Vittorio Matteucci interpreta Frollo. Foto di scena di Alessandro Dobici
Vittorio Matteucci interpreta Frollo. Foto di scena di Alessandro Dobici

Vittorio Matteucci e ‘A Livella

Siamo nuovamente in compagnia di Vittorio Matteucci per parlare di novità e soprattutto di rappresentazioni teatrali.

Vittorio Matteucci interpreta Frollo. Foto di scena di Alessandro Dobici
Vittorio Matteucci interpreta Frollo. Foto di scena di Alessandro Dobici

Vittorio Matteucci è anche tanto altro ancora: per la prosa si ricordano Il malato immaginario, American pictures, La Marcolfa, Provaci ancora Sam, Tredici a tavola, Arsenico e vecchi merletti, Pyx, Verso l’abisso di Chicago. È autore delle colonne sonore di Quanto costa il ferro, Il mistero del mazzo di rose, ed è ancora autore della parte musicale delle tre fiabe Pinocchio, Cenerentola e Il vestito nuovo dell’Imperatore. Ha composto “Mimmo” dedicandola al grande Domenico Modugno ed ha all’attivo una raccolta di brani classici napoletani racchiusi in un album dal titolo “Esuli”, dove è possibile ascoltare altresì una bellissima narrazione della “’A Livella” e un inedito dal titolo “Marina ‘e notte”.

Benvenuto Vittorio Matteucci, La domanda, come si suol dire “ nasce spontanea…” : Possiamo sperare di rivederla nei panni di Frollo?

Per il momento Frollo ha finito il suo percorso, ha salutato all’Arena di Verona dopo una tournée trionfale, e non è un modo di dire. Abbiamo fatto quasi 300 repliche in poco più di un anno, abbiamo avuto il tutto esaurito sempre! Notre Dame de Paris si è confermato lo spettacolo più replicato nella storia del Teatro Italiano, quello che ha guadagnato di più e la gente ci tributa con un affetto veramente incredibile! Adesso Frollo è in cantina, vedremo se lo ritireremo fuori prossimamente… questo personaggio mi ha dato moltissimo, per cui nel momento in cui mi dovesse richiamare, sarei disponibile. 

Lei è un grande amante della musica classica napoletana, “Esuli” ne è un esempio: una raccolta di brani classici napoletani, un inedito e la sua bellissima voce che narra “’A Livella”…

La mia voce insieme a quella di Antonio Carluccio con cui è nato il progetto. Antonio Carluccio è un romano di famiglia napoletana e quindi si porta con se tutte queste radici lunghe ed importanti e con lui abbiamo voluto fare questo omaggio essenziale, perché io penso che la musica napoletana, così come la musica lirica, rappresentino i genitori di tutto ciò che siamo musicalmente.

“Mimmo” è invece un brano da Lei composto e dedicato al grande Domenico Modugno…

Domenico Modugno, quando ero piccino, è stato per me una specie di folgorazione, un po’ come Massimo Ranieri devo dire, però in maniera diversa. Ero piccolo e vedevo questi due strani… perché erano strani? Perché erano diversi da tutti gli altri! Erano pieni di energia, la passione traspirava e Modugno… Modugno, quando vidi “Scaramouche” in televisione rimasi veramente… perché lì c’era tutto! Tutto quello che volevo fare io evidentemente, anche se non lo sapevo. Io volevo fare il teatro con la musica e lì c’era, un modo di comunicare veramente incredibile. E poi, Modugno prima e Massimo Ranieri dopo… “Rinaldo in campo”… c’è un filo conduttore che lega questi due grandissimi interpreti, il filo è quello della passione della comunicazione.

Durante il lunghissimo tour di Notre Dame che rapporto si è instaurato con i suoi colleghi, i suoi compagni d’avventura: ”La famiglia”…?

“La famiglia” né più e né meno! Per noi, come sai, ci siamo ritrovati dopo 15 anni. C’eravamo “rifrequentati” anche con i “Promessi Sposi”, c’era Giò Di Tonno, c’ero io, c’era Lola Ponce, c’era Graziano Galatone. Ritrovarci a fare quella cosa che ha dato il via a tutto, per la quale ci siamo messi in gioco anche incoscientemente, senza sapere a cosa andavamo incontro, è stata un’emozione senza pari. I miei amici, colleghi, fratelli, sono bellissimi! Io con loro sto veramente bene, e devo dire che è abbastanza raro… però con Notre Dame de Paris c’è un “prima Notre Dame” e un “dopo Notre Dame”… e “dopo Notre Dame” la gente ha riscoperto il teatro musicale, l’opera popolare che prima non esisteva, l’opera era opera o c’era la commedia musicale. Da lì ne sono venute tante e la gente si è potuta affezionare, quindi siamo tutti veramente molto grati a Cocciante, a Panella, a Zard ed a tutti quelli che hanno lavorato a questa cosa e che ci hanno messi insieme. Per metterci insieme ci sono voluti, all’epoca, due anni, quindi quel gruppo lì è un gruppo pensato, molto pensato. Ecco perché siamo ancora qui che resistiamo, perché allora ci misero proprio tanto tempo prima di sceglierci.

Tantissimi ruoli, per tantissimi spettacoli di successo: Jesus Christ Superstar, Notre Dame, Tosca amore Disperato, Dracula-Opera Rock, La Divina Commedia-Opera, Promessi Sposi, Romeo e Giulietta-Ama e cambia il mondo: cosa deve affascinarla in un personaggio per poterlo interpretare?

Non me lo pongo il problema, nel senso che non siamo ancora così importanti, per cui tu vai e chiedi se c’è un personaggio giusto. No, capita l’occasione e guarda caso, un po’ per l’età, un po’ per l’esperienza, mi capitano sempre personaggi di peso, personaggi importanti e quindi in questi ruoli non puoi che ritrovare il succo per fare una buona cosa, perché se ti capita l’Innominato come fai a non godere di quel personaggio là? Come fai a non trovare gli stimoli per farlo sempre meglio? Per farlo credibile? Sono personaggi complessi, ma sono molto eccitanti, emozionanti!

Tra le tante canzoni da Lei interpretate nei suoi bellissimi successi teatrali, c’è un brano a cui è particolarmente legato?

Premesso che non mi ascolto, posseggo tutta la mia bacheca di ricordi. Ho tutte le mie registrazioni da quando avevo 4 anni, proprio perché mi fa piacere conservare tutto ciò che mi ha rappresentato, anche il più piccolissimo passo verso questo cammino che non finisce, fortunatamente, perché questo è uno di quei mestieri per cui continui sempre a lavorare, a fare e imparare. Bene, canzoni in particolare, non saprei… sai cosa rispondono quelli un po’ (sorride) …”L’ultima, quella che farò”… in realtà amo in particolare le canzoni nelle quali la gente si è immedesimata e che ha amato particolarmente. “Mi distruggerai” è fuori discussione, è talmente amata, che non posso non amarla. Farei un torto a tutta la gente che la ama. Fra l’altro è stato il mio primo vero scoglio importante che trovai facendo Notre Dame, perché fu la prima canzone che andai ad affrontare in sala di incisione e fu molto difficile. Io che di solito faccio le cose con una certa velocità, lì capii che cosa avevo di fronte perché non andava mai bene, e poi è andata benissimo! Però, hai capito? “Mi distruggerai” è proprio “BANG”, rappresenta tutto un mondo che è venuto dopo… poi Lucio Dalla. Devo dire però, che sì, ovviamente essendo il più amato, non posso che dare un piccolo vantaggio a Frollo.

Seminari, stage, work-shop, possono essere un tramite, un veicolo per inviare messaggi di sensibilizzazione verso quelle che sono le piaghe sociali come il bullismo, la droga…

Certo che sono un tramite! Anzi sono il tramite! Perché i ragazzi apprendono meglio se è piacevole il messaggio, se non è noioso, se non è ripetitivo e quindi attraverso una forma di comunicazione brillante i ragazzi apprendono, capiscono che cosa è ad esempio il bullismo, che cos’è la violenza sulle donne. Ci sono tantissimi temi molto caldi ed il teatro è quanto di più giusto come mezzo e quanto più lontano da queste brutture, quindi meglio di così…? Io ritengo che sia una cosa essenziale che i ragazzi si sensibilizzino, perché il rischio è l’indifferenza. Succede così tanto spesso, che ad un certo punto non ci fai più caso. E ogni situazione di stage è una situazione in cui i ragazzi approfondiscono, sono costretti a metterci il dito!

Grazie a Vittorio Matteucci per essere stato come sempre disponibile, ma soprattutto per dimostrarsi una persona umile nonostante la sua grandezza, una persona disposta ad ascoltare e consigliare mettendo al servizio altrui la sua competenza ed arte.

Su Silvana De Dominicis

Vice direttore di La Gazzetta dello Spettacolo, amante degli animali, la natura e la cucina veg. Umiltà e sensibilità sono nel contempo i miei pregi e difetti.

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