Giovanni Esposito

Giovanni Esposito: per il mio futuro confermo sempre la commedia

Un “a tu per tu” molto piacevole quello di oggi, con ospite Giovanni Esposito, protagonista nelle sale con il film Benvenuti in Casa Esposito (leggi qui la recensione).

Giovanni Esposito

A partire dal personaggio di Giovanni Cazzaniga che lo ha reso popolare in varietà come il “Pippo Chennedy Show” e “Mai dire…” l’attore ne ha fatta tanta di strada tra teatro, set cinematografici e televisivi. Oggi lo incontriamo a seguito della sua esperienza da protagonista nel ruolo di Tonino Esposito, nella nuova commedia tratta dal romanzo omonimo di Pino Imperatore e tutta “made in Naples“.

Benvenuto a Giovanni Esposito su La Gazzetta dello Spettacolo. Il primo pensiero che hai fatto, quando sei stato scelto per interpretare Tonino?

Grazie a voi. E’ stato un salto di gioia perchè Tonino è un personaggio che mi piaceva tantissimo già da quando avevo letto il libro… sai quando leggi e pensi a come poter rendere credibile un personaggio? Diciamo che mi succede sempre quando leggo.

Poi è arrivato Alessandro Siani, che è stato l’ideatore dell’intera operazione, e mi ha comunicato di aver visto me in Tonino. Farne prima una teatrale e poi film, ma dal primo momento mi ricordo che mi disse “il film è tuo”. La gioia quindi era quella… e poi perché è un personaggio che ti può regalare tanto affrontato nel modo giusto senza togliere la comicità.

Per un attore è la stessa cosa interpretare personaggio che arriva da un libro rispetto a quello di un copione scritto apposta per il cinema?

Diciamo che per me non cambia tanto, perché alla stessa maniera leggi e ti crei i tuoi paletti per essere pronto quando il regista e lo sceneggiatore ti indicheranno una strada. Diciamo che l’attore di base si crea il proprio percorso emotivo e comico ed è pronto a variarlo secondo indicazioni. Dall’uno all’altro personaggio quindi non cambia tanto, a meno che non si tocchi la sceneggiatura, e Gianluca Ansanelli in Benvenuti in Casa Esposito è riuscito a metterci un intreccio comico ben riuscito.

Quando hai rivisto il film, che messaggio ti ha lasciato da spettatore?

Sicuramente la prima volta che vedo un film mio in sala è sempre una sorpresa, perché è una cosa molto difficile da immaginare, ma ti cosparge di gioia e la felicità è stata la sensazione primaria vissuta… poi l’emozione di rivederlo tutti insieme dopo il periodo vissuto, è forte.

Recensendo il film, mi sono permesso di dire che questi film fanno bene a Napoli. Cosa pensi della cinematografia più popolare che osanna involontariamente il lato oscuro della nostra città?

Il lato oscuro fa sempre presa nel cinema e nei romanzi perché crea pathos e certe volte per la parte “nera” ci facciamo addirittura il tifo. Fermo restando, che finendo, il film ti lascia qualcosa a cui pensare. In Gomorra ad esempio, spesso empatizzi per i protagonisti, ma in qualche modo li guardi e ci sei dentro e dopo un po’ finisce e pensi “che schifo” (ndr riferito alla criminalità).

Credo che comunque a Napoli sia molto spettacolarizzata sulle grandi storie, su una falsa riga dei grandi classici come “Gli Intoccabili, “Il Padrino”, non puoi fare a meno di godere della bellezza cinematografica… anche se dopo dentro ti rimane “lo schifo di prima” (ndr ride).

Giovanni Esposito

Dopo essere stato in “Casa Esposito” in quale “casa vedi” Giovanni tra 10 anni?

Mi vedo in una casa che parla sempre di commedia, usando vari livelli di lettura. Una commedia che mi piace molto come la commedia inglese o quella francese… vedremo!

Su Francesco Russo

Francesco Russo, giornalista e direttore del quotidiano "La Gazzetta dello Spettacolo", comunicatore digitale ed ufficio stampa di eventi e VIP.

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