L’attore Robert Madison è impegnato su più fronti in questo periodo. Tra i protagonisti de “Soldato sotto la luna”, dopo l’esperienza in “Di4ri”, serie Netflix e non solo
A suo papà, l’attore Guy Madison, deve la volontà, la voglia di essere parte integrante di questo mestiere. Da lui ha appreso il tutto, accompagnandolo sul set, sin da bambino. Tanto e di più in questa nostra intervista in cui Madison parla di sé, del suo amore per la recitazione, senza tralasciare consigli ai giovani.
Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Robert Madison. Come stai?
Sto bene, grazie! Ho da poco terminato le riprese di un film, di cui sono protagonista, realizzato nelle filippine. Abbiamo girato nella giungla, per la regia di Dario Germani, in condizioni non sempre facilissime, ma sono felice del girato, di tutto ciò che abbiamo realizzato. Al mio fianco Ilde Mauri nel ruolo della mia fidanzata.
Figlio dell’indimenticato Guy Madison, penso sia sciocco chiederti a cosa devi questa tua passione per la recitazione. Quali consigli sei riuscito a carpire dalla sua persona prima di poterti addentrare in tale ambito?
Mio padre ha rappresentato una forte immagine da seguire, una vera e propria icona. A soli cinque anni ero già sul set con lui, sempre al suo fianco. Non ho mancato di vivere alcun momento insieme! Si tratta di un lavoro difficile, non facile da perseguire, ed ha cercato di mettermi spesso in guardia. Nemmeno voleva facessi l’attore, all’inizio.
Che ricordo hai dei tuoi inizi Robert Madison?
Cominciai a fare “pratica” in strada, insieme ad alcuni amici. Impersonavamo ruoli distanti da me, attori napoletani, bolognesi e non solo. Devo i miei inizi, in primis, a Mario De Simone, agente di Banfi, Montesano, Lello Arena e non solo. Il primo vero ruolo, però, lo ebbi prendendo parte a “Classe di Ferro”, telefilm durato due stagioni. Ricordo ancora la data, era il 4 ottobre dell’88.
Il 2022 ti ha visto tra i protagonisti di “Di4ri”, serie Netflix diretta da Alessandro Celli, di “Soldato sotto la luna”, ad opera di Massimo Paolucci e “Abisso nero”, di Ronald Russo. Cosa ricordi di queste esperienze?
“Di4ri” ha rappresentato una gran bella esperienza ed ha avuto molto successo. Ho interpretato il professor Corona, di educazione fisica, grazie alla reale passione che ho per il tennis e il padel. Anche “Soldato sotto la luna” ha ottenuto un buon riscontro da parte del pubblico. Sono stato felice, tra l’altro, di ritrovare la collega di CentoVetrine, Daniela Fazzolari, proprio su questo set. Con il regista Paolucci siamo ormai amici, abbiamo un ottimo rapporto. Abbiamo avuto modo di realizzare anche altro, insieme. Tengo molto anche ad “Abisso nero”, attualmente visibile su Prime. Ho avuto modo di vivere un personaggio intenso, caratterizzato da tante componenti, dall’amore estremo per la famiglia alla follia, pazzia, eccessiva.
Hai avuto modo di essere anche in un horror, “La lunga notte dei morti”, ad opera di Dario Germani. Ed è stata la tua prima volta alle prese con un genere horror..
Si, ero nelle vesti di un regista, ai tempi. Una finzione, del film stesso, che diventata poi realtà. Il mio ruolo si ispirava proprio al regista Bruno Mattei.
Nel tuo passato vi sono la soap opera “Vivere”, per Mediaset, e “CentoVetrine”. Due personaggi differenti, per due contenitori pomeridiani molti amati, ai tempi. Cosa porti con te da quel periodo e che rapporto hai, ancora oggi, con quelli che furono i tuoi compagni di set?
In “Vivere”, ai tempi, ero uno psicopatico che usciva di galera per vendicarsi, dopo anni, di un avvocato che non lo aveva difeso a dovere per via della motivazione legata al mio arresto. Ho corteggiato, ai tempi, la Cavallin, figlia di tale avvocato, per rifarmi dalla difesa non ottenuta. Ricordo con simpatia il fatto che, quando giravo per Torino, le persone fossero spaventate nell’incontrarmi. In “CentoVetrine”, invece, vivevo una storia molto bella con i personaggi interpretati dalla Tittocchia e dalla Bergamaschi. Due soap che, a loro modo, hanno saputo regalarmi tanto e che difficilmente dimenticherò, anche per via del successo che mi hanno regalato. Il bello è legato anche al fatto di essere spesso sul set, una vera palestra, i lati negativi sono, invece, legati all’essere etichettati con i nomi dei personaggi.
Quali consigli senti di dare a chi vorrebbe poter intraprendere il tuo stesso mestiere?
Appartengo alla vecchia scuola, ossia sono dell’idea che si debba studiare, applicarsi tanto. Il teatro potrebbe formare a dovere una persona, così come le lunghe tournée. Ne ho fatte per anni ed anni di tournée, che ritengo essere una palestra pazzesca. Ritengo sia necessario anche fare tanta palestra mentale, perché è un continuo allenarsi, impossibile fermarsi, diventare ruggine.
Sei felice di come stia procedendo il tuo percorso artistico o hai dei piccoli rimpianti legati al passato?
Assolutamente! Sono felicissimo del percorso intrapreso, sebbene sia consapevole che si possa fare sempre di più e che non ci si debba fermare mai. Ho preso parte a corsi importanti, anche in America, e ci sono persone a cui penso di dovere tanto, a riguardo.
Chi è oggi Robert Madison e cosa sogna di poter realizzare?
Oggi ritengo di avere qualcosa in più rispetto a prima. Lo ammetto senza presunzione alcuna. Sento di essere molto preparato, forte, specie per poter affrontare ruoli ancora più importanti.
Puoi anticiparci qualcosa sul tuo futuro artistico?
Qualcosa bolle in pentola. Si parla di un film ma non è ancora del tutto ufficiale. Dovrei poter lavorare con un collega molto importante. Saprò dirvi di più non appena mi sarà possibile.