Andrea Roncato

Andrea Roncato: amo il mio lavoro, la mia famiglia e i miei animali

Andrea Roncato è parte di quell’importante vissuto di televisione italiana che è tutt’oggi vivo nella memoria di ognuno di noi. Da “L’allenatore nel pallone”, “Rimini, Rimini”, “Pompieri”, “Anni ’90”, sino al mito di “Don Tonino”, “Carabinieri” e moltissimi altri film e fiction di successo, come “Sotto il sole di Riccione” e SelfieMania, da questo 8 di ottobre al cinema. Un’intervista piacevole, ricca di significato, in cui si parla anche di progetti futuri, di buone speranze.

Andrea Roncato

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Andrea Roncato. Come procede il tuo vissuto?

Sto davvero bene!! Al di là della pandemia, del lockdown, ho vissuto serenamente questa situazione nella mia casa, insieme a mia moglie, ai miei animali. Ho risentito molto del fermo legato ai teatri, alle piazze, ma sono riuscito a concretizzare tre film al cinema e una serie in Francia, “Mitomane”, che andrà in onda su Netflix. Il primo film, “SelfieMania” è uscito alcuni giorni fa. Un lavoro ben fatto, nato dall’idea di una brava attrice e regista, Elisabetta Pellini. Una storia basata su una nuova condizione sociale legata a qualcosa che può o meno piacere, i selfie, appunto. Un lavoro strutturato su quattro episodi, girato in luoghi differenti nel mondo, in cui ho avuto il piacere di ritrovare la bravissima Milena Vukotic, che interpreta mia moglie. Prossimamente, tra l’altro, uscirà un film con Lino Banfi, “Vecchie canaglie”, per la regia di Chiara Sani e, infine, potrete vedermi in “Evelyne tra le nuvole”, per la regia di Anna Di Francisca. Dei lavori davvero belli, attualissimi, che vi consiglio di guardare.

Andrea Roncato e la passione per gli animali

A proposito di “SelfieMania”, nelle sale dall’8 ottobre. Cosa ne pensi dei social, di tutto ciò che oggi è tecnologia?

I social ormai fanno parte della nostra vita! Soltanto, non so quanto ci possa far bene, tutto questo. Un tempo, per forza di cose, dovevamo ricercare l’attenzione ai libri, andando a stimolare la nostra memoria. Il fatto di poter avere google sempre a nostra disposizione, ci aiuta poco. Il vantaggio è nel sapere, invece, le cose subito, il poter comunicare con amici di vecchia data, ma anche lì vi è una pecca, l’attacco da parte dei famosi “haters”, che si sentono in diritto di aggredire verbalmente una persona, nota o meno che sia. Un tempo, ricordo, era facilissimo dichiararsi viso a viso, stesso discorso per i legami tra amici. Si tende a perdere di vista la realtà, per via della smania di apparire, cambiando i propri connotati, perdendo di vista il bello. Si è portati all’esagerazione, allo sproposito e questo è di certo un male, oggi.

Hai vissuto tante vite e, in un certo senso, una buona fetta di pubblico è cresciuta con te, con il tuo indimenticabile “Don Tonino”, per citare un tuo grande successo, e non è di certo l’unico. Che ricordi hai di quel periodo, dei tuoi inizi?

Ho dei ricordi molto belli! La televisione, ai tempi, non aveva i problemi finanziari che ha adesso. Oggi, differentemente da allora, ci sono persone che pur di apparire sfruttano il momento, senza avere basi solide legate allo studio e subissando, di conseguenza, chi suda per guadagnare il suo giusto posto nell’ambito dello spettacolo. In quegli anni, quando ero nei panni di “Don Tonino”, si lavorava sul serio, con professionisti di un certo spessore. In televisione vi erano i varietà, costituiti da comici e reali cantanti. Si era importanti perché si portavano in scena esperienze forti, basate su doti attoriali giuste. I cinema e le discoteche, una volta, erano pieni di gente, diversamente oggi. La crisi ha ridimensionato ogni minima cosa, come gli investimenti legati a ciò che si era soliti utilizzare in uno spettacolo televisivo o teatrale.

C’è un personaggio, in particolare, che avresti voluto portare in scena?

Sono sempre stato un grande sostenitore di Gino Cervi, che un tempo portò in scena “Il Cardinale Lambertini”. Adoravo quel personaggio, il suo modo di pensare aperto, l’animo buono. Allo stesso tempo, avrei anche voluto interpretare Cyrano De Bergerac. Non ultimo, un mio progetto, basato sulla storia di un uomo che raccoglie cani randagi per strada. Adoro gli animali, anche se sono consapevole che lavorare con loro sia dispendioso e porti via molto tempo.

Chi è Andrea Roncato oggi?

Sono una persona normale, circondata da gente altrettanto normale. Amo il mio lavoro, la mia famiglia, i miei animali. Ho spesso affrontato ruoli da playboy, ma non sono affatto così. Nel mio piccolo, cerco di essere sempre di aiuto al prossimo, come è giusto che sia.

Quale messaggio vorresti lanciare ai giovani che cercano di farsi strada nell’ambito della recitazione?

Cercate di mostrare ciò che sapete fare, prima ancora di badare al vostro aspetto. Sarebbe un peccato dare via dei tesori che, probabilmente, nemmeno si pensa di poter avere e, invece, ci sono, basta soltanto saperli far fruttare.

Progetti futuri?

Prenderò parte, prossimamente, ad uno dei due film dei fratelli Manetti. Si tratta della saga legata a “Diabolik”, in cui mi presto ad una piccola partecipazione. Inoltre, come vi dicevo, avrete modo di vedermi in altri due film e nella serie francese per Netflix.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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