Resurrection Tour fa tappa a Napoli il 28 agosto al Palapartenope e chiude un altro controverso capitolo della storia di Anastacia,la bianca dalla voce nera che, negli ultimi mesi, ha dovuto combattere anche con l’ afonìa (dopo i due interventi al seno) che l’ ha costretta ad annullare alcune date italiane dopo Milano nel 2014.
Il concerto inizia alle 22.15 e la piccola signora dalla grande voce si presenta casual: jeans, zeppe nascoste dalla foggia quasi anni ’70 dei pantaloni e uno scialle dal taglio particolare; per i successivi 200 minuti di concerto l’ unico cambio d’ abiti riguarderà questo capo, segno di una precisa volontà dell’ artista di proporsi nella maniera più basic possibile, senza inutili lustrini, senza paillettes o scenografie mozzafiato. Ci hanno poi pensato i fans napoletani a regalarle la gioia di un piccolo fuoco d’artificio, adoperando i tubi sparacoriandoli che l’ hanno sorpresa e commossa.
Ha 46 anni, sembra una ragazzina ma è un’ incantatrice, con la capacità -propria degli animali da palcoscenico- di catturare totalmente l’ attenzione del suo pubblico…..una voce come quella di miss Newkirk va gustata e goduta dal vivo ma qui non ci sono infingimenti di sorta, la digitalizzazione non ha costruito un prodotto facilmente commerciabile; semplicemente la scaletta è stilata con accuratezza, selezionando brani che vanno in crescendo tenendo conto della voce che si riscalda progressivamente e che poi arriva a regalarci i falsetti, gli acuti, la potenza profonda di una voce black che, all’ inizio della carriera, è stato considerato più un handicap che un talento.
Sale la voce, cresce di potenza, monta per impervie scale musicali (non alla portata di tutti) fino a sovrastare i cori delle vocalists, come mani che si afferrano, si allontanano e poi si intrecciano sulla melodia; è con una delle due compagne di viaggio (a sostituzione di Eros Ramazzotti) che ripropone al pubblico “I belong to you” e manda in delirio i circa tremila spettatori del Palapartenope. Poi l’ angolo dei fans, con le loro domande e le emozioni personali messe al centro della risposta, a voler mostrare di essere persona prima, personaggio poi e abbondantemente corredate da autografo e selfie dal palco. Dolcezza, forza, determinazione e tanta ironia, Anastacia piazza qualche inciso a sorpresa, quasi a cappella, di brani cult degli anni ’70 per poi tornare agevolmente a brani toccanti come “Lifeline”; interagisce col pubblico, chiedendo la traduzione in italiano e concede un unico bis, in cui però esegue altri quattro brani in cui viene fuori tutta la sua particolarissima timbrica.
Anastacia, dunque, nomen omen, e “Resurrection”, album uscito nel 2014, è la colonna sonora di una vita passata fino ad oggi “Staring at the sun”. A prescindere.