Il Gentiluomo, di Andrea Perego
Il Gentiluomo, di Andrea Perego

Il Gentiluomo, di Andrea Perego

Il giornalista e scrittore italo-australiano Andrea Perego è tornato in libreria con il suo nuovo romanzo Il Gentiluomo, pubblicato da Supernova Edizioni e che intervistiamo per la nostra rubrica “Libri e Scrittori“.

Andrea Perego, benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo. Ci narri di una giovinezza dorata alla corte di Versailles, di un amore assoluto, un plico di lettere che incriminano la regina di Francia, Marie Antoinette, mentre la Rivoluzione infiamma Parigi cambiando il corso della storia e la vita del protagonista, costretto a fuggire in circostanze rocambolesche dalla Francia e dal suo passato per ricominciare una seconda vita a Londra. Questo tuo secondo romanzo si discosta o meno dalla tua precedente produzione letteraria?

Si discosta in quanto è un vero romanzo, e ne ho scritto solo uno prima di questo, Le leggi del tempo. Entrambi hanno in comune una rigida verità storica, all’interno della quale si svolge la vicenda romanzesca. La cornice è data dalla Storia, verificata in ogni dettaglio. Sono giornalista e archivista. Parto dal dato storico, dal documento, che non tradisco. Il primo romanzo si svolgeva a Venezia in una giornata, il 9 novembre 1730. Il gentiluomo si svolge nel corso di molti anni, dal 1760 al 1840, fra Parigi e Londra. Il metodo, il rigore della ricerca da cui parto, è lo stesso.

Anche tu sei un giramondo. Troviamo qualcosa di autobiografico nella figura de Il Gentiluomo?

L’autobiografia è difficilmente romanzesca. O meglio, ogni vita è unica ma le cose veramente importanti sono poche, e uguali per tutti. Per questo il gentiluomo alla fine della sua vita scrive: “ho capito una cosa: siamo tutti la stessa persona.” Questo romanzo narra il percorso di un uomo che ha vissuto esperienze e vicende straordinarie per il periodo storico in cui si trova casualmente a vivere. Le passioni, le paure, le debolezze e le gioie, sono invece comuni a me come a qualunque essere umano, di qualsiasi epoca. In questo senso, quando uno scrive, ci mette del suo, certo. Non potrei descrivere il sentimento della rabbia, per esempio, se non l’avessi provato. Le parti più autobiografiche sono evidentemente i corsivi che chiudono ogni capitolo, quei paragrafi, quasi poemi in prosa, in cui il gentiluomo si lascia andare in un fiume di coscienza, si mette a nudo, raccontando incubi, ricordi, paure, passioni, in un associazionismo che trascende l’epoca storica per cogliere l’uomo, nella sua fragilità e nella sua semplicità, complicatissima e magnifica.

Con quale prospettiva hai raccontato la storia realmente accaduta e quella dei personaggi?

La curiosità. Come dicevo, sono un giornalista, di base, e il nostro lavoro è molto semplice: informarsi su come stanno realmente i fatti e spiegare. Spiegare talvolta anche diverse prospettive dello stesso evento. Per questo ho letto cosa hanno scritto le persone che hanno realmente vissuto quel periodo storico, ho cercato di capirlo e di raccontarlo. Una specie di “giornalismo storico”, se vogliamo. Ognuno si farà una propria idea. Era giusto che poche persone vivessero di privilegi e lussi? No. Era giusto per questo decapitarli tutti? Nemmeno, ma questo è ciò che accadde. Colpa, responsabilità, individualismo, impegno, sono tutte prospettive dell’essere umano, e spesso il giudizio dipende dall’angolazione da cui si osserva.

Perché si dovrebbe provare simpatia per un personaggio nato e cresciuto nel lusso e fra i privilegi?

Perché matura, cambia le sue idee, impara, che è la cosa più importante della vita.

Impossibile non citare il riferimento alla celeberrima Jane Austen…

Mi sono divertito moltissimo leggendo le sue lettere, dopo i suoi romanzi, per entrare nella sua mentalità, nel suo modo di pensare e di scrivere, fino a “clonare” due lettere scritte da lei al gentiluomo. Non è facile, specialmente per un uomo, entrare nella mentalità di una donna, e che donna. Ma mi ha divertito davvero tanto. È stata una sfida. È un personaggio interessante, realmente molto diverso dall’immagine che comunemente si ha di lei.

Quest’opera sta ricevendo un buon riscontro dalla critica. Quale recensione vorresti ricevere e da chi?

Dai lettori. Anzi, l’ho già ricevuta. Una lettrice mi ha scritto: mi ha emozionato.

In chiusura, una mera curiosità: Andrea Perego ama di più Londra o Parigi?

Ah, ah, è una domanda che per molti serve a inquadrare una persona. Mettiamola così: mi considero un cittadino europeo e in Europa ci sono tre città dove mi farebbe piacere vivere: Londra, Parigi e Berlino. Dovendo scegliere tra le prime due, dopo la Brexit sceglierei Parigi.

Su Francesca Ghezzani

Giornalista, addetto stampa, autrice e conduttrice di programmi televisivi e radiofonici. In passato ha collaborato con istituti in qualità di docente di comunicazione ed eventi.

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