarà pronto, confezionato e regalato presto al pubblico.