Pur conoscendo i brani de La Zero, ascolto una performance live per la prima volta all’Arena Flegrea, in una reinterpretazione dei classici di Renato Carosone, ed ecco che il talento che dimostra nelle sue diverse sfumature che vanno dalla recitazione al canto, prendono forma su quel palcoscenico.
La responsabilità di “saper fare più cose” in ambito artistico, e la voglia di comunicare, fanno di Manuela, quel tipo di persona con un “quid” in più per andare avanti e capire dove vuole arrivare.
Ma senza dilungarmi, ecco quello che ci siamo raccontati qualche giorno fa!
Benvenuta a La Zero su La Gazzetta dello Spettacolo. Se posso chiamarti semplicemente Manuela, direi subito: un talento che ha fatto anche gavetta. Vieni dalla cornice del Teatro lirico San Carlo di Napoli e oggi la musica abbraccia tutta la tua vita. Se dovessi descriverti in 3 aggettivi?
Grazie a voi… allora ti direi: estremamente distratta, determinata e istintiva!
Nella tua carriera anche il Cinema, la televisione ed il teatro. Dove si sente più a proprio agio La Zero?
Diciamo che non ho ancora trovato una zona di comfort ideale, perché sto ancora raggiungendo una posizione che mi faccia sentire a mio agio. Forse lo troverò quando riuscirò a salire su un palco a mischiare le carte e raccontare tutto quel che sono e rappresento. Quindi quando arriverò a questo attraverso la musica e magari anche come attrice quello che sento e quello che voglio comunicare troverò “il mio agio nel mondo”.
Forse avendo fatto una serie di cose collegate, ma comunque diverse, ho notato che in Italia magari non viene considerato come valore aggiunto tutto questo… più che altro è strano vedere qualcuno che ancora non comprende se tu cerchi di dare un tratto artistico aggiuntivo ad una performance. E’ come se avessimo l’esigenza di racchiudere in una categoria precisa un’artista… per me invece non esiste questa categorizzazione.
Ti pesa tutto ciò?
Più che pesarmi, noto che comunque alla gente arriva ciò che sei. Io quando porto in scena una performance, noto dal palco che arriva al pubblico… cosa che invece detto a priori sembra creare confusione nelle persone… Forse la gente vuole capire in anticipo chi sei e quali saranno “le tue mosse”… ma non è proprio l’artista che deve mescolare queste carte?
Sicuramente è più interessante essere “una sorpresa”…
Faccio infatti molta meno fatica a farmi apprezzare da chi fa questo mestiere, invece ci vuole molto più tempo per far capire alle persone i tuoi perché artistici. Però quando poi vedono cosa fai, viene apprezzato.
Però ho notato che ti trovi molto a tuo agio tra grandi artisti. Una bella interpretazione infatti ti ha vista protagonista anche al Premio Carosone 2020. Cosa si prova ad essere su un palco ad omaggiare uno dei più grandi della musica?
E’ stato bellissimo perché (anche se confesso… con un po’ di ansia) ho avuto l’opportunità di ri-arrangiare completamente una canzone di Carosone ed è stato tutto emozionante. Alla fine ho avuto i complimenti anche da Stefano Bollani, da Enzo Avitabile, e allora ho capito che l’intento era quello di omaggiare ancor più Renato facendo qualcosa di diverso con un brano che era un pezzo di storia.
E’ riuscito il tutto perché penso che se le cose le fai con gioia e passione, arrivano al pubblico. Io ho “distrutto” Mambo Italiano (ndr ride) e sono stata contenta per gli apprezzamenti. Faccio spesso cose non comprensibili al primo impatto. Lo dimostra il mio “Mea Culpa”, un brano non semplice…
Musicultura e Premio Bianca d’Aponte ti rendono felice?
Nel primo caso è stato compreso il mio essere artista, nel secondo addirittura è stata scelta una canzone inedita… a cui sono molto legata! La gioia è essere scelti continuando a proporre la propria musica così come la si vuole rappresentare. Per me la canzone non è solo la canzone, bensì il mezzo per portare tutto quello che sono!
Parlando di donne… parliamo di Amaritudine?
Amaritudine è questa canzone che mi lega a questa cantante e attrice Andalusa (ndr Nya de la Rubia), in un momento molto bello e leggero della mia vita. E’ stato un momento unico che mi ha portato ad un confronto sia umano che professionale. Il brano è nato durante la quarantena, anche come esigenza di evasione… infatti il brano è più leggero delle mie solite! (ndr ride)
Un brano che ho adorato condividere con una donna bellissima di grandissimo talento, e soprattutto che mi ha permesso di entrare in contatto con la Spagna, il suo pubblico ed i suoi artisti. Sicuramente ci saranno altre collaborazioni in quanto poi napoletano e spagnolo si sposano benissimo.
Il concetto è: guardare la musica spaziando anche oltre la musica… quello che dicevamo prima insieme.
Brano nato durante il lock-down con un Covid19 che ha sicuramente rallentato la musica. Ma cosa c’è nel futuro di La Zero, oltre i premi?
Nel mio futuro c’è un album che vorrei presentare in concerti molto intimi ed eleganti. Magari presentarlo in due versioni diverse (e chissà che l’album non sia proprio in due versioni): una beat ed una completamente acustica… anche nei live vorrei spaziare tra musicisti e DJ, tra classico e moderno. Tutto questo per far capire che i pezzi restano scritti in maniera cantautorale, ma che restano comunque degli ascoltabili che il pubblico della musica può capire.
Sforzarsi per cambiare… questo lo facciamo per noi e per il pubblico. Un progetto può essere bello e stare anche su un mercato per seguire altre strade.
Il mio ringraziamento a Manuela Zero per il tempo dedicatoci, oltre che l’in bocca al lupo ad una artista che esce fuori dagli schemi classici della musica, per farla apprezzare con tutti e 5 i sensi!