Avevamo incontrato Cristel Caccetta pochi mesi fa in occasione del film ”Vengo anch’io” di Corrado Nuzzo e Maria Di Biase.
Dopo il successo della commedia brillante, ritroviamo Cristel in occasione dell’uscita del suo romanzo “Mala Vida”. Mala Vida racconta la storia di Carla, ragazza di vent’anni che sogna la libertà e odia la malavita che ormai prende il sopravvento sulla terra in cui vive e sulla sua famiglia. Dal Salento, Carla arriva a Roma ed è lì che cerca quella libertà che sembra aver perso. In quella città e nelle persone che incontra, Carla cerca un modo per non perdersi, per non soffrire più e dimenticare ciò che la violenza ha portato dentro il suo cuore. Ma scappare non basta mai davvero. Per smettere di soffrire, bisogna affrontare ogni dolore e chiudere una volta per tutte i conti con il passato. Tra le mani abbiamo un enorme potere: il potere delle scelte che compiamo.
Bentornata su La Gazzetta dello Spettacolo, Cristel Caccetta. È uscito da pochissimo il tuo libro “ Mala Vida”. Come nasce questo romanzo?
Ciao! Ben ritrovati!
“Mala Vida” nasce dall’esigenza di raccontare quanto l’acquisizione di consapevolezza ed esperienza nel tempo, possano aiutarci a conoscerci e a scoprire il nostro vero potenziale.
Volevo dimostrare, attraverso una storia fatta di tante cadute, delusioni e sofferenze, che ci si può rialzare e ricominciare.
Carla è una donna in fuga dal passato e in cerca di libertà. Tu come descriveresti questa donna?
Carla ha vent’anni, quindi non la definirei proprio una donna.
Si porta dentro quest’ossessione per la libertà, poiché non riesce a riconoscersi nella sua famiglia, nei luoghi che frequenta, in quella sé stessa che è stata plasmata da ciò che la circonda. Inoltre deve fare i conti con un passato violento che la tormenta e la disconnette da se stessa e dai suoi sentimenti.
É un antieroe, che col tempo prende consapevolezza dei suoi limiti e prova a superarsi.
Quanto di te c’è in Carla?
Lasciamo che sia un mistero.
Quale messaggio speri colgano i lettori di questa storia?
Benché sia impossibile avere potere sugli eventi della vita, possiamo avere potere sulle nostre scelte. Quando si prende consapevolezza di questo potere, si comincia a dare un grande valore alle proprie azioni e parole, si smette di dare la colpa agli altri, ed è così che grandi e splendide “magie” iniziano ad accadere.
Cosa significa per te la parola Libertà?
La libertà secondo me è assenza di giudizio, verso sé stessi e gli altri. Quando agiamo senza condizionamenti e paure (magari anche rischiando),possiamo ritenerci veramente liberi.
E la parola Passato?
Mi considero una grande malinconica, mi piace pensare alle figure che hanno fatto parte del mio passato. Mi piace rivivere le persone e gli eventi attraverso quello che scrivo. Mi capita spesso di pensare al mio passato anche per capire cosa sono riuscita a migliorare e su cosa devo lavorare ancora.
Tuttavia credo sia importante lasciare andare e guardare avanti.
Cosa ha rappresentato per te scrivere “Mala Vida”?
Ho cominciato a scrivere Mala Vida a vent’anni. Ero affamata di vita. Mi sentivo spesso travolta da forti correnti, talvolta d’aria fredda, talvolta d’aria calda. Vivevo nel mio mondo fatto di idee e sogni lontani. Cercavo conferme, credevo di aver trovato l’amore…
Sono passati otto anni, quando le correnti d’aria rischiano di essere troppo forti mi fermo e respiro. Provo a connettermi più con la vera essenza dell’amore.
Dunque Mala Vida rappresenta un bel momento di passaggio: è giunta la consapevolezza e molti sogni lontani hanno cominciato a realizzarsi.
Quando la scrittura é entrata nella tua vita e come si collega al tuo mestiere d’attrice?
Credo che gli incontri che avvengono durante le nostre vite non siano casuali. Le mie insegnanti d’italiano, due splendide persone (Sara Cosma – scuola elementare e Maria Grazia Perrone – scuola media), con cui sono tutt’ora in contatto, mi hanno introdotto nel mondo della scrittura, in maniera impeccabile, grazie all’amore per il proprio mestiere.
Sara mi ha permesso di entrare nel mondo delle parole in modo così dolce…sentivo attraverso i temi d’italiano di potermi rifugiare in altri mondi, andare a fondo, esplorare, sognare. Maria Grazia invece è pretenziosa, ha alimentato il mio spirito critico, mi ha aiutato a fare ordine. Ero così affascinata dalla sua cultura e dalla sua sicurezza.
Per cui possiamo dire sin da subito. Infatti finite le scuole medie ho cominciato a scrivere Attraverso la sua anima… tremo (il mio primo romanzo).
Ed è stato proprio in quel periodo, o forse poco più tardi quando, mentre rileggevo alcuni dialoghi del romanzo e le mie poesie, ho cominciato ad amare il suono delle parole. Ciò che raccontavo, le situazioni, le emozioni, potevano prendere forma grazie all’interpretazione. Dunque nella mia stanza, sola ma in compagnia delle mie parole potevo creare e vivere altre vite.
Come dicevamo oltre ad essere una scrittrice, sei anche un’attrice. Pochi mesi fa ti abbiamo vista al cinema con il film “ Vengo anch’io” . Che riscontri hai avuto da parte del pubblico che é andato al cinema a vederti?
La cosa più bella è stato vedere che le persone non riuscivano a riconoscermi. Come vi dicevo ho lavorato tanto per avvicinarmi a Lorenza, nonostante abbia messo a disposizione la mia emotività e le mie delusioni.
Quando ci siamo conosciute, pochi mesi fa. Mi hai detto: Mio nonno mi ha sempre detto: scegli una cosa e falla bene. Ho scelto il mio amore, un amore che mi ha portato via altri amori. Quanto la tua famiglia ti sostiene nella tua arte e nel tuo mestiere?
Sono felice che tu mi abbia fatto questa domanda, perché dopo otto mesi posso dirti che non sono per niente convinta di aver fatto bene a scegliere quale amore perseguire e approfondire.
Per essere un bravo attore, a mio parere, è necessario approfondire, conoscere i sentimenti, anche se il nostro compito è anche quello di re-interpretare dunque creare. Ad oggi l’”Amore” mi sta avvicinando sempre di più a quell’amore che avevo scelto, ossia la recitazione, perché mi sento più “connessa” con gli altri e con me stessa.
La mia famiglia è splendida, mi sostiene sempre, mi incoraggia nei momenti un po’ più critici. Sognano con me. Appena arriva una bella notizia li chiamo e al telefono comincio ad urlare: “Abbiamo vinto! Ce l’abbiamo fatta!”.
Mi hai detto che hai la sindrome da spugna e qualche volta vorresti avere uno scudo. A distanza di mesi, ti senti cambiata? Quali sono le tue nuove consapevolezze?
A distanza di mesi va molto meglio, grazie!
Provo a mettermi nei panni degli altri, ad entrare in empatia con chi mi sta vicino e allo stesso tempo provo a prendermi cura anche di me stessa.
Progetti futuri e sogni nel cassetto?
Sto lavorando sulla sceneggiatura di un film. E forse, ma ancora tutto da definire, sul prossimo romanzo.
Sogni nel cassetto… un bel film d’autore. Un ruolo che mi dia la possibilità di conoscere meglio la mia essenza e tirarla fuori.