Sanremo è stata la chiave di volta per Annalisa Minetti, con la sua “Senza te o con te”, nel 1998. Da allora, ha sempre mostrato a tutti il suo carattere, la sua forza, la sua bellissima voce, senza remora alcuna.
Lo sport, che per lei è alla base di tutto, costituisce buona parte del suo vissuto e, su La Gazzetta dello Spettacolo, lancia un messaggio a tutti noi legato al disagio, all’immedesimarsi nei panni altrui, alle possibilità.
Ed Annalisa come personaggio pubblico la troviamo sia sotto il punto di vista musicale, che quello da autrice:
Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Annalisa Minetti. Come stai?
Bene!! Felice di essere con voi. Sono in ansia, in questo periodo, per questa guerra, per ciò che potrebbe accadere. Non solo, mi preoccupo per il futuro dei miei figli, per le conseguenze che potrebbe avere il mondo dello spettacolo, senza dimenticare le tante morti, specie quelle legate ai bambini. Credevo che la guerra sarebbe rimasta scritta sui miei libri di storia, invece mi sbagliavo.
Hai una voce bellissima, capace di scaldare i cuori di ognuno di noi. Il pubblico, nel 1998, ha avuto modo di apprezzarti e conoscerti, durante il Festival di Sanremo. Che ricordo hai di quel periodo e della tua, Senza te o con te?
Ero ingenua, sfacciata, senza ansia alcuna. Sensazioni che, solitamente, attanagliano tutti, invece sentivo di non avere nulla da perdere. Il primo pensiero, allora, era mio padre. Volevo convincerlo a fare la cantante, dimostrandogli che davvero potevo farcela. Vincere ha fatto sì che mio padre potesse razionalizzare tutto ciò e, alla fine, era proprio come se avessimo vinto in due.
Negli anni hai realizzato nuovi singoli e importanti collaborazioni. C’è qualcosa che non sei ancora riuscita a concretizzare in ambito musicale?
Ho davvero avuto la fortuna di collaborare con nomi importanti, stimatissimi. Mi piacerebbe, un domani, poter creare dei duetti con dei ragazzi giovani, dando loro la possibilità di credere nei sogni. Essere a loro disposizione, fornendo la giusta attenzione, penso sia la cosa più giusta da fare. Vorrei essere proprio questo per tutti loro, la persona giusta al momento giusto.
In una recente intervista hai affermato che lo sport ci rende migliori. Ecco, cosa rappresenta per Annalisa Minetti, nello specifico, lo sport?
Lo sport rappresenta l’inclusione, l’equilibrio, un qualcosa che avevo perso ed ho ritrovato grazie ad esso, appunto. Parliamo di un qualcosa di educativo, formativo, capace di permettere ad ognuno di noi di conoscersi, di ritrovarsi, senza avere paura alcuna della fatica. Nelle scuole si fatica a comprendere quanto sia importante. Sono dell’idea che si debba fornire più spazio a questa disciplina, perché è fondamentale fare in modo che i ragazzi possano trovare la giusta coscienza, prima che la conoscenza della propria persona. Deve diventare basilare il fatto che lo sport sia il mezzo più inclusivo, comunicativo e potente che ci sia perché legato al gioco. Sfruttando questo linguaggio potremmo di certo ottenere dei ragazzi più sicuri, competenti, formati, diplomatici e soprattutto capaci di gestire la propria aggressività di cui siamo tutti dotati.
Nel 2012 hai conquistato la medaglia di bronzo nei 1500 metri alle Paralimpiadi di Londra e nel 2017 hai preso parte alla maratona di Roma. Che ricordi hai di queste due bellissime esperienze?
Di Londra, di quel periodo, ricordo l’alchimia che si era creata con il mio coach, Andrea Giocondi. Ad accompagnarmi, la paura e, al contempo, una voce interiore che mi spingeva ad andare avanti, a non mollare. Ho dato, dunque, valore alla parola impegno e volontà, rendendomi conto di quanto fossero fondamentali per arrivare ad un obiettivo da vincitori. La maratona di Roma, invece, mi ha portato a scoprire il mondo dello sport come festa popolare, nell’affrontare quei quarantadue chilometri, insieme a tanta altra gente, nella fatica più assoluta.
Quale messaggio vuoi lanciare a tutti coloro che, da anni, ti sostengono con puro affetto?
Il messaggio che voglio lanciare è dedicato alle persone che mi vogliono bene ma anche a quelle che non mi sostengono. Vorrei che tutti loro si mettessero nei panni di chi vive un disagio, scoprendo così che tutti abbiamo la possibilità di vivere un disagio. Parlo di possibilità perché il disagio, semplicemente, è un’opportunità. Vorrei quindi che mi seguissero per poter vivere ogni giorno con costanza il meraviglioso dono che è la vita, perché allenarsi a vivere è più importante che allenarsi a qualsiasi altra cosa. Arrendersi non è mai l’alternativa giusta.
Hai dato vita ad un nuovo sport, lo Skymano. Ti andrebbe di parlarcene?
Lo Skymano è uno sport che ha una sua valenza da ben quindici anni, ormai. Porta le persone, indistintamente, a vivere questa pallamano adattata con la consapevolezza che ognuno di noi ha il proprio campo nel campo, dal quale può uscire soltanto con una gamba. Uno sport che da la possibilità a tutti coloro che hanno un handicap di vivere il proprio ruolo senza doversi distaccare da tutti gli altri componenti della squadra. Uno sport inclusivo, competitivo, caratterizzato da due squadre che si affrontano, ma senza dimenticare che la diversità è protagonista in campo.
Non vi è soltanto la musica nel tuo vissuto, annessa allo sport. Da anni sei anche una mamma. Come riesci a far conciliare il tutto?
Sono femmina, no? (ride) Come tutte le donne cerco di far diventare le mie ore il doppio di quelle che sono. Non è un caso che siamo proprio noi donne a mettere al mondo i figli. Siamo incredibili, forti, sempre in movimento, uniche.
Sei felice della tua vita, di ciò che sei riuscita a realizzare?
Non posso assolutamente lamentarmi, non è nella mia cultura. Mi piace ciò che vivo e come lo vivo. Sono soltanto, ti ripeto, preoccupata quando chi ha più potere di noi decide che il valore umano non è reale e può essere messo in discussione, allora cado nella preoccupazione, come donna, perché non posso porre alcun freno a tutto ciò. La guerra, quindi, attualmente mi crea instabilità.
Chi è Annalisa Minetti nella vita di tutti i giorni?
Annalisa è colei che da il tormento alla sua parrucchiera, perché ho i capelli arancioni e non so più come farlo togliere (ride). Sono una persona esigente, che invita tutti ad esserlo, ma sono anche tenace e, a mio modo, riesco a stimolare anche gli altri ad esserlo. Sono un’italiana cazzuta, come quelle di un tempo, comunissima, che non molla mai e che ama divertirsi arricchendo i propri giorni con il sorriso. Non sono perfetta, ma adoro il modo che ho di reagire alle cose.
Un accenno ai progetti futuri di Annalisa Minetti?
Sono a poco da un’altra nuova impresa. Sarò la conduttrice di due nuovi programmi, di cui uno fermo perché sarebbe partito da Mosca. Non mi sembra il caso di festeggiare mentre la gente muore, quindi siamo volutamente fermi. L’altro programma, invece, parla del food italiano, “Ricette Stellate Italy”.