12 Maggio 2015 , vent’anni senza Mia Martini…

12 Maggio 2015 , vent’anni senza Mia Martini…

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Sono passati vent’anni da quando la musica italiana è rimasta senza la sua Lady Soul, Mia Martini, e quella sua voce inconfondibile che ha spinto la critica a segnalarla, insieme a Mina, tra le migliori che il nostro paese abbia mai avuto.

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Sono, questi, i giorni del ricordo e della riflessione. MIMI’, venti anni fa esattamente il 12 maggio del 1995 moriva a soli 47 anni, una delle voci più belle della musica italiana . Veniva ritrovata riversa sul letto, il braccio teso verso il telefono che non era riuscita ad afferrare. Si disse e si scrisse di tutto, sulla sua morte, con foga pruriginosa. Quel che aveva mangiato, bevuto, ingerito e tanto altro. Si sa pure, però, che era impossibile diagnosticare con precisione medica la causa della fine prematura di una vita, e di una carriera, segnata dal pregiudizio, dalla persecuzione, dalla chiacchiera che certe volte più è scema e più è efficace. La sua è la storia di un’esperienza umana e artistica drammatica e controversa, fatta di grandi successi e di momenti molto difficili.

Ancora oggi il suo ricordo è vivo nella mente dei fan e delle persone che hanno potuto conoscere professionalmente o umanamente un artista unica nel suo genere. Mia Martini infatti, ha segnato la storia della musica italiana fin dal suo debutto, negli anni settanta, e ha collaborato con i più grandi artisti degli ultimi cinquant’anni. Con la sua voce dal timbro ben riconoscibile per potenza e impatto emotivo, cantò il meglio della canzone d’autore italiana ed internazionale.

La sua voce, intensa e struggente colorata di mille sfumature, ci ha accompagnato per molti anni. Spesso l’abbiamo vista scomparire per lunghi periodi, poi l’ennesima risalita. Silenzi a volte voluti e a volte no. Testarda, professionista, diffidente verso il suo ambiente, sola. La sua vita era la musica. Nel suo canto la passione sanguigna del sud. Il percorso artistico di Mia Martini non è stato dei più facili. Il proprio successo lo ha costruito caparbiamente senza forzature, senza quei compromessi tipici di chi si adegua all’industria discografica, sempre coerente con le proprie idee. Decisioni che spesso si rivelano a doppio taglio. Per vendere un disco in più, non ha mai voluto barare con la propria coscienza. Una cantante, un’artista vera che non è scesa a compromessi. L’unica che , sin dagli inizi della sua carriera si permette di parlare e di affrontare nelle interviste rilasciate qualunque argomento.

Il primo disco arriva nel ’63. … un 45 giri che contiene due cover l’interesse del pubblico è scarso. Per alcuni anni, di lei si perdono completamente le tracce. Riappare sulla scena discografica, nel 1971, proiettata verso un repertorio d’avanguardia. Il primo disco è un 45 giri di grande impatto: due canzoni che fanno discutere e che le procurano situazioni al tempo stesso positive e negative. La prima è la dissacrante “Padre davvero”, dai toni forti, l’altra è “Amore… amore… un corno!” scritta da un giovanissimo autore romano, Claudio Baglioni, che con lei partecipa al Cantagiro di quell’anno. Successi come Piccolo uomo, Donna sola, Minuetto,Agapimu, Che vuoi che sia…, Libera, Per amarti, la consacrarono tra le protagoniste assolute della musica italiana negli anni settanta, decennio nel quale raggiunse una grande popolarità nazionale e internazionale.

Il testo di Minuetto nasce dopo i tentativi di Maurizio Piccoli e Bruno Lauzi, che invano avevano cercato di realizzarne una stesura convincente; si decide pertanto di contattare Franco Califano, il quale  traendo spunto dalle ultime vicende sentimentali della stessa Mia Martini  riesce a cucirle addosso un successo senza tempo, Minuetto appunto.

Nel 1977 fu decisivo il sodalizio artistico e sentimentale col cantautore Ivano Fossati, il quale segnò per sempre il suo percorso umano e professionale, malgrado una relazione assai tormentata. Nel 1982 arriva il vero rilancio discografico con la prima partecipazione di Mia al Festival di Sanremo, dove interpreta una canzone scritta da Ivano Fossati, intitolata E non finisce mica il cielo. La qualità di un brano del genere, spesso destinato a non raggiungere il podio, viene comunque riconosciuta dai giornalisti con il prestigioso Premio della Critica, istituito appositamente per lei. Nello stesso 1982 uscì un altro suo grande successo, di cui lei stessa scrisse il testo: Quante volte.

Sul finire del 1983 decide di ritirarsi dalle scene, a causa delle dicerie sorte circa dieci anni prima e divenute insistenti proprio nei primi anni ottanta, che legavano la sua fama ad eventi negativi. La stessa Mia Martini anni dopo dichiara in merito a questo periodo:

« La mia vita era diventata impossibile. Qualsiasi cosa facessi era destinata a non avere alcun riscontro e tutte le porte mi si chiudevano in faccia. C’era gente che aveva paura di me, che per esempio rifiutava di partecipare a manifestazioni nelle quali avrei dovuto esserci anch’io. Mi ricordo che un manager mi scongiurò di non partecipare a un festival, perché con me nessuna casa discografica avrebbe mandato i propri artisti. Eravamo ormai arrivati all’assurdo, per cui decisi di ritirarmi. »

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Grazie al suo talento interpretativo, la cantante tornò alla ribalta riaffermandosi con un consenso ancora maggiore: nel 1989 partecipa al Festival di Sanremo col brano Almeno tu nell’universo, scritto da Bruno Lauzi tenuto nel cassetto per diciassette anni perchè il contenuto fu ritenuto troppo avanti per quel determinato periodo storico e anche perchè per diversi anni nessun autore, prima dell’arrivo di Lauzi, era riuscito a scrivere un testo adatto a quella stupenda melodia. Il brano tratta l’incoerenza e l’ipocrisia della società contemporanea con una rassegnazione amara verso lo smarrimento dei valori della vita e di un’identità individuale che rende l’uomo falso e poco credibile. Il testo lancia, comunque, un appello alla riscoperta della verità e della dignità umana confidando nella non omologazione alla massa di quell’anonimo destinatario a cui è diretto questo intenso messaggio d’amore. e divenne un classico, restituendole una grossa popolarità. Negli anni novanta è ancora protagonista di altri grandi successi come La nevicata del ’56, Gli uomini non cambiano (presentati sempre a Sanremo) e Cu ‘mmè, duetto con Roberto Murolo che rilanciò la canzone napoletana.

Malgrado tali risultati, le difficolta’ di poter lavorare dignitosamente, senza dover subire continue offese da parte di colleghi e addetti ai lavori, aumentano di giorno in giorno. E molti spiacevoli aneddoti potrebbero confermare le cattiverie gratuite inferte alla povera Mimi’ da insospettabili colleghi. Gli stessi che, presenti al suo funerale, avranno anche il tempo, tra un “mea culpa” e l’altro, di firmare autografi e rilasciare interviste. Ma c’e’ un episodio che vale la pena di menzionare su tutti. La misura dell’ostracismo attuato nei suoi confronti in questo periodo e’, infatti, testimoniata da una trasmissione televisiva: uno speciale sui vent’anni del Festivalbar, che passa in rassegna le varie edizioni del concorso, trasmettendo i filmati di tutti i vincitori. O, forse, sarebbe piu’ giusto scrivere di “quasi” tutti i vincitori, dal momento che la Martini, due volte vincitrice del Festivalbar, non viene nemmeno nominata. Guai a farlo! Al posto suo vengono citati, come vincitori dell’edizioni 1972-’73, Adriano Pappalardo e Marcella Bella, in verita’ piazzatisi al secondo posto delle classifiche finali di quegli anni. Ma si sa… il caldo gioca brutti scherzi… sia alle anime che ai cervelli. Vessata da continue cattiverie, decide cosi’ di ritirarsi dalle scene “con un addio bello e importante”. Un album curato, fatto con amore per il suo pubblico. Nasce cosi’ “Miei compagni di viaggio”, interamente registrato dal vivo al Teatro Ciak di Milano.

Ma per fortuna, il mondo dello spettacolo non e’ fatto solo di mascalzoni e facce di bronzo, calunniatori e “boia” in doppiopetto. Ci sono anche le persone cosiddette “per bene” e Giovanni Sanjust, va riconosciuto a lui il merito di aver ridato voce e dignita’ a un’artista, come Mimi’, che molti, in quel 1989, anno della sua rinascita discografica, avrebbero voluto ancora evitare. Proprio come si fa con gli appestati. Tutto il resto e’ storia nota. Una canzone memorabile, come Almeno tu nell’universo, fu per lei come il sole che ritorna a splendere dopo un temporale violentissimo.Il pubblico sanremese percepì in ogni sua sfumatura la rabbia e la disperazione che ogni parola di quella canzone trasmetteva. E Mimi’ ne fu premiata. Con amore, con la consapevolezza di aver ritrovato il “suo” pubblico.

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Non ha sentito quell’ applauso, e non avrebbe, mai voluto sentirlo. Non avrebbe mai pensato di sentirlo. Un’esistenza segnata dalla fatica di vivere, un futuro pieno di musica. Così artisti e addetti del mondo musicale ricordano Mia Martini. «La drammaticità è stato il filo conduttore della sua arte e della sua vita» ha detto il paroliere Mogol. «Mia – ha aggiunto Mogol – è un’immagine in bianco e nero. È stata grande, un’artista di spessore che ha dato alla sua carriera coerenza e dignità anche nei momenti difficili».

Dopo la sua morte, i memoriali dei suoi amici (veri o presunti) si sono sprecati, contribuendo a delineare l’immagine di una donna sola, triste e sfortunata. Eppure basterebbe ascoltare anche un sola canzone, nella sua grandiosa interpretazione, per capire di quale entità straordinaria sia la sua eredità artistica, il suo essere voce dell’anima, il suo diventare voce di tutti. Voce che fu sempre d’amore. Uno dei suoi inediti piu’ belli recita: “Vivo… muoio e poi rivivo… / la mia grande vela, sola, di nuovo vola…”. A chi spetta oggi il difficile compito di onorare queste parole è difficile a dirsi. Ognuno cerchi la risposta dentro di se’. E chi ha sbagliato, rimedi. Prima che sia troppo tardi…

Mimì riusciva ad interpretare con classe, ogni brano che le veniva affidato.

Ciao, ovunque tu sia e speriamo che tu stia continuando a cantare lì dove ora sei, e per citare una strofa di un tuo pezzo dicevi così “e l’ultima occasione per vivere vedrai che non la perderò”…e invece te ne sei andata via troppo presto grande donna!

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