Oggi incontriamo Emanuela Tittocchia, protagonista di tanti salotti televisivi che accompagnano le giornate degli italiani, oltre che attrice con un passato che va dalla fiction televisiva al teatro. Ed è proprio di teatro che vogliamo parlare con lei, approfittandone del debutto dal 3 al 28 Novembre al Teatro Tirso de Molina di Roma, con lo spettacolo “Zoro… con una ere sola“, di Pablo e Pedro.
Bentornata a Emanuela Tittocchia su La Gazzetta dello Spettacolo. Per prima cosa, come stai?
Grazie a voi! Sto bene per fortuna, ho fatto il tampone pungidito e sono negativa… preoccupazioni a parte per chi magari può starmi intorno, io sto bene.
Parliamo di “Zoro, quello con una ere”. Emozioni, sensazioni e motivi per venirti a vedere al teatro con Pablo e Pedro e Marco Todisco?
“Zoro con una ere” perchè siamo a Roma ovviamente! Questo spettacolo è la storia di Zorro “molto rivisitata”, in quanto una parodia dove oltre ai personaggi come Zorro, Bernardo, Garcia, Fulmine e altri ci sono tanti altri personaggi extra. Pablo e Pedro sono di una bravura immensa, io li chiamo comici, ma in realtà sono veramente attori! E sono rimasta molto contenta quando mi hanno preso in compagnia, semplicemente perchè vengo dal teatro classico, quello “sacro” diciamo e in passato ho rifiutato tanti ruoli, questo perchè mi piace il teatro intelligente e scritto bene. Il teatro non è una grande fonte di guadagno per l’artista e di conseguenza se devi farlo, è per passione… per amore!
Nella storia ci sono tanti personaggi anche dei fumetti, con incursioni comiche dall’esterno, il che ha creato una cosa folle fatta di battute a raffica ed io, pur conoscendo lo spettacolo a memoria… rido ancora!
C’è tanto anche di passato e della TV del passato, tra trasmissioni e sigle, il che mi fa bene al cuore.
State vivendo questo periodo di prove staccando la spina con l’esterno quindi?
Per me il teatro è terapia. E’ nota la mia “storia con l’anoressia” e il teatro è stata la mia vera salvezza soprattutto quando non riuscivo ad alzarmi nemmeno più dal letto. Il teatro è stata l’unica cosa che mi ha dato gli stimoli per andare avanti. Monica Vitti diceva: “E’ bello fare l’attrice perchè puoi sceglierti il personaggio che vuoi: vivere, nascere, morire e poi tornare a casa!”. Per chi soffre il problema è proprio tornare a casa…
Il bello del teatro è poi che i problemi del personaggio non devi risolverli perchè li ha già risolti l’autore.
Il tuo messaggio è molto positivo, perchè la politica recente sembra non dare tanto peso all’arte.
Si, penso che proprio in questo momento la politica dovrebbe permettere di avvicinarsi all’arte (recitazione, musica e altro), proprio per staccare la spina da tutto ciò che accade nel quotidiano! E poi i teatri si sono adeguati con le nuove disposizioni di capienza in massima sicurezza: distanziamento, plexiglass, temperatura. Un’ora e mezza dobbiamo dedicarcela di bene, perchè se continuiamo a sentire solo brutte notizie, anche psicologicamente ci facciamo del male, perchè siamo sempre concentrati sulle cose brutte. L’importante è fare quello che ci è stato consigliato con mascherine, distanziamento e igiene e poi aspettare il vaccino.
Io metterei il teatro nelle scuole perchè secondo me è terapeutico perchè mi libera e mi stanca fisicamente… soprattutto in questo periodo storico dove ci stanchiamo tanto mentalmente e poco fisicamente. Stare bene alza le difese immunitarie!
Per chiudere… Oltre il teatro c’è un regalo di Natale che si aspetta Emanuela?
Se dovessi pensare a me, una cosa che desidero tanto in questo momento non mi viene in mente perchè sono soddisfatta. Ma se dovessi esprimere un desiderio, una trasmissione mia: scritta da me, curata da me e condotta da me! Ovviamente in collaborazione con autori, ma qualcosa che mi rappresenta tanto da donare alla televisione italiana.
Grazie a Emanuela Tittocchia e il nostro in bocca al lupo da parte di tutta la redazione per il debutto di Zoro!