Walter Melchionda in Un posto al Sole

Walter Melchionda: l’antipatico più simpatico di “UPAS”

Intervista a tu per tu con l’attore Walter Melchionda, noto ai più per il suo ruolo di Luigi Cotugno in “Un posto al Sole”.

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Siamo in compagnia di Walter Melchionda, conosciuto anche per essere l’avarissimo vigile Luigi Cotugno della soap “Un Posto al sole”. Un’intervista piacevole e simpatica nel corso della quale abbiamo conosciuto una persona gentile e generosa, che ha voluto parlarci a cuore aperto.

Bevenuto sul quotidiano “La Gazzetta dello Spettacolo” a Walter Melchionda. Come è nata la passione per la recitazione?
«La passione per la recitazione è nata in un secondo momento. Io in realtà nasco come musicista e cantante, sin da piccolo amavo suonare la chitarra ed il pianoforte, tanto da iscrivermi al conservatorio. Ho fatto quattro anni e poi decisi di fermarmi… ho sempre rimpianto questa scelta. Sono stato anche con un’orchestra come cantante solista per trent’anni, per ben trent’anni. Nel frattempo, contemporaneamente al conservatorio, studiavo presso l’Accademia Teatrale a Roma, dove mi sono formato come attore. Ho iniziato con una compagnia amatoriale e da lì poi pian piano, attraverso provini e qualche amicizia, sono riuscito ad arrivare a livelli più professionali».

Ti ricordi la prima volta sul set di “Un Posto al Sole”?
«Si certo, era il 2001. Ben venticinque anni fa, è stata la prima volta. Precedentemente ad “Un Posto al Sole”, però, collaboravo con Nino Frassica, perché studiando a Roma ebbi la fortuna di incontrarlo… e da lì è nato un bel rapporto. Gli ero molto simpatico, e gli piacevo anche dal punto di vista artistico. Dopo un po’ di tempo mi invitò a Roma, a Via Asiago, a partecipare al “Programmone” su Radio RAI2. Mi invitò a vivere questa esperienza senza dirmi niente, praticamente mi portò direttamente in trasmissione a mia insaputa. Una vera e propria sorpresa, tanto che dovetti improvvisare un po’ tutto. Fu una bellissima e simpaticissima esperienza. Ero insieme a Nino Frassica, a Franco Padda e Nathalie Guetta. Da quel momento è iniziato il rapporto lavorativo con lui, durato per molti anni. Dopo il “Programmone” infatti, mi portò a vivere il set di “Don Matteo”, ricoprendo il ruolo del Colonnello Iannelli in “Don Matteo 11. Successivamente feci una trasmissione su RAI1 che andava in onda alle 23.00, durante la quale si dovevano interpretavano vari personaggi che litigavano fra loro: c’era un attore che impersonificava Antonio Zequila ed un altro che interpretava Adriano Pappalardo, e si faceva la parodia della loro litigata. Noi interpretavamo tutti questi ruoli, eravamo in quattro e facemmo otto puntate. In seguito decisi di lasciare Roma e trasferirmi a Napoli. Frassica non avrebbe voluto, diceva che Roma dava più opportunità professionali rispetto la Campania. A Napoli, invece, ci sono rimasto… un po’ perché mi sono appassionato ad “Un posto al sole”, ed un po’ perché, essendo campano, sono legato alla mia terra. Io sono della provincia di Salerno, vengo da un piccolo paese di 3.500 abitanti. Il mio paese natale, per la precisione, è una frazione di Salerno che si chiama Castelluccio – Cosentino, che attualmente fa 80 abitanti. Si vive una tranquillità surreale e particolare. Come posso mi ritaglio del tempo libero e scappo là, me ne vado per vivere in una tranquillità unica.
Mi concentro di più anche nello studio, quando leggo i copioni… come raccolgo le idee lì, da nessuna parte mai. A Castelluccio sono molto legato, sono le mie origini. Io ho perso i genitori molto presto, erano giovani e di conseguenza lo ero anche io, essendo anche l’ultimo di nove figli. Mio padre era un impiegato delle ferrovie, morì a 65 anni. Dopo un po’ persi pure mia mamma; forse sarà stato il dispiacere, ebbe un infarto, un arresto cardiaco… ed io rimasi da solo. Certo, c’erano i miei fratelli e le mie sorelle, ma essendo già sposati erano più impegnati… con me rimase un solo fratello che, purtroppo, non stava tanto bene. Io l’ho accudito per tutto il tempo della malattia … poi ho perso pure lui. Sono molto orgoglioso della mia storia, vengo dal sacrificio, è come se avessi fatto una gavetta continua. Artisticamente sono contro le raccomandazioni, non mi sono mai affidato a nessuno, ho cercato sempre di affrontare le cose da solo. In tutti i provini che facevo mi bocciavano, o per un motivo o per un altro, oppure perché c’erano le agenzie di mezzo che proponevano altri personaggi. Io, però, alla fine di ogni provino, quando mi dicevano che non lo avevo superato, cercavo sempre di capire cosa non fosse andato bene. Cosa avevo fatto per essere stato “bocciato”?
Qualcuno rimaneva pure un po’ spiazzato dalle mie richieste. Io invece volevo capire, chiedevo con umiltà cosa non fosse andato bene al fine di migliorare. Per tutti i provini fatti e non passati, io chiedevo sempre, fino a quando un presidente di commissione mi chiese di aspettarlo perché voleva parlarmi. Mi disse che mi avrebbe tenuto in considerazione, che gli piacevo come lavoravo, ma che le cose talvolta andavano diversamente in quanto le agenzie, gli agenti, riuscivano a fare da mediatori nei vari casting. Io mi sono sempre proposto da solo. Non ho mai avuto un agente personale. Forse questo mi ha un po’ penalizzato. Al provino di “Un posto al sole” non so chi mi abbia scelto, so solo che è andato bene e che mi hanno preso. Il mio personaggio, Luigi Cotugno, nonostante il suo ruolo da antipatico risulta essere simpatico. La gente, spesso, mi ferma per strada “accusandomi” di trattare male Alfredo, il mio maggiordomo nella finzione.
In realtà io e Mario Bolzano (l’attore che lo interpreta) siamo molto amici. Sul set è nata davvero una bella e sana amicizia».

Quanto si avvicina Walter a Luigi?
«Poco, forse niente, sono tutto l’opposto. Io non sono tirchio, anzi sono solo uno con le mani bucate. Ho sempre condiviso tutto quello che avevo. Insomma, mi ritengo un generoso soprattutto con chi ne ha bisogno. Sono sempre vicino ai più deboli, anche perché vengo dai “deboli”, quindi capisco bene chi ha problemi, chi ha esigenze, e come posso sono vicino a loro».

C’è un personaggio che ti piacerebbe interpretare in una fiction?
«Ti devo dire la verità, il personaggio che più mi piacerebbe interpretare è la figura del sacerdote. Lo proposi anche quando venni scelto in “Posto al Sole”, senza seguito. Questa figura mi ha sempre affascinato, sono molto credente, ho molta fede… molta fede. Quando morì mia mamma, mi distaccai completamente dalla chiesa. Ero proprio arrabbiato. Invece un giorno… precisamente il giorno del Corpus Domini, nel corso di una processione con il Santissimo, il sacerdote si fermò davanti casa mia senza parlare, senza dire nulla. Così, di punto in bianco, girò il Santissimo verso di me. Io da quel momento mi legai inesorabilmente alla chiesa; insomma, sono ritornato sui miei passi. Iniziai così a fare e vivere un discorso tutto diverso. Mia madre non avrebbe mai voluto vedermi sbandato, ed infelice. Avrebbe voluto vedermi sorridente, avrebbe voluto vedermi studiare… dovevo vivere. Da quel momento la mia vita cambiò totalmente. È come se avessi ricevuto un segnale».

Qual è il complimento più bello che hai ricevuto, quello che ti ha dato soddisfazione?
«I complimenti più belli sono proprio quelli che mi fanno le persone che mi riconoscono, una conferma che ce l’ho fatta da solo. Non devo ringraziare nessuno e sono arrivato dove sono con le mie forze. Non mi reputo un grande attore, però sono soddisfatto del mio percorso. Insomma sono arrivato in televisione, sulla Rai. Mi sento davvero gratificato».

C’è un momento in cui hai vissuto una grande emozione sul set?
«L’emozione l’ho vissuta con Giorgia, quando lei ha partecipato ad una puntata come guest-star. Recitare con lei è stata una grande emozione, veramente!».

Walter Melchionda nei panni di Luigi Cotugno con Giorgia
Walter Melchionda nei panni di Luigi Cotugno con Giorgia

Un difetto che hai però che vorresti tanto non avere?
«Avevo un grande difetto: mi piaceva giocare. Fortunatamente non gioco più. Ho superato anche questo grande scoglio. Dopo che morì mia mamma, caddi nel vortice del gioco. Stavo intraprendendo una brutta strada, mi sentivo perso. Mi era crollato il mondo addosso, perché non mi aspettavo che avrei perso pure lei. Era il mio tutto, ero molto legato a lei. Ho vissuto 5-6 mesi di sbando totale. Mi rifugiavo nella solitudine, volevo stare solo… per fortuna è solo un lontano ricordo».

Walter, per concludere ti chiedo: qual è il segreto, la ricetta di lunga vita di “Un Posto al Sole”?
«Io credo che piace tanto perché tratta tematiche reali, attuali. La quotidianità delle persone. La chiave vincente è questa: abbracciare tematiche per sensibilizzare e far toccare con mano storie che un po’ si rivivono nella vita di tutti i giorni… e poi perché è girata a Napoli. La soap, tra le altre cose, è seguita anche all’estero, e molti campani che si sono trasferiti fuori, vedendo le bellissime immagini della città partenopea, rivivono attimi di nostalgia e del passato».

Grazie a Walter Melchionda, una persona ben lontana dal suo personaggio. Gentile e disponibile a cui auguriamo di realizzare il suo sogno: che possa diventare sacerdote in una prossima fiction!

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