Torna a casa, Viola! (I delitti di Capriata) è il titolo dell’ultimo libro della scrittrice e giornalista Milka Gozzer, che torna così sul mercato editoriale dopo aver pubblicato i romanzi “Le radici del muschio” (2016), “MeL” (2019), “Racconti di viaggio Racconti di vita” (2020) e “Il gatto di Depero” (2020).
Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo a Milka Gozzer, dalle storie dei precedenti libri i tuoi lettori avrebbero mai potuto immaginare che un giorno saresti approdata alla stesura di un giallo?
Nei miei romanzi un po’ di “giallo” c’è sempre, mi piace giocare con i generi, mescolarli. Ne “Il gatto di Depero” il mistero ha a che fare con la scomparsa di un’opera creata dal Mago del futurismo nel 1918. In “MeL” l’intreccio ruota attorno al giallo di una donna che improvvisamente perde conoscenza. E anche nel romanzo “Le radici del muschio”, il principale nodo da sciogliere concerne il destino di un giardino meraviglioso che qualcuno vuole accaparrarsi per ragioni infide.
Sono dell’idea che in generale tutti i romanzi si sviluppino attraverso una ricerca, uno scioglimento di nodi, lo smascheramento di chi ha torto.
Forse per “Torna a casa Viola” si può parlare di un giallo un po’ più classico perché in effetti avviene un delitto.
Ce ne racconti per sommi capi la trama?
Stefano è un barista che possiede una pecora, Viola. La adora. Nonostante sia un animale domestico un po’ fuori dal comune, la bestiola agisce proprio come agirebbe il cane o il gatto di casa: è affettuosa, socievole, fedelissima. Ma un giorno la pecora scompare. In preda alla disperazione Stefano comincia a cercarla. Siamo in un placido paese di montagna, tra i boschi del Trentino dove non accade mai nulla. Il barista è disposto a tutto pur di ritrovare la sua pecora. E finisce per cacciarsi in un brutto guaio: il brutale assassinio di un tassista…
Qual è il loro coinvolgimento nello svolgersi delle indagini e nella scoperta del colpevole?
Il lettore ha davanti un duplice enigma: scoprire che fine ha fatto la pecora Viola e trovare il colpevole dell’omicidio di un tassista. I due piani di indagine si intrecciano e finiscono per creare degli equivoci. Lo svolgersi della trama è disseminato di indizi, ma sono stata leale, non ci sono depistaggi, il lettore ha tutti gli elementi mano a mano che appaiono agli investigatori e al protagonista, ho voluto mantenere un ritmo molto veloce, scorrevole, fluido, solo alla fine tutti i misteri saranno svelati.
Come hai scelto il titolo? Personalmente trovo una sorta di “umanizzazione” nel nome Viola…
Il titolo deriva da una scena precisa del romanzo… Però è vero che vi è una sorta di umanizzazione in questo nome, del resto Viola è un animale domestico e l’amore che proviamo verso gli amici a quattro zampe è fin troppo umano. Ma ho scelto di chiamarla Viola perché è un nome che contiene molti significati. È il colore dei fiori che a primavera ricoprono ampie distese di sottobosco. Ed è il colore che evoca il mistero: è formato dall’unione del blu e del rosso, due colori primari. Il blu è la tinta della saggezza, dello spazio, del cielo. Il rosso è il colore della passione, dell’amore, del sangue.
Vieni da tanti anni di giornalismo di alto livello. A oggi, trovi che l’informazione ti abbia in qualche modo deluso?
Mi spiace che conti di più il sensazionalismo. Che una notizia si esprima per slogan, per sentito dire, per connessione tra foto e titoli senza nessuna relazione nel contenuto dell’articolo. Mi spiace per la dilagante enfatizzazione delle esperienze dolorose, brutali, shock. Mi spiace che oggi le notizie non riportino le fonti precise. Per ogni notizia bisognerebbe esporre la fonte come si fa con le etichette degli alimenti. Il rischio di nutrire il cervello di spazzatura è oggi molto alto.
Hai viaggiato in tutti i continenti, adagio per cercare di capire meglio un paese e la sua gente per poi riportare i fatti con la certezza di averli davvero vissuti. Sei un’acuta osservatrice anche del tuo Trentino?
Allontanarsi da qualcosa aiuta sempre a comprenderla meglio. A me viaggiare nel mondo con la mia bicicletta mi ha permesso di rastrellare casualmente tante informazioni, e di saziare una grande sete di conoscenza. Quando vivi, studi e viaggi, di attrezzatura di conoscenza riesci a raccoglierne in quantità. E poi però quella stessa attrezzatura ti deve servire, perché se la lasci in un album di fotografie o nel cassetto dei ricordi da rimpiangere, allora forse è sprecata. Tutto questo andirivieni nel mondo forse mi è servito anche per guardare con occhi più obiettivi il luogo dove sono nata e dove vivo.
Infine, cosa ti aspetti da questo libro e da Milka scrittrice nel prossimo futuro?
Da questo come da altri miei romanzi, spero sempre che piaccia, che intrattenga, che faccia trascorrere qualche ora di divertimento e che lasci un barlume di conoscenza in più. Da me, vorrei continuare a esplorare e a raccontare storie ogni volta migliori!