Martina Palmitesta. Foto da Agenzia
Martina Palmitesta. Foto da Agenzia

Martina Palmitesta: credo nell’umiltà e nell’onestà

Martina Palmitesta, attualmente al cinema con, “Il quaderno nero dell’Amore”. Martina è un’attrice, una ragazza di sani valori e, allo stesso tempo, una stimata fisioterapista. Una persona solare, davvero disponibile, con cui abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere, parlando, in particolar modo, dei suoi esordi e del suo ritorno al cinema.

Martina Palmitesta. Foto da Agenzia
Martina Palmitesta. Foto da Agenzia

Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo a Martina Palmitesta. Come stai?

Benone, dai. Sono felice, anche di vivere questa intervista che segna un piccolo ritorno alla normalità dopo un periodo particolarmente complicato. Rimane ancora un po’ di paura, ma speriamo sia presto solo un ricordo, per tutti.

Ti andrebbe di raccontarci di come ti sei avvicinata al mondo dello spettacolo?

La mia mamma dice sempre che prima di iniziare a camminare, già ballavo. Ho iniziato da piccola, prendendo parte ad alcuni concorsi di bellezza, tra Francavilla al Mare, la mia città, e Pescara. Successivamente ho preso parte ad una scuola di danza e, negli anni, ho partecipato a svariati corsi. Non sono mai riuscita a contenere questa passione. Penso sia qualcosa di innato.

Nel tuo percorso artistico, è presente il tuo amore per il teatro. Quali sensazioni sono legate al palcoscenico?

Il teatro ti consente di vivere un feedback continuo con il pubblico. L’energia che ricevi da ogni singolo spettatore, è la stessa che rubi a loro per poi avere la giusta carica per andare in scena, per non fermarti mai. Sembra una visione paradossale ma è davvero uno scambio di energie. Fortunatamente, nel 2019, poco prima della pandemia, ho avuto modo di prendere parte ad uno spettacolo tutto mio, scritto da Valentina Ghetti, “7 Psicosi”. Ero protagonista assoluta di un monologo continuo dove interpretavo 7 personaggi psicotici intervistati da una valletta (che ero sempre io). Una grande sfida attoriale e, se non avessi avuto la forza del pubblico, vivo e presente con me in scena, non sarei riuscita a portare avanti un’ora e mezza di spettacolo. È indescrivibile quello che si prova sul palco.

Non solo recitazione. Nel tuo curriculum figura la tua passione per la danza e il tuo essere, all’occorrenza, anche presentatrice. Approfondiamo questo aspetto..

La danza è parte integrante della mia vita. Ho avuto modo di presentare alcune serate e, in tali occasioni, mi sono resa conto di essere brava. L’improvvisazione, seppure si segua una scaletta, è importante, in questo settore. Questo mestiere mi ha dato anche modo di scoprire di essere dotata di una grande autoironia, cosa che ti rende al pari di chi ti guarda.

“Il quaderno nero dell’amore”, attualmente nelle sale, segna il tuo ritorno al cinema. Parlaci del tuo ruolo..

Questa proposta è avvenuta in una maniera del tutto inaspettata. Ero a teatro con “Le dissolute assolte”, un testo scritto e diretto da Luca Gaeta, e, a fine spettacolo, ebbi modo di incontrare Roberto Bessi, il produttore esecutivo del film. Mi disse che ero perfetta per il ruolo di Paola. Alcuni mesi dopo affrontai il provino. Si tratta di un ruolo complicato che non sentivo di poter affrontare. Ai tempi vivevo un periodo strano, davvero difficile. Il mio personaggio vive una sessualità perversa, obbligata, simile ad una violenza fisica e morale. Devo molto a Patrizia De Santis, actor coach e agente di spettacolo. Patrizia ha saputo tirare fuori l’anima, tutto ciò che avevo dentro. Ogni ciak realizzato, lo vedrete, è reale, sofferente, voluto. Patrizia ha saputo trovare la chiave giusta per avvicinarmi a questo personaggio. Ho piena fiducia e stima in lei.

Parlaci di questo ritorno cinematografico…

Sono stata felice di tornare fisicamente al cinema per vedere un mio film, che sarebbe dovuto uscire lo scorso anno, in pieno Covid. Le riprese, realizzate interamente a Cinecittà, hanno uno stile teatrale. Servirebbe guardarlo due o tre volte per poterne capire l’essenza. Invito davvero tutti ad andare al cinema.

Martina Palmitesta. Foto di Samanta Sollima
Martina Palmitesta. Foto di Samanta Sollima

Chi è Martina fuori dal set, nel suo vissuto comune?

Il mio punto di forza, la mia umiltà, deriva dal mio essere una fisioterapista. Questo duplice lavoro, mi salva dal mio essere attrice, dall’attesa di una telefonata. Ho modo di vivere la sofferenza altrui, materiale di cui mi servo durante la lavorazione di un film, di un dato personaggio. Rubo tratti del carattere, del vissuto, dai miei pazienti, per poi portarlo in scena. Vivo di umiltà e di onestà, fattori chiave da utilizzare per andare avanti, per vivere bene nella nostra società.

Progetti futuri?

Ho da poco terminato, a Biella, le riprese di una sitcom. Un lavoro atto a rivalutare tutti i piccoli bottegai d’Italia. Ne sono protagonista insieme ad Andrea Pellizzari e ad Eleonora Bolla. Ho vari progetti, ma non posso ancora rivelarvi niente.

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