Tutto sommato qualcosa mi ricordo, di Gigi Proietti
Tutto sommato qualcosa mi ricordo, di Gigi Proietti

Tutto sommato qualcosa mi ricordo, di Gigi Proietti

Gigi Proietti è un attore fuori dal comune, uno dei più grandi mattatori dell’ultimo mezzo secolo, capace di incatenare da solo, sul palcoscenico o sul piccolo schermo, l’attenzione di migliaia o milioni di spettatori in virtù di un’assoluta padronanza tecnica, di un carisma e di una cultura di cui solo i grandi sono dotati. All’esuberanza sulla scena, tuttavia, Gigi Proietti ha sempre accompagnato una riservatezza assoluta sulla sua vita privata.

Oggi, per la prima volta, ha deciso di raccontare in un libro tutto di sé, e tutto il formidabile repertorio di aneddoti e avventure accumulato in una vita tra i protagonisti del teatro, della radio, della televisione, del cinema italiani. Dimostrando, anche sulla pagina, il talento esibito sul palco.

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Si legge dalla prefazione: “Raccontare la propria vita non è cosa da tutti. Certo, chiunque può ricordare gli episodi, cercare di storicizzare, fare riflessioni su come passa il tempo e come cambiano le cose. Ma l’odore della povertà misto a quello del sugo della domenica, i richiami delle mamme ai figli discoli che non tornano per cena, l’allegria irrecuperabile del mercato, le chiacchiere sui marciapiedi… Come li spieghi a chi non c’era? I «faccio un goccio d’acqua» sui muri ancora freschi di calce, la partita a tressette, la vita in strada, le donne ai davanzali, le chiacchiere dei disoccupati… Tutto questo, come puoi farlo rivivere in chi legge?

Forse non è stato neppure come lo ricordi tu, perché nel ricordo hai enfatizzato qualcosa, e qualcos’altro hai rimosso.

C’è chi ha descritto la periferia come topos del Tragico, magari con accenti nobilissimi, ma con l’occhio inevitabilmente distaccato dell’intellettuale che riflette e si sforza di soffrire sulla condizione umana. Io non pretendo tanto. Preferisco raccontare la mia allegria di allora, impastandola a quella di oggi. Ma senza nostalgia, per l’amor d’Iddio. No, semmai con la gioia per un passato che la mente riscrive come vuole, come un sogno ricorrente che, negli anni, abbiamo imparato a controllare“.

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