Cantante e flautista cagliaritana, Paola Atzeni accende l’estate musicale salendo sul palcoscenico al Porto Antico di Genova, Palco sul Mare Festival, il prossimo 31 luglio in un doppio concerto molto atteso. Un’atmosfera meravigliosa che farà da sfondo alle note etno/cantautorali della talentuosa Atzeni, che per l’occasione si esibirà con una super band composta da Luca Borriello, Rossella Cazzaniga, e per la prima volta insieme a lei, Francesco Bellia (New Trolls) e il batterista Fabio Moresco membro del Banco del Mutuo Soccorso. Con la partecipazione di Beppe Mistretta e Alberto Fortis nelle vesti di ospite speciale.
Apprezzata dal pubblico per la sua spontaneità interpretativa e per la sua sensibilità, Paola Atzeni è forte di un percorso musicale particolarmente interessante, che comprende tra gli altri il cd, Dentro, una collaborazione fruttuosa con Eros Ramazzotti e l’applaudita interpretazione dei classici della musica italiana e di quella brasiliana, sua grande passione. Abbiamo intervistato Paola a pochi giorni dal concerto a Genova per saperne di più di questo evento, che arriva in un periodo di lenta ripresa dei concerti live dopo il lockdown per l’emergenza Covid19, nonchè della sua storia musicale…
In questo periodo povero di musica dal vivo tu sembri invece molto impegnata sul palcoscenico. Quali sono secondo te le emozioni più grandi dell’esibirsi dal vivo?
Purtroppo l’apparenza inganna ed io certamente non sono una di quelle artiste che si esibiscono più di altre, soprattutto in questo periodo post lockdown. Certo è che esibirsi dal vivo sia per chi canta che per chi suona, per me è così, è l’emozione più forte e intensa che si possa provare nella vita. Tolta ovviamente la tensione della grandissima responsabilità che si ha nel rispetto del pubblico per cui ci esibisce. Cerco di spiegarmi meglio. Salire su un palco richiede una grandissima preparazione, serietà e rispetto per esibirsi al massimo delle proprie possibilità. Non per se stessi ma per chi desidera ascoltarti e spesso paga un biglietto per questo. Il mondo dello spettacolo è anche magia.
Il concerto del prossimo 31 luglio ti vede affiancata da una band di tutto rispetto e per la prima volta suonerai sia con Francesco Bellia dei New Trolls che con Fabio Moresco del Banco del Mutuo Soccorso. Come pensi che si fonderanno i vostri generi musicali piuttosto diversi?
Ci siamo incontrati e abbiamo provato più volte, cercando ognuno di valorizzare le differenze dell’altro. Come diceva il mio professore di Armonia al Conservatorio: ”non esistono generi musicali buoni o cattivi, esistono buoni o cattivi esecutori”. Io per fortuna sto con quelli buoni.
Come hai conosciuto e come è nata la collaborazione con Francesco Bellia e con Fabio Moresco?
Fabio Moresco e Francesco Bellia sono due musicisti che ovviamente conosco già per la loro fama ma chi ha favorito la nascita di questa formazione è stato il chitarrista genovese Luca Boriello, con il quale collaboro felicemente da oltre vent’anni. Diciamo che mi ha fatto un gran bel regalo.
La tua classe nell’esibirti è innata. Pensi che con questa nuova formazione riuscirai dal vivo a proporre qualche bella novità in fatto di stile a tutti quelli che ti seguono?
Se lo stile è innato ed anche supportato da musicisti di grande personalità non potrà non esserci sicuramente qualche piacevole sorpresa.
Cosa ti ha fatto avvicinare alla musica all’inizio e quali sono state le interpreti che ti hanno maggiormente ispirata?
La mia famiglia è stata l’artefice della mia passione per la musica. In casa si ascoltava di tutto. Dalla musica classica e lirica ( forse anche per questo la scelta di entrare al Conservatorio di Cagliari all’età di 11 anni) al pop, al jazz etc. etc. Mentre mio fratello Ennio, ormai diplomato in organo studiava otto ore al giorno Bach e Händel e il resto del tempo lo passava ascoltando i Genesis, i Pink Floyd, il Banco del Mutuo Soccorso e i New Trolls, io mi ritagliavo il mio spazio ascoltando Kate Bush, Mina, Eurythmics, Al Jarreau, Manhattan Transfer e tutta la produzione della GRP (non ti parlo della musica classica perché come studentessa del Conservatorio, ero fortunatamente obbligata ad assistere ai mattinee dei concerti). Mi fermo qui…
Tu sei interprete dei più grandi artisti della scena musicale nostrana. C’è un interprete o più di uno, al quale sei particolarmente affezionata e qual è il brano che ti emoziona di più cantare dal vivo?
Ne ero convinta anch’io di essere un’interprete di musica italiana…e lo sono! Solo che ho scoperto molti anni dopo aver iniziato la mia carriera che una grandissima parte del mio vasto repertorio, con brani portati al successo da Mina, dalla Vanoni, da Fossati e tanti altri, in realtà sono brani che arrivano dal Brasile, scritti da artisti del calibro di Roberto Carlos, Chico Barque de Hollanda etc. etc. Ti dirò che cantando da più di trent’anni non riesco ad elencarti un solo brano…il miglior brano è quello che rappresenta la mia vita mentre lo sto cantando. Sicuramente nel concerto del 31 luglio p.v. c’è una buona selezione di questi.
Stai preparando un nuovo album dopo Dentro e se si’, puoi anticipare qualcosa al tuo pubblico?
Al momento mi sto dedicando alla produzione di un giovane artista che si chiama Diederik Pierani. Un cantautore, cantastorie contemporaneo, geniale e originale. Nel frattempo con il pianista Marco Bianchi, con il quale collaboro da parecchi anni, abbiamo in serbo la realizzazione di un nuovo progetto che dovrebbe portare alla luce anche un nuovo album di inediti. Invece, con mio fratello Ennio, abbiamo deciso di ridare vita a degli inediti che per una questione di tempi, avevano lasciato posto ad altri progetti.
Questo lockdown ha fatto crescere in me il desiderio di impegnarmi ancora più costantemente nella musica, buttandomici a capofitto ma per il rispetto che questa merita, voglio dedicare il giusto tempo ad ogni progetto da realizzare.
Nella tua biografia si legge anche della collaborazione con Eros Ramazzotti. Puoi raccontarci qualcosa di più di quella esperienza professionale e umana?
Potrei stare ore a scriverti di Eros, preferisco riassumere così: per me è stato il tour del secolo. Avere la possibilità di essere la sua corista, in giro per l’Europa, l’anno in cui ha venduto 7 milioni di copie in tutto il mondo dell’album pluripremiato “Dove c’è musica” ed essermi affiancata con musicisti quali Steve Ferrone, Phil Palmer, Paul Warren, Nene Quintero e solo per citarne alcuni (eravamo 11 sul palco) è stata una delle esperienze professionali più belle della mia vita.
Al concerto del 31 luglio a Genova parteciperà anche Alberto Fortis, un artista al quale sembri particolarmente legata. Come nasce la vostra collaborazione musicale e quale sarà il suo ruolo all’interno dell’evento del 31 luglio?
Una bella accoppiata vero? Appena arriverà Alberto Fortis, il mio palco diventerà il suo, perché un’artista come lui merita un passo indietro.
Quali sono i tuoi sogni nel cassetto dal punto di vista artistico?
Il mio sogno più grande è che la gente incominci finalmente a capire che essere un musicista non significa non essere un lavoratore. Dietro l’esibizione di un professionista, ci sono molti sacrifici, ore e ore di studio e prove, investimenti importanti e non parlo solo di strumenti musicali. Noi musicisti il cartellino non lo timbriamo quando si accendono le luci di un palco per poi ritimbrarlo quando si spengono. Siamo degli artigiani, costruiamo giornalmente quella che poi sarà la nostra esibizione dal vivo.
E lo stesso vale per tutti i Cd che produciamo.
Ecco, sogno che il musicista sia considerato un lavoratore, se di talento un’artista ma sempre un lavoratore.