Pietro De Silva
Pietro De Silva

Pietro De Silva trionfa a Venezia con “La macchina delle immagini”

Incontriamo oggi Pietro De Silva, attore italiano che a Venezia78, ha trionfato con il film “La macchina delle immagini”.

Benvenuto Pietro De Silva su La Gazzetta dello Spettacolo, è davvero un piacere ma soprattutto un onore, intervistarla. Che emozione ha provato, nel ricevere il “Premio Vincenzo Crocitti International?

È un’emozione particolare … È stato un attore molto amato dal grande pubblico, soprattutto per la sua dolcezza e per la semplicità.

Ho avuto modo di conoscerlo sul set della serie televisiva targata Canale 5 “Carabinieri”, un attore sincero nell’animo, vero, genuino. Tutti lo ricorderanno anche nel film che “Il borghese piccolo piccolo”, pellicola del 1977, diretta da Mario Monicelli.

Vincenzo Crocitti, rientra in quella bella frangia di attori, cosiddetti “caratteristi”, come ad esempio, i mitici Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, lo straordinario Renzo Montagnani, ecc.

Questi sono attori, più che di serie A, in quanto godono di un’immensa intelligenza artistica, prendendo parte a progetti cinematografici e televisivi di alta qualità … Ricevere questo premio, da parte di Francesco Fiumarella e da parte di tutto il comitato organizzativo, è stato più che un onore.

Vincenzo Crocitti, per quel poco che l’ho conosciuto – purtroppo – era di una freschezza incredibile, di una modestia senza pari; qualità rare nel nostro ambiente. Molti, dopo il successo, si trasformano, diventano irriconoscibili, mentre lui è rimasto sempre lo stesso. Vincenzo Crocitti è una perla del cinema, peccato che ci ha lasciati troppo prematuramente.

Qual è un lavoro, o anche più i lavori, a cui è maggiormente legato della Sua brillante carriera?

In assoluto, “La vita è bella” di Roberto Benigni del ’97, che ha ottenuto un riconoscimento mondiale, ma oltre ai 3 Oscar ricevuti, questo film è conosciuto in ogni angolo della terra. Il mio personaggio era quello Bartolomeo, che si vede nella seconda parte della pellicola, quella piu’ triste, piu’ buia ma vera.

Più che un film, “La vita è bella” è un’opera di un’intuizione straordinaria perché far credere ad un bambino che una situazione del genere, sia un gioco per evitargli una sofferenza, è una commozione in divenire. Ho ancora il copione, che conservo gelosamente e, quando lo lessi per la prima volta, pensai dentro di me: “Ho un tesoro nelle mie mani”.

Ci sono altri lavori che ho adorato, come ad esempio “Non ti muovere” del 2004 di Sergio Castellitto con Penelope Cruz, che trovo ancora oggi sia un film formidabile. Il mio ruolo fu quello di Alfredo, un chirurgo che salvò la figlia dei protagonisti da un brutto incidente in motorino.

Ricordo con emozione “L’ora di religione” di Marco Bellocchio, “Anche Libero va bene” di Kim Rossi Stuart e, a livello televisivo, come non menzionare “Il capo dei capi” in cui ho interpretato il commissario Boris Giuliano che fu ucciso tragicamente dalla mafia. Vestire i panni del commissario Giuliano, è stato meraviglioso …  Mi sono sentito davvero accolto, in quanto diverso dall’originale, ma se la scelta è ricaduta su di me, non posso che ringraziare il regista Enzo Monteleone, per avermi fatto vivere questa esperienza.

Oltre alla Sua carriera di attore, è anche un bravissimo actor coach: che cosa Le piace vedere nei Suoi alunni e che cosa consiglia loro per diventare dei bravi attori?

Forse, sono una decina d’anni o poco più, che insegno in varie scuole di recitazione. Fra le prime, c’è la “Fonderia delle Arti”, prestigiosa scuola di Giampiero Ingrassia“il Laboratorio di Arti Sceniche” diretto da Massimiliano Bruno in cui insegno da ormai 5 anni: una scuola meravigliosa con insegnanti fantastici, per non parlare dello stesso Massimiliano che ha fatto due film meravigliosi: “Nessuno mi può giudicare” e “Beata ignoranza”.  Inoltre, collaboro anche con “La scuola teatrale della commedia all’italiana” di Luigi Pisani.

Per me è un privilegio, una fortuna, lavorare con questi ragazzi. Sono già notevolmente agevolato dal fatto che hanno un talento di fondo connaturato e ciò che dico sempre a loro e che non mi stancherò mai di dire, è questo: perseguite la qualità e non la quantità.

Come sosteneva il grande Eduardo De Filippo: gli esami non finiscono mai. Non bisogna mai avere la sensazione di “essere arrivati”.

Bisogna avere sempre la fame di imparare, una brillante curiosità, andare a teatro e osservare gli attori, rubando e osservando con attenzione, catturando il loro meglio.

In aggiunta, è auspicabile sia per i giovani che per i più grandi, crearsi una cultura cinematografica e teatrale. Essere attori, significa principalmente avere un background, un bagaglio intellettuale creativo.

Un’altra cosa importante, che consiglio soprattutto alla nuova generazione di attori, è quella di evitare imitazioni di modelli americani, come Al Pacino o Robert De Niro.

Pietro De Silva con il Premio Vincenzo Crocitti

Per certi versi per carità può andare anche bene, ma scopiazzare un genere può diventare anche inutile o talvolta irritante.

Invece, per ogni attore o anche per coloro che non lo sono, è necessario capirsi, osservarsi: tutti abbiamo delle particolarità, magari uno sguardo, un modo di muoversi … 

Bisogna far si che le nostre qualità, diventino i nostri grandi punti di forza.

Un attore che ha delle qualità artistiche ineguagliabili è Marcello Fonte che finalmente ha vinto un “David di Donatello” nel 2018 per il film “Dogman”. Un bravo attore, un grandissimo interprete.

Un’attrice che, recentemente, apprezzo molto è Alba Rohrwacher: è accattivante, ha un suo stile, diverso da quello che si vede nelle fiction televisive che, ovviamente, lascia il tempo che trova.

Che ricordo ha della Sua interpretazione all’interno del film “La vita è bella”?

Come avevo già ti avevo accennato, il mio personaggio nel film è stato quello di Bartolomeo, un deportato che stava nella camerata con Benigni e che scambiava con il protagonista, alcune battute nel secondo tempo del film.  Mi accorsi, fin da dubito, che il film era un capolavoro.

I ricordi sono tanti, soprattutto, la ricostruzione scenografica era talmente verosimile che ebbe sin dall’inizio, un impatto emotivo eccezionale su tutti noi.

La ricostruzione scenografica del lager, era situata in un’ex fabbrica abbandonata vicino alla Cascata delle Marmore, in una località che si chiama Papigno.  

La cornice scenografica fu curata nei minimi particolari e sul set, anche nei momenti di pausa, dimorava un religioso silenzio, come un rispetto per tutte le persone che avevano vissuto quei terribili momenti, un dramma così atroce.

Roberto, è una persona deliziosa dotato di un’umanità incredibile, di una disponibilità fuori dalla norma. E’ un regista e un attore attento e scrupoloso.

Ricordo con tanto affetto anche Giorgio Cantarini, che per essere all’epoca solo un bambino, riuscì a donare un’interpretazione commovente. De “La vita è bella”, ricordo ogni attimo, ogni sequenza. Ogni volta che lo riguardo, mi commuovo sempre, specialmente sul finale quando il bimbo, vedendo il carro armato, urla a gran voce: abbiamo vinto!

Prossimi progetti lavorativi che può’ anticiparci?

Ci sono diversi cortometraggi in uscita ad ottobre, un film per il cinema con Stefano Accorsi per la regia di Alberto Mascia e un’altra pellicola, per la regia di Roberto Marra e Giorgio Colangeli. Inoltre, aspetto con grande apprensione, già presentato a Venezia ottenendo un grande successo, una docufiction dell’Istituto luce di cui sono l’unico interprete protagonista, dal titolo “La macchina delle immagini di Alfredo C.”, diretta dal regista albanese Roland Sejko. Ad ottobre, i film in concorso presentati a Venezia, saranno proiettati a Roma mentre, nelle sale di tutta Italia il prossimo marzo. Non vedo l’ora di rivederlo!

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